1983: Minima possibilità

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Se un giorno dovessi parlare personalmente con il Peter di questo universo di cui vi sto raccontando da un po', gli direi in modo sincero, schietto e un tantino crudele che chiedere consigli d'amore a Scott Summers non è la scelta giusta

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Se un giorno dovessi parlare personalmente con il Peter di questo universo di cui vi sto raccontando da un po', gli direi in modo sincero, schietto e un tantino crudele che chiedere consigli d'amore a Scott Summers non è la scelta giusta.

Però era il suo migliore amico, come potrei mai dirgli di chiedere a Jean e non a lui?

«Il tuo problema è che odi tutto quello che fai e questo ti porta un senso di colpa disperato. Fingi che non sia così, ma io e te conosciamo la verità» mormorò T/N allo specchio di camera sua, indicandosi con l'indice e guardandosi. Cercava, irrimediabilmente, di riuscire a risollevarsi e a costruire quella sicurezza che fingeva d'avere.

L'essere umano è spregevole, nonostante questo carismatico e sicuro di sé; lei non era un essere umano, era molto di più, eppure irrefrenabilmente cresceva in sé un senso di inferiorità verso la società, uno di quelli che portano a non fare più nulla per migliorarsi sotto quell'aspetto.

Il vestito bianco latte presentava due maniche a sbuffo e una cerniera sulla schiena che, grazie alla propria mutazione, riuscì a maneggiare facilmente.

Voi donne siete traditrici di voi stesse: vi amate, o almeno sembra voi lo facciate, finché non scoppiate in un piano sfrenato che vi etichetta con la parola "ipocrita". Fingete di guardarvi le spalle una con l'altra, quando dovreste guardarvi le spalle l'una dall'altra.
In senso non figurato, T/N poteva farlo, poteva guardarsi le spalle dalle altre, ma anche se lo avesse fatto, era cosciente che doveva guardarsi le spalle solo da se stessa.

Voi uomini siete traditori di voi stessi: vi amate, o almeno sembra voi lo facciate, finché non scoppiate in un pianto sfrenato che vi etichetta con la parola "ipocrita". Fingete di guardarvi le spalle uno con l'altro, quando dovreste guardarvi le spalle uno dall'altro.
In senso non figurato, Nick non poteva farlo. Non era elastico e, in senso figurato dell'espressione "guardarsi le spalle", non s'aspettava di certo che qualcuno potesse pugnalarlo in qualsiasi modo esistente. Era cosciente che se avesse dovuto guardarsi le spalle dopo una pugnalata, avrebbe finto di aver perdonato chi l'aveva ferito in precedenza per non essere visto come il diciannovenne rancoroso che, in fondo al suo cuore, era.

Voi esseri umani e mutanti siete traditori di voi stessi: amate la vostra persona e amate il prossimo, o almeno sembra voi lo facciate, finché non scoppiate in un pianto sfrenato che vi etichetta con la parola "ipocrita".
Fingete di guardarvi le spalle uno con l'altro, quando dovreste guardarvi le spalle uno dall'altro, perché ogni individuo è fatto così: non ripone fiducia e non ottiene fiducia.
Se pensi sia il contrario, aspetta di crescere e venir pugnalato da chiunque, partendo dagli sconosciuti, ai conoscenti, agli amici, migliori amici, fino alla famiglia.

Sii cortese con tutti, sii il migliore, ma non scivolare nell'ipocrisia. Se è necessario, fingiti ingenuo, ma dacci un taglio quando lo stai divenendo per davvero.
Non sai mai cosa aspettarti, l'essere è spietato.

Non ripudiare la tua reale natura perché poi impazzirai, non mostrarla tutta perché poi impazzirai.

Cosa dobbiamo fare, quindi?

«Sto bene così?» chiese Peter guardandosi nello specchio del bagno della camera di Scott, aggiustandosi la maglietta. Uscì dalla piccola stanza, mostrando con un sorriso fiero il suo outfit all'amico.

«Sincero?»
«Sincero

«Normale» rispose il moro, steso sul proprio letto con le braccia a mantenergli la testa.

«Normale? Solo normale?» esclamò Peter, non trovando cosa ci fosse di "normale" nel suo look.
«, è la solita maglietta a mezze maniche con una stampa leggermente andata, la tipica maglietta da Quicksilver. Mettiti una camicia se vuoi fare bella figura davanti a McCoy» ridacchiò Scott, indicando l'armadio. Il grigio sbuffò, avviandosi a passo scocciato verso il guardaroba; l'aprì, esaminando il suo interno, passando il suo sguardo da jeans a t-shits, da t-shirts a giubbotti, da giubbotti a camicie.
Ne prese una bianca, si può dire "la prima scelta tra le camicie per i maschi", l'osservò e si arrese al pensiero di doversi cambiare.

L'indossò non facendo passare nemmeno un mezzo secondo - o meglio, Scott lo ritrovò con la camicia addosso in un battibaleno -. «Come sto?» chiese il velocista, ricevendo un'occhiata rapida dall'altro che rispose facendogli un pollice in su.

Charles guardava entusiasta il film, sorridendo a più non posso cosciente di aver permesso una serata d'intrattenimento all'aperto. Gli studenti c'erano quasi tutti, chiacchieravano tra loro, guardavano lo schermo, c'era persino chi dormiva, ma a Charles non importava assai di quanto la loro attenzione fosse stata catturata dalla pellicola: quel momento lì tutti insieme era importante, la compagnia lo era. Non cosa stavano facendo, ma quell'esatto istante che, inconsapevolmente, era gioioso e pacifico.
Calmo e divertente.
Un mix tra tranquillità, dolcezza e casino, ma quest'ultimo passava in secondo piano.

Nonostante le centinaia di voci che Charles sentiva nella propria testa, quel momento era perfetto così e lo sarebbe rimasto per sempre.
Sarebbe rimasto per sempre custodito in lui.

Peter non sedeva insieme a Scott e Jean, era all'in piedi dietro a tutti a ridacchiare per le deficienti battute del film e per quelle che gli venivano spontaneamente in mente. Era in piedi, teneva una bottiglia di vetro contenente birra in mano e quasi era fiero della "sua" camicia.

«Peter, cosa ci fai tutto solo?» mormorò T/N, raggiungendo il grigio da dietro. Lui si girò verso di lei, aprendo leggermente la bocca per dire qualcosa, ma le parole uscirono dopo qualche secondo da quando aveva aperto le labbra. «Ti aspettavo» rispose, facendo sorridere l'altra. «Eccomi allora» la mora si sedette a terra con le gambe incrociate, aggiustandosi per non far uscire l'intimo allo scoperto. Peter l'affiancò con lo stomaco in subbuglio, se qualcuno gli avesse chiesto di mangiare avrebbe vomitato al solo pensiero del cibo.

«Quindi .. ti piace il bianco?» si era creato un "silenzio" - per così dire - tra i due, un silenzio imbarazzato di due persone che non sapevano che dirsi. Così, Peter le chiese se le piacesse il bianco,
poiché il suo vestito era .. bianco.

«C'è questa possibilità. — lei accennò un sorriso — Minima, ma esiste. A te piace l'argento?» lo provocò, guardandolo e sorridendo a trentadue denti. Lui sorrise di rimando, non perché lei avesse detto qualcosa di simpatico, assolutamente no, ma perché il suo sorriso lo faceva sorridere.
Lo rendeva felice, inevitabilmente.

«C'è questa possibilità» mormorò lui ancora sorridente.

Oh Peter, Peter, ma che cosa ti ha fatto?

UNA TIPICA STORIA SU PETER MAXIMOFFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora