Capitolo 12

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Buio pesto

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Buio pesto.
Ecco cosa vedevo chiusa in quell'ascensore. Dopodiché più nulla, tutti i miei sensi si erano spenti. Non vedevo niente, ascoltavo poco, non toccavo nulla.

Ero paralizzata, sentivo solo un respiro caldo sul collo, delle mani cingermi la vita e della labbra carnose sfiorarmi la pelle calda e tempestata da brividi.

Sapevo che le mie amiche stavano parlando tra di loro, che stavano cercando di capire come mai l'ascensore si fosse fermato di colpo e perché ci fosse così poca, se non niente, illuminazione.

Sinceramente non m'importava. Sentii il mio corpo modellarsi con il petto marmoreo della persona dietro di me. Sapevo chi era, non ero stupida, ma ammettere a me stessa che quello che mi stava facendo e soprattutto chi me lo stava facendo mi piaceva, feriva troppo il mio orgoglio.

Il mio lobo dell'orecchio venne catturato in una piccola morsa con velocità. Cercai di non farmi scappare nessun gemito mentre lui si avvicinava sempre di più a me fino a sfiorarmi il sedere con la sua erezione prepotente che spingeva contro il tessuto dei jeans.

La sua mano, che poco prima era poggiata e stretta sui miei fianchi, salì piano lungo il mio braccio, sfiorandolo appena con i polpastrelli fino ad arrivare al mio collo che agguantò con una presa costringendomi a girare verso la sua direzione.

Aveva ribaltato le posizioni, nel frattempo che i ragazzi attorno a noi cercavano delle situazioni.

«Jared?» chiamò Dylan, ma lui non rispose.

Jared era troppo impegnato a perlustrare il mio corpo con le sue mani grandi mentre con trovavamo neanche ad un centimetro di distanza. Un centimetro era troppo grande, forse erano millimetri quelli che ci distanziavano.

Sentivo il suo profumo all'orchidea nera inebriarmi le narici e l'alito che sapeva di menta sbattermi in faccia.

Bastava che facessi un piccolo e impercettibile movimento per incollare le mie labbra alle sue.

Ma ovviamente cercai con tutte le mie forze di rimanere impalata nella mia posizione a godermi il piacere che quell'avvicinamento proibito faceva riscuotere in me.

«Eve?» sentii la voce di Britney chiamarmi. Mi immobilizzai subito. Cosa dovevo fare?

La risposta arrivò subito, come se Jared mi avesse letto nella mente.

«Rispondi.» mi ordinò accostandosi al mio orecchio. 

Nell'ascensore c'era tutto fuorché silenzio, quindi il suo mormorio con il tono di voce così basso era impercettibile.

Non seppi cosa fare, ma se non avessi riposto si sarebbero tutti insospettiti. Quindi obbedii a quel comando.

«Si, sono qui.» cercai di controllare meglio la voce e di non farmi tradire dall'eccitazione che provavo ad averlo così vicino a me. Petto contro petto, naso contro naso.

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