16. Il principio del Nirvana

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Louis si sentiva stordito, come se avesse messo la testa nella lavatrice e qualcuno avesse premuto sul programma centrifuga

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Louis si sentiva stordito, come se avesse messo la testa nella lavatrice e qualcuno avesse premuto sul programma centrifuga. Nelle ultime ore aveva guardato il mondo così, da un oblò pieno d'acqua, in attesa che tutto quello sballottamento finisse e lo lasciasse in pace a terra.

Harry l'aveva fatto sedere sul bordo del suo letto blu, cosa che non aiutava a distanziarsi dall'idea di essere ancora nella lavatrice, e gli aveva detto con voce gentile di togliersi la maglia, così da poterlo medicare meglio.

Non aveva mai sentito il riccio usare un tono tanto dolce, non nelle ultime settimane almeno. Ogni traccia di sarcasmo era sparita, la sua sfacciataggine dimenticata in un cassetto, tutto per fare spazio a un viso dipinto di compassione e dispiacere. Louis lo sopportava a malapena, faceva di gran lunga più male di un insulto.

Harry tornò dal bagno con un pacco di cotone e una bottiglietta di disinfettante, inginocchiandosi davanti a Louis e posando tutto sul copriletto. Si spostò i ricci dalla fronte, scrutando Louis sul viso e poi giù, fino al petto nudo.

Un livido era sbocciato all'altezza dello stomaco, come un fiore di genziana in mezzo alla neve, e Louis sentiva la faccia pulsare. Non aveva osato guardarsi nello specchietto dell'auto guidando fino a lì, non gli sarebbe piaciuto vedere quello spettacolo.

"Per fortuna che sono un medico", cercò di scherzare Harry, mentre imbeveva il dischetto di cotone e poi si sporgeva a medicarlo. Louis serrò gli occhi sentendo il bruciore sul labbro spaccato: quel tocco gentile, dopo ciò che era successo, gli chiuse la gola.

Le immagini lo perseguitavano anche dietro alle palpebre, doveva sfuggirvi, la mente era troppo vuota. Si concentrò su Harry, sui suoi occhi verde chiaro, sulle sopracciglia aggrottate dalla concentrazione, sulle mani grandi e decise, ma delicate. L'odore acido del disinfettante lo aiutava a ricordarsi che doveva restare nel presente, in quella stanza.

"Vuoi dirmi cos'è successo?" chiese Harry, buttando un cotone colorato di rosso e prendendone un altro. Gli pulì il collo e il mento, dove il sangue era colato, mantenendo lo sguardo sulla pelle, preciso come lo era durante un intervento chirurgico.

C'era una strana elettricità nell'aria che non avrebbe dovuto esserci. Sin da quando si erano toccati intimamente, Louis non riusciva più a guardare Harry senza sentire un brivido nello stomaco, un vuoto simile a quello della discesa di una montagna russa.

Scosse appena la testa, mentre Harry gli applicava un cerotto sottile sul naso. "Non ancora. Per ora voglio dimenticare."

Aspettò che Harry ebbe buttato via tutto nel cestino accanto, prima di allacciargli le braccia al collo e spingerlo verso di sé, sconvolgendo entrambi. Per tenersi in equilibrio, Harry appoggiò i palmi caldi sulle sue cosce, facendo resistenza.

"Che fai?" sussurrò. I loro nasi si toccavano in un bacio alternativo.

Louis protestò con un mugugno a quella manifestazione di resistenza. Tirò più forte, fino a cadere di schiena sul letto e a portarsi il corpo di Harry sul suo, sdraiati e incastrati uno sull'altro. Sentì dolore allo stomaco, ma fu facile ignorarlo.

The Broken Hearts Club || [larry stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora