La puttana volante

6 2 0
                                    

Roscoe arrivò a Puerta del Sol che era mattino inoltrato. La cittadina era piccola e sporca. La Via Maestra larga e polverosa. Il terreno seco y rojo. Le catapecchie ai lati della strada avevano un colorito smorto e l'aria stanca. Alle imposte mancava qualche legno. I vetri di un paio di finestre erano opachi come occhi velati da una cataratta.

Puerta del cementerio, dovevano chiamarla, pensò Roscoe, che masticava un po' di dialetto mulatto.

Spronò il cavallo con un colpetto di talloni. La bestia sbuffò dalle nari mentre lasciava impronte di zoccoli lungo la Via Maestra. Le sue orecchie si muovevano frenetiche. Roscoe si chiese cosa diavolo sentisse che lui non percepiva. Passarono accanto a una catapecchia con una larga vetrata. Le lettere erano scolorite e in gran parte cancellate, ma si intuiva che una volta c'era scritto SALOON. I battenti a molla pendevano dai sostegni, impiccati come ladri di bestiame. Roscoe fermò il cavallo e smontò. Si avvicinò al saloon con una mano che accarezzava il calcio del revolver. Mise piede sulla passerella e sbirciò oltre i battenti con l'unico occhio buono. Tavoli e sedie erano ribaltati. Ad alcune sedie mancavano una o più gambe. Dello specchio che sormontava il bancone c'era rimasta giusto la cornice. Il vetro non esisteva più. Qualche coccio si reggeva agli angoli. Le bottiglie di liquore, all'in piedi sulle mensole dietro il bancone, avevano fatto la stessa brutta fine dello specchio. Le più fortunate avevano perso solo il collo, ma la maggior parte era esplosa. I cocci di specchio e bottiglie si mescolavano sul bancone in un'orgia di distruzione. C'erano parecchi schizzi di sangue rappresi sul pavimento.

Se le sono date di brutto.

Roscoe tirò via la testa e tornò in strada. I pugni sui fianchi, si guardò intorno con l'occhio buono. Il drugstore, con la sua insegna ancora leggibile, era sbarrato. Assi di legno sulle finestre impedivano di sbirciare all'interno. Notò che sulle assi c'erano dei fregi e si avvicinò per esaminarli meglio. Zompò sulla passerella e ispezionò i legni inchiodati. Qualcuno ci aveva tracciato sopra delle croci tremolanti, probabilmente usando la punta di un coltello. Tra l'altro c'era pure una catenella con annesso crocefisso appeso al pomello della porta.

«Che cazzo significa?» si chiese Roscoe, dando un colpetto al crocefisso e guardandolo girare su se stesso.

Pensò che si trattasse di un rituale religioso di cui non era a conoscenza, dal momento che l'unica religione che conosceva e praticava era quella dell'omicidio.

Chiamò il cavallo con un fischio. La bestia lo raggiunse al piccolo trotto. Mentre si avvicinava, Roscoe buttò un occhio alla baracca dall'altro lato della strada, quella con l'insegna che diceva UNDERTAKER, e vide la porta d'ingresso aprirsi d'uno spiraglio. Un'ombra riempì la striscia tra stipite e porta.

«Ohè!» gridò Roscoe.

La porta si chiuse con un tonfo secco. Roscoe legò il cavallo, scese in strada, sfilò il revolver e si avvicinò alla bottega del becchino con passo deciso. Si fermò a un paio di metri dalla porta e gridò: «Guarda che ti ho visto! Apri 'sta cazzo di porta, non voglio sprecare piombo!»

Attese. La porta non si aprì. Roscoe tese l'orecchio. Neanche un piccolo rumore. Non un gemito di legni. Forse quell'ombra che aveva visto non era viva. Forse era...

La porta si aprì di uno spiraglio. Roscoe riparò rapidamente dietro un abbeveratoio per cavalli lì vicino. Dallo spiraglio buio non spuntò la canna lunga di un fucile né quella più corta di una sputafuoco, ma un occhio che scrutò la strada e la metà di una faccia rugosa.

«Vieni fuori, sulla passerella», disse Roscoe.

Il volto rinculò e la porta si aprì del tutto. La luce entrò nella bottega del becchino e un tizio comparve sulla soglia. Barcollò sulla passerella e sbatté più volte le palpebre. Alto e segaligno, indossava una mutanda a righe blu e bianche e una canottiera bianco sporco. C'aveva pochi ciuffi di capelli bianchi che sventolavano sulla pelata. Dal buco sul davanti della mutanda faceva capolino una testa calva che non era quella di uno gnomo. Intuendo che quel vecchio non rappresentava una minaccia, Roscoe lasciò il proprio rifugio e venne avanti.

Acciaio, pallottole & demoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora