22 -Il rancore è un veleno silenzioso

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22 -Il rancore è un veleno silenzioso




E anche Novembre, non si era fatto aspettare troppo. E con lui quel sesto mese era arrivato, successivamente al compleanno dell'omega dai capelli corvini, irritato nel vedere la cameretta di sua figlia ancora piena di scatole e scatoloni.

E pensare che i suoi due alfa, gli avevano promesso che avrebbero montato ogni cosa in tempo. Come no!?

Di farlo lui non se ne parlava. Cominciava già ad avere difficoltà nel compiere movimenti più semplici a causa della pancia sempre più prominente e un leggero mal di schiena che iniziava ad infastidirlo. Oltre al senso di stanchezza che lo portava nell'appisolarsi più spesso del solito.

Proprio quel pomeriggio, si era ritrovato sul divano con una coperta, dopo un lungo sonnellino, infranto da un calcetto fin troppo violento sferrato dalla sua bambina. Con uno sbadiglio si tirò sù guardando l'ora distrattamente, domandandosi se i suoi alfa fossero tornati.

Con calma avanzò lungo l'appartamento udendo del chiacchiericcio provenire dalla cameretta della bambina. Con passo più svelto raggiunse la stanza, stupendosi nel trovare la stanza sistemata, con: culla, armadio e cassettiera montanti, e una valanga di scatole da imballaggi in un angolino.

"L'avete sistemata?" Con occhi sgranati, fissò la stanza percependo una stranissima sensazione espandersi.

"Sì! Te lo avevamo promesso. E appena ne abbiamo avuto il tempo, ci siamo dati subito da fare!" E nel dirlo, Hizashi andò subito ad affiancare il compagno, avvolgendogli un braccio intorno alle spalle nel percepire attraverso il marchio, il senso di stordimento che lo attraversava.

Si sentiva stranissimo anche lui nell'osservare quella stanza. Specie quella piccola culla, con Hitoshi accanto a loro già grande. Era come se gli anni fossero passati in un secondo, travolgendoli di colpo, senza avergli concesso il tempo di vivere quell'esperienza.

Il ragazzo zitto e immobile, studiava ogni singolo cambiamento sul volto del genitore, preoccupatissimo per la sua possibile reazione. Lui era contrario! Totalmente contrario all'utilizzo di quell'oggetto che emanava solo vibrazioni negative. Ma quei due erano fin troppo testardi.

Poi vide Shota spostare lo sguardo ancora basito, dalla culla a lui, per poi tornare su quell'oggetto spostandosi ancora una volta sulla sua figura con aria, anche più confusa. Immediatamente gli si avvicinò, venendo stretto tra le braccia del papà che ancora osservava ogni dettaglio con quell'aria perplessa, e Hizashi a sua volta stretto al moro con lo sguardo velato di preoccupazione.

"Propongo di comprare una culla nuova!" Il ragazzo espose la sua opinione captando il clima appena subentrato. Al diavolo tutto! Perché ancora si ostinavano nel volersi far del male?

"No, va bene! Mi ha solo fatto strano vederla dopo così tanti anni. La ricordavo, più grande!" Incredibilmente confuso, perplesso e stordito da una miriade di ricordi e sensazioni, che si scontravano con l'immagine appena presentata davanti i suoi occhi e poi il bellissimo aroma emanato dal suo bambino, che ricambiava il suo abbraccio. Il moro non riusciva ad elaborare lucidamente cosa lo stesse travolgendo in quel momento. Troppe sensazione tutte insieme. Ma poteva gestirlo, almeno di questo ne era certo.

"Credo abbia ragione Hitoshi. Prendiamone una nuova!" Hizashi aveva avuto il tempo di elaborare quel misto di emozioni contrastanti, e comprendeva quanto potesse essere logorante rapportarsi con i ricordi che ti sbattono in faccia tanto violentemente.

"Ho detto no!" Shota rimarcò la sua opinione deciso, per non lasciarsi sopraffare da quei due.

Il biondo rilasciò un pesante sospiro esasperato, volgendo una veloce occhiata al figlio, che al contempo, sentiva la sua pazienza messa a dura prova dall'ostinazione del genitore.

Singhiozzo (Omegavers)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora