1983: Pensi che lo sappia?

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Il problema di quel ragazzino, Nick, era che in pochi giorni si era fatto riconoscere da tutta la scuola, e non a tutti stava a genio

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Il problema di quel ragazzino, Nick, era che in pochi giorni si era fatto riconoscere da tutta la scuola, e non a tutti stava a genio. In più, si era avvicinato alla McCoy. Manco fosse l'ultima ragazza sulla Terra, per dire.
Si era avvicinato così tanto, che la cosa iniziava ad infastidire Peter, che ormai sperava di non doversi più ingelosire. Un ragazzo da un ego così grande come il grigio era geloso di uno di circa cinque anni più piccolo di lui - sembra una barzelletta.

Peter si era trovato a sfogarsi con Raven ad Hank nel laboratorio di quest'ultimo. Probabilmente aveva interrotto i due da una sfrenata sessione di limoni e toccatine, lo aveva capito dai capelli scompigliati e le facce impallidite al suo arrivo.

«Non darci peso, è appena arrivato. — ripeteva la bionda — Si staccherà subito, il tempo di inserirsi.»

E Peter voleva anche credere alla saggia Raven Darkhölme, ma in poco tempo Nick era riuscito a conquistare i cuori degli studenti. Non gli serviva più T/N come supporto.

Eppure, nonostante le mille amicizie costruite in una settimana, ronzava sempre intorno alla mora che, in un modo nell'altro, provava ad avvicinarsi a Peter.

Da quel due giugno avevano avuto poche conversazioni, molte delle quali interrotte dallo stesso castano: non voglio farvi odiare Nickolas, è un bravo ragazzo ed è di bella presenza. Dovrebbe starvi simpatico, piuttosto.

Non li separava intenzionalmente, sebbene l'avesse fatto così tante volte che Peter era stufo di non poter trascorrere del tempo con la sua cara amica - gli alunni si erano accorti della lontananza, iniziando a pensare si fossero lasciati.
Se solo avessero saputo che non c'era nessuna relazione di mezzo, niente, zero, nada, nessun bacio, nemmeno un sentimento ammesso, zero dichiarazioni, vuoto.

«Lo capisci, Scott? Quel ragazzo mi sta altamente sulla palle!» esclamò Peter, camminando avanti e indietro nella camera del moro.

«Ci dev'essere un motivo sensato per il quale ti dia così fastidio. — mormorò Ciclope, guardando il pavimento. — A me sembra uno a posto» affermò infine, alzando lo sguardo per incontrare gli marrone scuro dell'argento.
«Il problema è proprio che ti sembra un tipo a posto! — esclamò Peter, fermandosi dinanzi al giovanissimo. — Ha quel non so che di fastidioso, sta sempre in mezzo! È un dito in culo, cazzo! Non ho potuto parlarle per nemmeno cinque minuti nel giro di una settimana!» continuò ad esclamare, mordendosi il labbro inferiore alla fine, come per fermare quella pioggia di parole che, piano piano, stava uscendo dalla sua bocca.

«Peter, anche tu sei un dito in culo. Sicuro che non ti dia fastidio perché è troppo simile a te?» ragionò Scott, inclinando la testa leggermente verso sinistra, osservando il volto del grigio che, intanto, era rimasto pietrificato dall'affermazione dell'amico.

«No! — continuò ad esclamare — Non è per questo! Prima io e lei stavamo nottate assieme, mi ha portato un mazzo di rose quando stavamo litigati ed ora non posso nemmeno più parlarle a causa di uno che è qui da una settimana?!»

UNA TIPICA STORIA SU PETER MAXIMOFFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora