Capitolo 22

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Disclaimer pre-capitoo🦋
Ricordo alle mie gentilissime e fantastiche lettrici che essendo una storia che voglio rendere il più reale possibile, non posso sempre far succedere qualcosa anche perché nella vita reale sapete bene, meglio di me, che il mondo non va così.
Quindi, prendete questo capitolo come uno di passaggio, avrete sempre i momenti tra Eve e Jared ma non durano come in quelli precedenti, anche perché volevo farvi capire un po' la situazione familiare di Jared e come si vive lui questo rapporto travagliato con il padre.🫶🏼

Detto questo vi auguro una buona lettura.🤍

«Sei in ritardo, come sempre

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«Sei in ritardo, come sempre.» queste furono le prime parole di mio padre non appena varcai la porta di casa dopo essere tornato dalla punizione.

Si, aveva ragione, ero in ritardo per la cena a casa nostra con la sua fidanzata, Penelope, e la figlia che tra l'altro mi ero anche scopato qualche mese fa, ma non m'importava.

Erano tutti e quattro seduti a tavola come una finta famigliola felice. Mio padre era a capo tavola con la sua solita camicia bianca e la cravatta neanche fosse ad un riunione.

Alla sua destra c'era Penelope che gli stringeva la mano poggiata sul tavolo invitandolo a calmarsi e alla sua sinistra mio fratello che mi guardava con occhi che urlavano "ignoralo".

La figlia di Penelope, Anastasia, era seduta accanto alla madre con i suoi lunghi capelli biondi e lisci legati in una coda alta e dei vestiti scollati neanche stesse andando a ballare. Le tette per poco non le uscivano da fuori la canotta in pizzo trasparente.

Sapevo bene che aveva scelto quell'outfit apposta per me e non perché le piacesse. Voleva fare colpo, peccato che un po' di pelle di fuori, ora come ora, non m'interessava.

«Meglio tardi che mai.» agganciai le mani alla spalliera della sedia posizionata accanto a mio fratello, la tirai indietro e mi sedetti su di essa.

«Dove sei stato?» domandò mio padre poggiando le posate sul piatto e guardandomi in modo interrogatorio.

«Ha importanza? Sono qua.» presi a mangiare la fetta di pollo sul mio piatto senza incrociare il suo sguardo.

A tavola c'era silenzio, uno di quelli quasi tombali e imbarazzanti. Penelope sussurrava a mio padre di evitare, che era tutto a posto e che non c'era bisogno di fare scenate, ma ovviamente lui non ascoltava mai nessuno.

«Ha importanza, altrimenti non ti avrei chiesto. Quindi, dov'eri, Jared?» chiese sta volta con un tono un po' più autoritario.

Pensavo che già la preside l'avesse informato del disastro che avevo combinato, ma Abigail probabilmente mi aveva coperto perché sapeva quanto io e mio padre avessimo questo rapporto ostinato.

«A scuola, papà, il coach ha prolungato l'ora di allenamento all'ultimo minuto. Mi sono scordato ad avvisarti, vuoi ancora continuare con sto interrogatorio del cazzo o mi lasci mangiare in santa pace?» sbottai guardandolo malissimo.

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