Era stato un lungo viaggio. Grab City distava quattro lune e svariate leghe da Aramundi, ma finalmente Clay era arrivato a destinazione. Vedeva le imponenti mura della capitale, alte e solide come i buoni propositi del Messiah. Sembravano poter resistere alla carica di un titano. La Torre di Guardia svettava come il randello turgido di uno degli Ultimi Alti. Clay si chiese quante leghe di visibilità concedesse una simile costruzione.
Mentre andava incontro alla città, vide le cupole dorate della Reggia. Anche quelle svettavano oltre le alte mura, sebbene non quanto la Torre di Guardia. Il Sole ci si rifletteva sopra mandando lampi dorati.
«Wow...» mormorò Clay e rise.
Era il tipo di reazione che avrebbe avuto il suo ragazzo. Clay pensò che gli sarebbe piaciuta quella vista. E avrebbe reagito proprio come lui, con un «wow» a mezza bocca.
Spronò il cavallo, che accelerò l'andatura. Il carretto che si trascinava dietro cigolava come se fosse in procinto di cadere a pezzi. Il sacco di tela che conteneva le provviste per il viaggio
L'ingresso della città non era presidiato. La grande porta a due battenti fece sentire Clay piccolo come il moccioso di quella fiaba di cui non ricordava mai il titolo. Ricordava solo che il moccioso s'arrampicava su una pianta e, arrivato in cima, trovava un castello in cui abitava un gigante. Che idea. Un gigante in un castello.
Nel sollevare lo sguardo, Clay si accorse che sulle mura camminavano dei tizi con cappelli dalla tesa ricurva e spolverini coi baveri sollevati. Doveva trattarsi dei Pistoleri Reali di cui aveva sentito parlare. Ne vide uno con un fucile poggiato sulla spalla. Si scambiarono un'occhiata e Clay distolse subito lo sguardo. Nel passare oltre l'immensa porta, si augurò che il tizio non lo impallinasse.
La Via Maestra di Aramundi era affollata. C'erano ambulanti, mesmeristi che vendevano rimedi miracolosi, imbonitori vari e allocchi vari che si bevevano tutte le stronzate che quei tizi propinavano loro. Clay non aveva mai visto un bordello simile. Neanche nelle giornate più incasinate, tipo la feria de fin de ano, Grab City era così scalmanata. Era un tripudio di voci che si confondevano e cristiani che si facevano largo. C'erano tanti colori caldi: quelli dei vestiti e delle insegne, quelli del terriccio rosso e delle baracche ai lati della Via e quello del cielo che osservava tutte quelle piccole formichine indaffarate.
«Non ci passa mica, lì immezzo.»
Clay abbassò lo sguardo. C'era un mulatto di undici o dodici primavere, vicino alla ruota.
«Deve andare a piedi», disse il ragazzino.
«E il carretto?» chiese Clay.
«Glielo guardo io per tre bronzi grandi.»
«Tre bronzi? È una rapina.»
«Sono comprese pure la biada e la strigliata per il cavallo.»
Clay sollevò lo sguardo e vide un'insegna alle spalle del ragazzo. C'erano disegnati sopra un martello e un ferro di cavallo. La baracca dalla quale pendeva aveva tutta l'aria di un piccolo stallaggio. Sulla soglia c'era un tizio ciccione che osservava tutta la scena, le braccia conserte sul pancione. Doveva essere il padrone di tutto quanto l'ambaradan.
Hai capito, pensò Clay. Posizione strategica.
Clay smontò e mollò i tre bronzi grandi al moccioso. Gli avevano detto che lì nella capitale ti rapinavano, ma pensava si riferissero ai borseggiatori, non agli esercenti. Meglio sbrigarsi e togliere il disturbo. Se stava lì anche solo mezza giornata, capace che si ritirava a casa con le pezze al culo. E forse manco quelle.
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Acciaio, pallottole & demoni
FantasyAttraverso città fantasma sulla Tratta del Messiah sino alle gelide lande del Nord, passando per le temibili paludi dell'Ell, i personaggi di queste avventure dal sapore fantasy e western ci portano alla scoperta di un mondo dove vigono le leggi del...