4. L'arte di saper mentire

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Il Saint Bartholomew's era un ospedale piuttosto grande, dalle sale ampie e spaziose, ma dovunque Louis andasse sembrava incontrare la figura imponente e infausta di Harry Styles

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Il Saint Bartholomew's era un ospedale piuttosto grande, dalle sale ampie e spaziose, ma dovunque Louis andasse sembrava incontrare la figura imponente e infausta di Harry Styles. Non c'era un angolo in cui potesse rifugiarsi senza dover passare attraverso il suo sguardo beffardo e i suoi occhi, che parevano inseguirlo anche attraverso i muri.

Alla fine di una lunga mattinata di visite, Louis avrebbe solamente desiderato fermarsi per fare pranzo e scambiare due parole con Zayn o magari con Liam, con cui non parlava da giorni, invece era costretto a controllare ogni corridoio come un ladro in fuga dalla polizia. Sarebbe stato molto più sensato fregarsene e ignorare Harry, concetto che però non riusciva a raggiungere tutte le sue cellule nervose, lasciandolo in un paradosso continuo dal quale non riusciva ad uscire.

Lasciò andare un sospiro di sollievo quando raggiunse una parte di ospedale che sembrava più tranquilla, appoggiandosi con la schiena alla porta di uno sgabuzzino del primo piano. Non ricordava più in quale stanza avesse lasciato il pranzo, forse l'aveva di nuovo dimenticato e Isabella sarebbe corsa in suo soccorso come il giorno precedente?

Stava cercando di pensare quando una voce interruppe i suoi quesiti, la stessa identica voce che aveva cercato di evitare correndo tra innumerevoli porte tutte uguali e voltando a destra più volte di quante gli piacesse ammettere adesso: aveva girato in tondo. Scappava e continuava a finire nella tela di Harry, una mosca tra le zampe di un ragno affamato.

"—prenderti io con un taxi, che ne pensi?" stava dicendo la voce, usando un tono pacato e sensuale. Aveva un che di graffiante, seducente.

Louis controllò in fretta le sue vie d'uscita e si rese conto di essere bloccato. Nel corridoio alla sua sinistra c'era Harry insieme a chissà chi altro, a destra stava passando, ovviamente in quel preciso istante, un gruppo di specializzandi che l'avrebbe sicuramente fermato con una miriade di domande inutili.

La voce di Harry si avvicinava. Non aveva alternative.

Si fiondò nello sgabuzzino, socchiudendo la porta e rimanendo immobile al buio. L'odore di disinfettante e di lenzuola pulite gli riempì le narici e si ritrovò a chiedersi come fosse possibile che un chirurgo tanto stimato come lui potesse finire in una situazione simile. Zayn sarebbe morto dalle risate, motivo per cui Louis si promise di non raccontarglielo per nulla al mondo.

"Non saprei" stava rispondendo intanto un'altra voce, sempre di un ragazzo, "pensi sia una buona idea?"

Louis non riusciva a staccare l'orecchio dalla fessura della porta socchiusa. Diceva a se stesso che serviva a controllare l'andatura dei passi per sapere quando uscire, ma non era vero. Era curioso. Sei uno stupido paradosso vivente.

Harry fece una risatina, i loro passi sembrarono rallentare. Louis imprecò in silenzio quando si rese conto che si stavano fermando lì davanti, l'ennesimo scherzo del destino. Cercò di stare il più fermo possibile, respirando piano, sperando di non venire scoperto nella posizione più imbarazzante della sua vita.

The Broken Hearts Club || [larry stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora