Mud

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Sedici inverni sono parecchi per un cane e Mud era alle soglie dei diciassette. Era un cane pastore, di quelli che mettevano in riga il bestiame. Ora era in pensione, ma come cane da guardia faceva ancora il suo. L'udito gli funzionava bene e non faticò a sentire i passi sul retro della catapecchia. Aprì gli occhi velati da una sottile cataratta e sollevò la testa. Le orecchie tese, ascoltò il suono di suole che macinavano il pietrisco. S'alzò, la coda sollevata come un punto esclamativo, e andò a controllare. Aggirò la casa circospetto, il muso basso e il passo felpato. Sbirciò dall'angolo e vide solo il buio che avvolgeva il retro della casa.

Restò lì, immobile e con l'udito teso, finché non sentì di nuovo i passi. Si allontanavano, girando intorno alla casa ma nella direzione opposta alla sua. Mud lasciò l'angolo e seguì i suoni che tagliavano il silenzio. Si fermò un attimo ad annusare il terriccio dietro la casa. L'odore era disgustoso. E lui ne sapeva qualcosa di odori disgustosi, dal momento che si rotolava nel fango della porcilaia da quando era un cucciolo.

La puzza lo convinse ad aggirare la catapecchia e tornare sul davanti, lì dove i passi si dirigevano. Ancora una volta sbirciò dall'angolo e ancora una volta vide solo il buio, le forme abbozzate del portico e nulla che somigliasse anche solo vagamente a una sagoma umana. Sentiva però i passi. Lì udì abbandonare il terriccio e pestare il legno del portico. Due tonfi leggeri: tump... tump. Mud cominciò a ringhiare. Il pomello ruotò e la porta si aprì verso l'intero della bicocca con un sommesso cigolio. I passi si spostarono. Mud li udì trasformarsi in suoni ovattati e solo allora uscì allo scoperto. Balzò senza far rumore sul legno del portico e arrivò alla porta. Il muso comparve accanto a uno stipite ma Mud restò fuori, ad ascoltare i passi che si aggiravano per la casa e poi salivano le scale senza fretta: tump... tump... tump...

Li sentì spostarsi al piano di sopra, lenti e aggraziati, e alzò il muso. Un cigolio ovattato. Mud guaì come per avvertire i suoi padroni. Poi le urla squarciarono il silenzio. Mud abbaiò, il pelo rizzato, ma non si mosse. Una serie di tonfi belli forti e la finestra al piano di sopra esplose. I vetri piovvero poco oltre il portico in uno sfavillio di luce lunare. Il volume delle urla crebbe di colpò. Mud inarcò la schiena e abbaiò più forte. Alle sue spalle qualcosa cadde con un sibilo appena udibile e si schiantò sul terriccio. Mud si voltò, le orecchie tese e lo sguardo attento. I tonfi rimbombavano per tutta casa: tump!tump!tump!...

Ci fu uno schianto tremendo, poi tutto tacque. Mud si avvicinò circospetto alla sagoma che giaceva oltre il portico, circondata dalla pioggia di vetri. La annusò per bene, le diede un colpetto col muso e, quando vide che non reagiva, guaì. Leccò la mano che giaceva accanto alla faccia insanguinata, guardò negli occhi morti e spalancati del suo padrone. Annusò il viso attraversato da tre solchi orizzontali che incidevano la carne in profondità e udì ancora una volta i passi. Scendevano le scale e si avvicinavano. Lì udì sulla soglia e poi sul portico. Mud scoprì i denti e ringhiò. I passi lasciarono la passerella e si spostarono sul pietrisco. Mud arretrò. Piedi intangibili macinarono i vetri che circondavano il cadavere martoriato. Mud udì un frusciare sommesso e vide che il cadavere del suo padrone si sollevava. Il braccio s'alzò in una posa molle. Il resto del corpo lo seguì con le stesse movenze ammosciate. Era come vedere una marionetta senza fili sollevata dal burattinaio. Mud smise di ringhiare, si acquattò sulla pancia, guaì e mollò un fiotto di piscio caldo.

Il suo padrone fluttuava a un paio di palmi da terra, le punte dei piedi che indicavano il terriccio. Il braccio sinistro era piegato come se circondasse il collo di qualcuno. Mud aveva visto il suo padrone rincasare così qualche volta, sbronzo e con i suoi compari di bevute che lo accompagnavano sostenendolo. Ma ora non c'era nessuno a sostenerlo e il suo padrone non era sbronzo, ma morto. Mud l'aveva capito annusandolo. E aveva capito anche un'altra cosa: chiunque fosse quello che lo teneva, era uno da non far incazzare. No davvero. Meglio starsene lì buoni, a pisciarsi addosso e a uggiolare, perché quello era capace di farti a pezzi in un attimo.

Così Mud restò a guaire mentre il suo padrone, che sembrava una marionetta senza fili tenuta su dal Buon Padre, gli passava di fianco fluttuando con la testa ballonzolante, accompagnato da un incedere cadenzato di passi pesanti che non erano i suoi.

Acciaio, pallottole & demoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora