Il vecchio s'avvicinò alla parete sulla quale si innalzava la scala di legno coi gradini che scricchiolavano. Sollevò la lampada al cherosene che diffondeva un bagliore funereo e cercò le linee della porta. Le trovò e bussò con le nocche nodose. Attese mentre la pioggia bombardava la casa. Aveva guardato fuori della finestra, poco prima, e aveva visto una cortina d'acqua che copriva il mondo e lo rendeva indistinto.
Udì risalire un rumore di passi cauti che si fermarono dietro la porta. Poi l'uscio si spalancò verso l'interno con un leggero e sinistro cigolio. Il viso esangue di un uomo apparve nel cerchio di luce che la lampada diffondeva.
«Sta venendo giù che il Buon Padre la manda», fece l'uomo.
«Neanche te l'immagini», rispose il vecchio.
Il tizio si tirò su una bretella della salopette che era scivolata. «I piccoli non la smettevano di frignare. Ho dovuto dargli un sorso di quella roba che tieni qui sotto.»
«Hai dato il mio torcibudella a dei ragazzini? Sei scemo?»
«Non ce la facevo più a sorbirmeli.»
«Potevi raccontargli una storia.»
«Lo sai che non so ancora leggere per bene.»
«Infatti ho detto raccontare.»
«Mi sembrava più facile così», fece il tizio, mettendo fine alla discussione.
«Vabbè, scansati», disse il vecchio.
Il tizio fece un passo indietro. Il vecchio entrò e si chiuse la porta alle spalle. Guardò in fondo ai gradini che sprofondava verso la cantina. C'era un fievole bagliore che era come quello del culo di una lucciola gigante in procinto di schiattare. Cominciò a scendere spianando la lampada al cherosene e il suo cerchio di luce. Dal soffitto inclinato pendevano ragnatele più o meno grandi sulle quali passeggiavano ragni grassocci.
Dabbasso stavano accampati quattro cristiani: una vecchia pellerossa, la moglie del tizio che aveva aperto la porta e due marmocchi, un maschietto e una femminuccia. I marmocchi dormivano. Il maschietto aveva la testa sulla gamba sinistra della mamma e la femminuccia sulla destra.
«Quanto gliene hai dato?» chiese il vecchio.
L'uomo si portò al fianco del vecchio e rispose: «Due dita per uno. Sono crollati come spugne ubriache.»
«Ci credo, quella roba stenderebbe pure un kauhun. Se diventano degli alcolizzati non te la prendere con me.»
«Non penso che ci diventano, non gli è piaciuto manco un po'.»
«Pure io all'inizio facevo lo schifiltoso...»
«Che facevi?»
«Quello che non gli piaceva bere, e mo' c'ho bisogno di un bicchierino per pigliare sonno, sennò passo la notte in bianco.»
La vecchia nain disse qualcosa nel dialetto dei pellerossa.
«Dice che pure lei se lo farebbe un goccetto», disse l'uomo.
«Volete diventare una famiglia di ubriaconi?» fece il vecchio.
La vecchia nain parlò ancora.
«Dice che un goccetto in una giornata di pioggia rimette in sesto le articolazioni doloranti», fece l'uomo.
«Questa non l'avevo mai sentita», disse il vecchio con un sorriso. Si rivolse direttamente alla pellerossa. «Serviti pure. Anzi, sai che facciamo? Ce lo beviamo assieme.»
Posò la lampada in terra e andò verso la botte cicciona che stava in un angolo della piccola cantina umida e sporca. Il pavimento in terra era freddo come il ventre di un mostro marino. La famiglia di profughi aveva steso delle pelli e ci stava seduta sopra. La vecchia nain stava a gambe incrociate come un capo tribù, il volto serio disseminato di rughe profonde come solchi in un campo. Il vecchio recuperò una delle tazze di creta che stava sulla botte e si fermò. Poi si voltò verso gli altri.
STAI LEGGENDO
Acciaio, pallottole & demoni
FantasyAttraverso città fantasma sulla Tratta del Messiah sino alle gelide lande del Nord, passando per le temibili paludi dell'Ell, i personaggi di queste avventure dal sapore fantasy e western ci portano alla scoperta di un mondo dove vigono le leggi del...