1983: Sempre in mezzo!

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T/N sbadigliò: non solo perché pensava che il film scelto dal buon vecchio Xavier fosse noioso, ma anche per la stanchezza che si portava addosso avendo sempre da fare. Non era facile essere un'insegnante, un membro degli X-Men, un'amica e una sorella a tempo pieno; tutti richiedevano un attimo di pausa e la snodabile non ne aveva mai a disposizione, aveva sempre qualcos'altro da fare.

«Sonno?» chiese Peter, ricevendo come risposta un accenno di testa.
«Credo che potrei addormentarmi da un momento all'altro» confessò lei, accennando un sorriso con la bocca chiusa. Lui aprì le braccia, «Il mio petto è tutto per te». La mora ridacchiò trovando il gesto buffo, quel ragazzone non sarebbe cambiato mai. Anche a trent'anni avrebbe fatto il ragazzino.
Ma, alla fine, quando hai vent'anni non pensi al matrimonio. A vent'anni ti senti ancora un po' adolescente e cerchi di prolungare quegli anni che ormai sono andati via col passare dei giorni.
«Ne sono certa» sorrise ancora la più piccola.

Peter non si dava pace sul perché una smorfia così semplice sul viso di lei gli accendeva qualcosa così forte dentro lo stomaco. Sentiva tutto ruotare nella pancia, e forse un po' gli bruciava; ma non aveva importanza, perché la causa di quel bruciore, di quel quasi "voltastomaco" - non nel senso che gli faceva schifo, ma che gli faceva ruotare lo stomaco - era la McCoy affianco a lui e il grigio avrebbe dato di tutto per lei e per assicurarsi che sarebbe stata sempre così sorridente e mai mangiata dalla sua avidità.

Un'eterna insoddisfatta, questo era. Già il fatto che andasse d'accordo con Magneto parlava lungo: un genio così grande costretto da sé a vivere ai limiti della perfezione, sentendo di doverla raggiungere a tutti i costi.
Era normale avesse sonno dopo tutti quegli sforzi. Vivere portandosi all'apice stanca.

Peter morse l'interno guancia, grattandosi la nuca. I suoi capelli stavano crescendo, chissà come se la cavava sua sorella. Perché gli animali non parlano? L'unicità dei momenti lascia a bocca aperta.
La mente del grigio fu attraversata in pochi secondi da un mare di cose che gli fece dimenticare che la più piccola aveva, ormai, appoggiato la testa sulla sua spalla e chiuso gli occhi.
Se ne accorse una seconda volta (perché alla prima non ci aveva dato peso) e la scosse, «Non dormire! Il Professore si arrabbierà» sussurrò lui.
Tra un verso incomprensibile e l'altro, T/N mormorò: «Per me il Professore può anche andarsi fott .. » non finì la frase che l'altro le coprì la bocca con la mano.

Sembravano due bambini.
Forse è questo il bello dell'amore: inizialmente pensi di conoscere tutto, ma in realtà non sai niente e ti ritrovi come un bambino a scoprire, meravigliarti e a comportarti istintivamente guidato dalla gioia dell'amore.
Finché non finisce.
Ma quindi, mi chiedo ancora: l'amore ha una fine? L'amore davvero, quello vero che si vede tanto nelle commedie romantiche e strappalacrime. L'amore ha una fine? E forse non ce l'ha, forse quando ami per davvero amerai per sempre. Forse muterà, ma l'amerai e l'avrai amato. E Peter a guardarla tremerà ancora tra trent'anni, il suo stomaco brucerà e le farfalle usciranno dal loro bozzolo.
Perché l'amore è questo, muta e matura, ma non finisce mai.

Il film andò avanti e ci furono poche interazioni tra i due mutanti. T/N fu presa dal film e Peter dal guardare la mora. Averla così vicino gli sembrava surreale, nonostante abitassero nello stesso edificio e si vedessero tutti i giorni.
La frangetta le stava crescendo e presto si sarebbe divisa in due ciuffi, le sue ciglia erano definite e voluminose e valorizzavano l'azzurro dei suoi occhi, quell'azzurro in cui Peter si sarebbe perso volentieri per sempre. Ma tutti i momenti devono finire.

«Booya! Come butta, ragazzi?» fu l'esclamazione proveniente da dietro le loro spalle che disturbò quell'attimo di pace. Si girarono, ritrovandosi Nick il diciannovenne - e forse un po' troppo brillo per l'età che aveva.
«Ni'?» fece T/N, squadrando dalla testa ai piedi il castano. «Bellezza» rispose lui con non chalance, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
Certo, si deve dire che il sorriso di quel ragazzo era ipnotizzante e Peter se n'era reso conto di quanto lo fosse.
«Nick» fece questa volta il grigio con fare scocciato, ricevendo come risposta un "Maximoff!" ignaro del fastidio che l'altro provasse con sua presenza.

Già l'ho spiegato? Lo vedeva come una minaccia, poteva soffiargli T/N da un attimo all'altro, e ci sarebbe riuscito se non fosse stato attento. Dopotutto, a causa sua non avevano parlato per giorni.

Guardò T/N mentre lei intratteneva una stupida conversazione con Nick: si accorse di quanto fosse puro il suo animo, di quant'ingenuità ci fosse sotto quella maschera. Quanto lei avesse voluto solo un'infanzia felice e quanto cercasse l'approvazione altrui.
In quell'attimo si rese conto di quanto fosse innocente e sensibile, di quanto i suoi occhi azzurri parlassero per lei.
In quel frangente di secondo Peter scoprì una T/N che non ancora conosceva, ma che avrebbe presto scoperto.

UNA TIPICA STORIA SU PETER MAXIMOFFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora