8) FIRMAMENTO

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«L'Orsa Maggiore è quella là», mi indicò Alberto quella sera, additando verso un punto indefinito a Nord-Est.

«È... magnifico», rantolai, incapace di aggiungere alcunché. Lo spettacolo che mi si poneva dinnanzi non poteva essere definito diversamente; mentre ero comodamente appoggiata alla ringhiera del balcone, a luci spente, milioni di piccoli puntini luminosi abitavano il cielo, governati da una suprema e perfetta circonferenza maggiore, irraggiante fredda luce glaciale, circondata da un'aura di soave solennità. Tutte le stelle parevano ubbidire inflessibilmente alle volontà di quella sfera prorompente e imperiosa. Tutte tranne una. Indicando un puntino più luminoso, piuttosto riconoscibile fra gli altri, che si contraddistingueva non solo per la sua luminosità e grandezza bensì anche per la posizione perfettamente a Nord che occupava, quasi sopra le nostre teste, come fosse stata tracciata una linea netta per collegarla a noi, domandai: «E quella cos'è?». Alberto sorrise mesto, e, fissandomi di sbieco, replicò, compiaciuto dalla mia domanda: «Quella è la Stella Polare. Indica il perfetto Nord e in questo momento è allo zenit, ossia è ad esattamente 90° rispetto a noi. Per orientarsi nel cielo, è necessario individuarla, poiché da essa si possono riconoscere le costellazioni circostanti, e ti può aiutare a individuare i punti cardinali in base alla tua posizione». Riflettei sulle sue parole, cogitabonda.

«E se non la trovo?».

«Non è difficile, è sempre a Nord».

«Io non mi ricordo sempre qual è il Nord, però posso cercare la stella più luminosa», azzardai incerta. Sorridendo ancora una volta flebilmente, probabilmente intenerito, Alberto scosse lievemente la testa, correggendomi: «No, Monica, la Stella Polare non è la più luminosa nel cielo. Ha due nuclei, lo sapevi? Però non è la più luminosa. Ad esempio, quella lì», indicò un altro puntino quasi abbagliante, «ecco, quella è la stella in assoluto più luminosa, e si chiama Sirio. L'agglomerato di stelle che vedi in quella direzione forma la costellazione del Cane Maggiore», spiegò. Riflettei un attimo sulle sue parole, poi osservai: «A me non sembra tanto un cane, però, sai?». Alberto rise di gusto, sinceramente divertito dalle mie parole, poi scrollò le spalle.

«Era fra le 48 costellazioni elencate da Tolomeo, quindi dovresti chiedere a lui il perché di questo nome», sentenziò. «Però ha una storia, se vuoi te la racconto», propose. Io annuii, incuriosita.

«Devi sapere che ogni singola costellazione del Firmamento ha una storia, perché l'uomo si è sempre divertito ad attribuire significati e risposte a ciò che è a noi assolutamente incomprensibile. L'uomo vuole avere il controllo su tutto, persino sulle stelle», esordì, fissandomi negli occhi. Quello sguardo cupo mi mise per un attimo in soggezione, come se quegli occhietti vivaci e arguti volessero parlare, esortarmi a comprendere un messaggio nascosto dalle sue parole, velato dall'impossibilità di affermarsi espressamente. L'intensità del suo sguardo mi travolse e mi fece vacillare, fui sul punto di interrogarlo al riguardo, stavo per spalancare d'impulso la bocca, quando riprese: «Secondo le antiche leggende, quel cane sarebbe il fedele animale da compagnia di Orione, che lo segue dappertutto, inarrestabile e caparbio. Orione è proprio quella costellazione lì, vicino all'Equatore», soggiunse, indicandomi un insieme di stelle fitto fitto e luminosissimo, di cui tre allineate perfettamente. «Secondo la mitologia greca e romana, Orione era un gigante cacciatore, posto da Zeus, o Giove, scegli tu quale preferisci, nel Firmamento. Il Cane Maggiore sarebbe appunto il suo fedele animale da compagnia, e sembra persino che la sua figura insegua quella della povera lepre, a Sud di Orione. Infatti, sempre secondo le leggende, questa costellazione incarna Lelapo, un cane impavido, potente, appartenente alla mitologia greca, a cui neppure una preda poteva sfuggire».

«E come è giunto nel Firmamento?», chiesi, ammaliata dalle sue parole.

«Ecco, ecco. Secondo le leggende, questo cane ebbe una lunga lista di padroni, fra i quali l'ultima fu Procri. Non è certo di come ella sia venuta in possesso di quest'animale; alcune leggende narrano che le sia stato dato in dono dalla dea Afrodite, altre che giunse ereditariamente da Minosse, re di Creta, che a sua volta ne entrò in possesso seguendo la linea ereditaria di Europa, a cui Lelapo fu donato da Zeus».

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