𝙘𝙝𝙖𝙥𝙩𝙚𝙧 𝙩𝙬𝙚𝙣𝙩𝙮 - 𝙞'𝙡𝙡 𝙗𝙚 𝙬𝙞𝙩𝙝 𝙮𝙤𝙪 𝙛𝙧𝙤𝙢 𝙙𝙪𝙨𝙠 𝙩𝙞𝙡𝙡 𝙙𝙖𝙬𝙣

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ZHELANIE'S POV:

È stata Wanda Pearson ad avvertirmi, a dirmi che i miei amici sarebbero arrivati a Roma nel giro di pochi giorni. Sperava di potermi incutere paura, che credessi potesse far loro del male  ...  non sapendo che in un'informazione come questa avrei trovato la forza per mettere il punto ed aprire un nuovo capitolo, quello in cui saranno i responsabili a subire le conseguenze ed io deciderò chi potrà sopravvivere.
Ed ho già deciso  ...  venti anni fa.

Le pillole che ho tenuto al di sotto della lingua dal giorno in cui ho avuto la certezza che la scatola fosse tra le mani di Steve, adesso sono polvere sul pavimento. Vedo la Pearson darsi alla fuga, ma non le do scampo quando riesco a chiuderle la porta davanti ai suoi occhi. Mi libero dalla prigionia delle catene che si staccano dal soffitto, facendo venir giù grandi massi che colpiscono una delle guardie. A finire l'uomo sono io, che con un solo movimento impercettibile della mano faccio esplodere ogni organo presente nel suo corpo. Il sangue gli sgorga da ogni foro, riempendo presto il pavimento sul quale esso ricade a peso morto. Gli altri due provano a scappare, ma a loro decido di riservare una fine speciale  ...  i loro piedi si sollevano dal pavimento con una lentezza esasperante, lasciando incerto il momento in cui le loro esistenze giungeranno al termine, e quando lo ritengo opportuno  ...  spezzo loro le ossa, partendo dalle gambe e finendo con il collo. Una morte lenta, sofferente, che ripaga le atrocità alle quali mi hanno costretta per mesi.

Mi avvicino al vetro lentamente, dovendo fare i conti con le espressioni orripilate dei miei amici  ...  con quella di Steve, che non rivede in me la donna che ama.
Ha paura  ...  ed ha ragione.

Poso prima una mano sulla grande lastra, poi l'altra, ne osservo i fiochi riflessi del mio volto deturpato  

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Poso prima una mano sulla grande lastra, poi l'altra, ne osservo i fiochi riflessi del mio volto deturpato  ...  quella non sono io. Non ho più capelli, non ho più carne sul viso  ...  non ho neanche vagamente l'aspetto di un essere umano.
Carezzo il riflesso della mia guancia ed una lacrima mi solca l'incarnato pallido, finendo sui vestiti sporchi e logorati.
Il vetro comincia a creparsi nel medesimo punto in cui la lacrima si dissolve nell'aria, creando una serie di spaccature. Man mano che queste generano altre più grandi, il loro rumore diventa udibile  ...  fino a quando non esplode.

La pressione dell'esplosione butta giù la porta, permettendo alla Pearson e ad alcuni dei suoi uomini di scappare, tutti tranne uno, sul quale non tardo a mettervi le mani. Lo faccio cadere, poi lo sbatto sulle due mura parallele alternandomi tra l'una e l'altra a mio piacimento. Steve mi chiama, prova a far leva sul mio lato umano  ...  ma questa gente ne ha avvelenato ogni briciolo. Sul pavimento schizzano macchie di sangue che sgocciolano dall'uomo malridotto ed esse si espandono ad ogni urto, fino a quando non decido di porre fine alle sue pene. Lo schiaccio così al soffitto, facendolo ricadere inerme verso il basso. L'impatto, inoltre, gli porta via un braccio. L'inconfondibile scricchiolio degli arti che si spezzano rimbomba nella stanza  ...  è musica per le orecchie di chi ha smesso di farsi dire ciò che deve o non deve fare.

the anagram of rozeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora