Capitolo 40

36.2K 1.6K 3K
                                    

Se pensavate di odiarmi con il capitolo 38,
qua non so come finirà.👀
📸IG: charlotterose9._
🎶Tiktok: charlottebooks9._

Il telefono di Eve squillava, ma non rispondeva

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il telefono di Eve squillava, ma non rispondeva. Era la decima volta che la chiamavo, avevo anche mandato dei messaggi, ma non aveva risposto neanche a quelli.

Camminavo in camera mia da una punta all'altra punta, con il cuore in gola, le mani tra i capelli, l'ansia alle stelle e con la sensazione di essere inutile.

Il braccialetto che avevo alla caviglia era la mia prigione.

«Rispondi, ti prego.» sussurrai a denti stretti mentre stringevo tra le mani il mio cellulare che, un attimo dopo, lanciai contro il muro quando sentii partire la segreteria per l'undicesima volta.

Non sapevo che fare, avevo paura che quella pazza di Laila le avesse fatto qualcosa di veramente brutto. I miei pensieri viaggiavano veloci.

Mi sedetti sulla punta del letto con i gomiti poggiati sulle ginocchia e l'unica sensazione era la frustrazione.

La mia ragazza era in pericolo e io non potevo fare nulla.

La rabbia cresceva dentro di me, il sangue mi ribolliva nelle vene e per l'ennesima volta stavo per fare la cazzata del secolo.

Ma non m'importava, per la mia ragazza avrei scalato anche l'Everest.

Indossai le scarpe velocemente e scesi correndo le scale. Mio padre era confuso, mio fratello non capiva. Continuavano a chiedermi dove stessi andando, non risposi neanche una volta e quando uscii provarono a inseguirmi, ma io mi infilai in macchina e in un batter d'occhio ero uscito non solo dal garage, ma anche dal perimetro di casa stabilito con la polizia.

Il mio braccialetto elettronico stava impazzendo, suonava fortissimo, ma questo non mi fece arrestare. Proseguii schiacciando più forte l'acceleratore, avevo poco tempo, dopo la polizia sarebbe venuta a prendermi.

Toccai i centocinquanta chilometri orari in una strada pubblica, ricordavo dove abitava Laila e per fortuna Springdale era una cittadina davvero piccola e con poco traffico, altrimenti non avrei avuto il tempo necessario.

Decisi di chiamare la polizia, non solo per confessare la mia evasione ma soprattutto per farla correre subito a casa di Laila.

Fece due squilli, poi rispose.

«Polizia della contea di Springdale, qual è l'emergenza?» una donna rispose tempestivamente alla mia telefonata.

«Sono Jared Myers, vi chiamo per confessare la mia evasione dagli arresti domiciliari. Sono uscito perché la mia ragazza non risponde più al telefono, è a casa di Laila Howard e ha trovato un diario dove c'è scritta la confessione dell'omicidio di Eliot Turner. Ho paura che le abbia fatto qualcosa, vi prego venite subito.» cercai di mantenere la calma, ma ero così in allerta che era impossibile non notarlo.

PROHIBITEDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora