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24 Aprile

È sabato, Simone non riceve minacce da sette giorni ed inizia a pensare che l'assunzione di Manuel sia stata una decisione avventata. Gli sembra di aver acquisito un coinquilino più che un bodyguard.

Forse proprio a causa di questa apparente tranquillità, quella sera decide di voler uscire. È da giorni ormai che non va in palestra, esce di casa solo per andare a lavoro ed è costantemente sorvegliato da Manuel. Vorrebbe almeno un'ora di libertà, di svago.

Inizia a prepararsi e Manuel si accorge dei suoi movimenti solo quando è vestito di tutto punto e lui è ormai in pigiama.

«Scusa che staresti a fà?» chiede, corrucciato, poggiato allo stipite della porta della sua stanza.

Simone scrolla le spalle, «esco» afferma.

In una frazione di secondo si ritrova una mano di Manuel al centro della fronte. «C-che fai?» chiede, un po' destabilizzato a causa di quel contatto.

«Controllo se scotti e quindi c'hai la febbre e stai delirando o t'è partita solo la brocca»

Che? «Che?»

Non capisce, davvero.

«Simone, tu mi paghi per essere la tua guardia del corpo, ti ricordi, si?» domanda Manuel, inclinando il capo in un modo che in un'altra circostanza Simone troverebbe adorabile.

«Eh» borbotta soltanto, in risposta, guardando altrove fuorché di fronte a sé.

«E questo significa che io dovrei stà appiccicato al corpo tuo, quindi dove pensi di andare senza di me, scusa?»

Riderebbe Simone, se non fosse che la sola idea di dover uscire accompagnato anche per "divertirsi" lo deprime e non poco.

«Allora?» ribatte, senza esternare i suoi sentimenti, incrociando le braccia al petto.

«Allora o te rimetti il pigiama e torni di là, o vengo con te» spiega Manuel, tranquillo.

E Simone sembra un bambino quando «non posso andare solo io?» chiede, mettendo su anche un broncio che fa sciogliere una parte di Manuel.

Manuel che però scuote il capo, dando ascolto all'altra parte, quella razionale, quella che è lì per lavorare, per proteggere Simone Balestra, non Simone e basta.

«Non se ne parla Balestra» precisa.

«Non mi chiamare Balestra» sbuffa Simone, alzando gli occhi al cielo.

Vorrebbe semplicemente avere indietro la sua vita, poter uscire di casa senza il terrore che qualcuno provi ad assalirlo prenda il sopravvento, poter liberamente andare in palestra senza un costante stato di apprensione ad opprimerlo e, quella sera, vorrebbe semplicemente uscire a bere, per rilassarsi, per dimenticare il lavoro almeno per un po', è sabato dopotutto.

«Va bene tesoro, allora andiamo insieme» ribatte Manuel, per schernirlo, con una risata a metà tra l'amaro ed il divertito, ed un'enfasi su quel tesoro che fa sentire a Simone una miriade di sensazioni diverse, una più strana della precedente.

«Tu con me?» chiede soltanto, sgranando gli occhi.

«Eh, io con te, aspetta che me vesto però, in pigiama non sarei molto minaccioso» afferma Manuel, prima di avviarsi verso il bagno.

Poi Simone lo vede ritornare, dopo qualche secondo, si vede un dito puntato all'altezza del naso ed un «non provare a scappà che poi te meno quando te ritrovo eh» che lo fa sinceramente ridere.

«Non scappo, non scappo» promette, ridacchiando, sedendosi sul suo divano di pelle marrone.

Circa quaranta minuti più tardi, sono seduti al bancone del bar che Simone è solito frequentare quando vuole semplicemente svagarsi.

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