49. 𝑁𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑒, 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑠𝑝𝑒𝑧𝑧𝑎

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Quando eravamo andate via dalla spiaggia, Nora aveva avuto una delle sue incredibili, quanto fuori linea, idee

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Quando eravamo andate via dalla spiaggia, Nora aveva avuto una delle sue incredibili, quanto fuori linea, idee.

Ci aveva organizzato un appuntamento a quattro con i ragazzi italiani. Aveva detto semplicemente
«Devi imparare a divertirti Arya Duganfort, New Orleans è la città della vita. Goditela!»
Eravamo arrivate fino ai confini della città, a casa sua. Una semplice villetta a schiera con i mattoni rossi. Con una veranda ghermita di fiori e piante.
Ci eravamo avvicinate alle scale per poi fermarci come due statuine ai piedi di quest'ultima. Era un porticato luminoso. Sembrava di stare in un film degli anni settanta. Molto caratteristico, poco vistoso, ma che regalava colore alla monotonia di quelle villette che avevamo superato per entrare nel suo quartiere.

Guardai in giro curiosa di scoprire come fosse possibile che una donna dall'enorme fortuna potesse vivere con così umiltà.

«Tua mamma ha il pollice verde, io a stento riuscirei a tenere in vita una piantina grassa, figuriamoci così tante piante» dissi confessando di avere il pollice nero«mi domando perché abbia scelto una casa così umile essendo una donna così importante» mi sedetti sulle scale aspettando che facesse lo stesso anche lei.
«Ha il pollice verde sicuramente come il tuo. Sono io che me ne occupo da quando avevo dodici anni, lei non ha mai avuto tempo neanche di stare con me, figurati se si mette a curare le piante come una normale donna comune» era orgogliosa di quello che aveva imparato da sola. Aveva eluso la realtà dei ricchi «mamma voleva che io e mio fratello vivessimo una vita normale, non voleva fossimo come gli altri» si era seduta, e di abitudine rimarco la sua solita posizione con le gambe ben strette al petto «parlando di persone ricche, com'era la vita prima di Jordan?»
«Cosa c'entra Jordan con le piante?» scoppiai a ridere per la facilità con il quale cambiava argomento e di volta in volta si aspettava sempre che tutti le stessero dietro.
«È un Cephalotus»
«Un che?»
«Una pianta carnivora. Quello ti mangia viva dentro, dai com'era?»
Non era difficile risponderle. Potevo raccontale di come passavo le giornate al liceo, di quanto tempo passassi con Demi al ristorante di Bell. Potevo raccontarle tantissime cose, ma mi limitai a guardarla fissa negli occhi.
«Era tutto più semplice. Tutto normale. Non c'era nessun dramma se non i classici adolescenziali. Niente di così contorto come quello che ho vissuto qui a New Orleans» le passai il braccio nell'incavo del suo e lo strinsi appoggiandoci la testa.

𝐺𝑜𝑜𝑑 𝑡h𝑖𝑛𝑔𝑠 𝑁𝑒𝑣𝑒𝑟 𝐻𝑎𝑝𝑝𝑒𝑛- 𝐽𝑜𝑟𝑑𝑎𝑛 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora