Faceva freddo e pioveva. Nel giro di un'ora il cielo si era riempito di nuvoloni grigi che ora formavano una compatta cortina di ferro lanuginoso. Ogni tanto un lampo illuminava il paesaggio e si rifletteva sul lago, trasformando l'acqua in uno specchio pallido. L'effetto durava solo un secondo, ma era suggestivo. E se pensavi che quello era l'unico lago in tutto l'Ovest, l'effetto suggestione saliva di livello.
Il bestione fulvo non aveva mai visto un lago. Sapeva che ne esisteva uno anche nell'Entro-Terra, ma non sapeva esattamente dove. Dicevano che la città che vi si affacciava fosse piccola come la cacata di una mosca.
Quando avvistò la sponda fangosa e vide la pioggia mitragliare la superficie, ebbe l'impressione che l'acqua ribollisse. Tirò le redini e costrinse il cavallo a fermarsi. Rimase a guardare quello spettacolo terribile e affascinante senza preoccuparsi del cuore di drago sul pianale del carretto. Le foglie secche di palma lo proteggevano dalla pioggia. E comunque, un po' d'acqua non gli avrebbe fatto male. Il cuore era come la bestia alla quale era appartenuto, e cioè di scorza dura.
Ancora un lampo. Il bestione vide riflessi nell'acqua, per un attimo, il flash bianco e le nubi. La cosa lo risvegliò dal torpore. Diede una botta di redini al cavallo e la bestia ripartì, diretta verso la casupola di legno che sorgeva a poca distanza dalla sponda. Era piccola, ma aveva una veranda bella larga. C'aveva persino la cortina. Ora era inutile, visto il tempo, ma passata la pioggia avrebbe assolto il proprio compito. Il caldo umido dell'Ell richiamava zanzare grosse come succhiasangue. Erano facili da ammazzare, per quant'erano grosse, ma bastava un morso e ti rimaneva il segno per sette lune. Per non parlare del prurito. Bisognava spalmarci sopra il fango della palude per trovare un minimo di sollievo.
Il bestione fulvo smontò dal carretto, risalì i gradini e bussò con la base del pugno alla porta, che vibrò. Non pareva tanto solida. Attese e, quando nessuno si palesò, riprese a bussare più forte aggiungendoci qualche invettiva di incoraggiamento, del tipo che lì fuori si stava scatenando la fine del mondo e lui non voleva affogare come accadde ai primi uomini, quando il Buon Padre pisciò sulle Quattro Terre trasformando tutto in un vasto oceano. E visto che nessuno rispondeva alle invettive e ai pugni sul legno, decise che quella casa era disabitata e che nessuno l'avrebbe presa a male se ci si fosse infilato per un'oretta o due, in attesa che Madre Natura sfogasse.
Tentò il pomello. Nada. Era chiusa. Fece un passo indietro e menò un calcio alla porta, che si spalancò con un sinistro e acuto lamento. Il bestione fulvo infilò il naso all'interno. La prima cosa che lo colpì fu l'odore di ambiente chiuso. La seconda fu la pellicola di polvere che ricopriva il pavimento. Ci poteva lasciare dentro le impronte.
«E che cazzo», mormorò.
Diede una rapida occhiata in giro. C'erano due stanze: una cucina e una specie di soggiorno. Entrambe erano vuote e piene di polvere. C'era una scala che portava al piano superiore, ma decise di lasciare per dopo il tour del secondo piano. Aveva prima da mettere al sicuro il bottino.
Tornò fuori, si allungò sul pianale mentre la pioggia lo mitragliava e scaricò il bozzolo di foglie che conteneva il cuore di drago. Tenendolo in braccio, come un pargolo avvolto in un lenzuolo, lo portò dentro e lo poggiò sul pavimento del soggiorno. Poi tornò fuori, staccò il cavallo dal carretto e lo portò in casa, visto che non c'era dove legarlo. Lo trascinò dentro e lo piazzò in cucina, poi tornò a occuparsi del bozzolo che gocciolava nel minuscolo andito. Lo trascinò in soggiorno, quindi andò di sopra.
Al secondo piano trovò un corridoio lungo e immerso in una semioscurità soffocante. L'unica fonte di luce proveniva dalla finestra in fondo. I lampi illuminarono per un paio di secondi l'ambiente, offrendo al bestione una panoramica esauriente. Vide diverse cornici appese storte alle pareti e una lampada appesa a un gancio. Tastando il muro, il bestione la recuperò e provò ad accenderla, ma niente. Doveva aver esaurito il combustibile, quello che alcuni chiamavano oro nero.
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Acciaio, pallottole & demoni
FantasyAttraverso città fantasma sulla Tratta del Messiah sino alle gelide lande del Nord, passando per le temibili paludi dell'Ell, i personaggi di queste avventure dal sapore fantasy e western ci portano alla scoperta di un mondo dove vigono le leggi del...