Era in fuga. Lo inseguivano asesinos, helwyr e chiunque avesse abbastanza fegato. Chi lo incontrava, di solito faceva una brutta fine. Il fatto è che non s'aspettavano un gigante biondo e alto quasi due metri. Il manifesto da ricercato mostrava solo una faccia incorniciata da lunghi capelli. Il resto era lasciato all'immaginazione e i cacciatori di taglie non ne avevano molta. Ecco perché facevano quel mestiere lì. Erano svelti di mano (e alle volte persino di cervello), ma l'immaginazione faceva loro difetto. Il biondo, al contrario, ne aveva che avrebbe potuto piazzarla su una bancarella e venderla un tanto al chilo. Ecco come era riuscito a sopravvivere così a lungo: immaginazione. Era il suo sesto senso. Grazie ad essa prevedeva l'arrivo dei cacciatori e sapeva sempre come eluderli. Si forgiava nella testa la scena, come fosse un film, poi prendeva le contromisure nella realtà. Funzionava sempre. Era come la seconda vista di certi sciamani o degli ebbri, solo che lui non aveva bisogno di attingere all'erba che fumavano i primi e al torcibudella che si scolavano i secondi. Riusciva a richiamare quelle sue personali visioni e ad attingere alla magia meno sfruttata: quella della mente.
Il biondo si inoltrò nella giungla di alberi morti, fango e acquitrini che era la palude. S'era deciso a stabilirsi lì dopo aver cercato rifugio nel Deserto dei Bisbigli, nei villaggi sparsi a sud e persino nelle colonie vicine alla faglia che divideva le Terre del Nord dal resto del mondo conosciuto. I cacciatori di professione e quegli altri poveri abbonati senza esperienza che si lasciavano ingolosire dalla taglia l'avevano sempre scovato, ma non erano mai tornati indietro per raccontarlo. Il biondo s'era lasciato alle spalle una scia di morti ammazzati che aveva allungato il suo già ricco curriculum e rimpolpato la generosa taglia. La ricompensa aveva superato i 600 bronzi. Con una cifra simile potevi comprati una hacienda nell'Entro-Terra e del bestiame di prima scelta, e ti sarebbero comunque avanzati abbastanza spiccioli da investire in alcol e puttane per qualche settimana, ammesso che sapessi contenerti.
Il terreno fangoso risucchiava le suole degli stivali con il rumore di labbra sdentate che sorbissero una minestra. Il biondo guardò in cielo e vide la Luna del Cacciatore che dominava quel tappeto di diamanti scintillanti. Era una notte meravigliosa per gli uomini liberi. Lui sentiva di appartenere alla categoria nonostante la taglia sulla cotenna, per cui viaggiava con animo leggero. La zavorra emotiva dei fuggitivi non faceva parte del bagaglio emotivo che si portava appresso. Le uniche cose che gli pesavano sulle spalle erano un piccolo zaino e la chitarra, una Gibson Byrdland che amava alla follia. Quella chitarra l'aveva accompagnato per tutta la carriera, finché i Quattro Despoti non avevano deciso di emanare quell'editto del cazzo che condannava a morte le rockstar in circolazione.
Decise di fare una piccola sosta per riposare. Che cazzo, se l'era meritata. Avrebbe potuto fermarsi in quel villaggio alle porte dell'Ell, ma l'istinto gliel'aveva sconsigliato. I selvaggi che abitavano lì non erano pericolosi e non gliene fregava nulla delle taglie sulle cotenne delle rockstar, volevano solo vivere quieti, ma proprio questa tendenza poteva rivelarsi un'arma a doppio taglio. Fosse capitato un cacciatore di taglie nei dintorni, l'avrebbero venduto solo per evitare fastidiosi grattacapi. Aveva quindi tirato dritto, senza una meta precisa. Sperava di incappare in qualche colpo di fortuna. Gliene erano già capitati e, come accadeva per i presagi, sembrava che li attirasse a sé.
Il biondo posò il culo su una roccia che affiorava dal terreno. Doveva essere quel che rimaneva di un edificio di pietra. Lì nella palude c'erano rovine in quantità. Aveva sentito persino di un cimitero di pietra, con lapidi e croci di acciaio e persino una o due spade piantate nel terreno come quelle che trovavi nel cimitero di spade sui picchi di Emor.
Afferrò la tracolla della chitarra che gli premeva sul petto e sfilò lo strumento. Se lo posò sulle ginocchia, poi si liberò anche del piccolo zaino che posò in terra, accanto alla roccia dai bordi irregolari. Pizzicò le corde della Gibson con le dita. La canzone che ne uscì era una di quelle che più lo divertiva suonare. Parlava di un grosso bufalo bianco. Avesse avuto un plettro e un amplificatore (ma anche solo un plettro, se è per questo) sarebbe stato più felice, ma poi pensò
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Acciaio, pallottole & demoni
FantasyAttraverso città fantasma sulla Tratta del Messiah sino alle gelide lande del Nord, passando per le temibili paludi dell'Ell, i personaggi di queste avventure dal sapore fantasy e western ci portano alla scoperta di un mondo dove vigono le leggi del...