10. Tragedia in tre atti

3.7K 316 492
                                    

Gli bruciava la fronte

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Gli bruciava la fronte.

Nel punto in cui Louis gli aveva lasciato un bacio, separato da uno strato non indifferente di tessuto, il ricordo di quel tocco inesistente bruciava. Harry strinse i denti, dandosi del cretino. Era sempre stato così concentrato nell'ignorare Louis, che adesso gli sembrava di essersi preso in giro da solo tutto quel tempo.

Tutto ciò gli ricordava uno di quei programmi televisivi che sua madre guardava quando lui era piccolo, nei quali, dopo una serie di avventure, al malcapitato protagonista veniva sbattuta in faccia una telecamera e gli veniva detto hey, ti stiamo fregando, sorridi per il pubblico a casa.

Troppe cose erano successe in troppi pochi giorni: il ritorno a Londra, la malattia di Bonnie, la pioggia, la cena a casa di Louis, Louis ubriaco, le telefonate moltiplicate, la sua equipe a New York che insisteva nel farlo tornare...dopo l'intervento, era talmente esausto che gli pareva impossibile continuare a correre via dai suoi problemi. L'avevano aspettato dietro l'angolo e circondato, bloccandogli la via.

Voleva tornarsene in hotel, finalmente sfruttare la palestra e magari anche la spa, prendersi un giorno per rilassarsi e dimenticare di essere un adulto con grosse responsabilità sulle spalle. E fu in quell'esatto momento, mentre entrava nell'ascensore e sperava di poterlo fare, che la telecamera gli fu sbattuta in faccia, rivelando lo scherzo.

Due cose erano incontestabili, affioravano sopra alle altre, mettendo il resto in ombra: gli bruciava la fronte e Louis era accanto a lui, in un ascensore, al buio.

"Vedo che il Saint Barths non investe ancora nei settori giusti", commentò con tono acido, per nascondere quanto fosse nervoso.

Il buio era denso, rotto solo dalla minuscola luce rossa di emergenza che si era accesa in alto, sopra alla porta, ma non era luminosa abbastanza da rischiarare l'area. Louis era una semplice ombra più densa delle altre, appoggiata alla parete opposta.

Harry lo sentì muoversi e schiarirsi la gola. "Torna nel tuo ospedale perfetto a New York, tanto qui hai finito."

Non c'era niente di perfetto in quell'ospedale. Sì, era una struttura più moderna, c'erano i fondi per comprare materiali sofisticati e professionali, ma aveva i suoi difetti come qualsiasi altro posto. Non si era mai sentito così tanto a casa come quando aveva abbracciato Bonnie per un minuto.

Ciononostante, New York gli aveva permesso di crescere più di quanto avrebbe garantito Londra, e per Harry la carriera era la cosa più importante in assoluto.

O almeno fino a pochi mesi prima, quando anche quel piccolo angolo di tranquillità che si era creato gli era esploso sotto al naso come una bomba ad orologeria. Adesso New York faceva paura, ecco perché aveva accettato l'incarico senza pensarci due volte, a costo di dover rivedere Louis.

Ecco perché non voleva tornare, nemmeno ora che aveva esaurito le motivazioni per restare.

"Non sembravi così dispiaciuto dal mio arrivo l'altra sera. A proposito, mi avevi promesso di ripetere quelle parole da sobrio", disse Harry, la sua voce aveva un tono che anche alle sue orecchie parve sinistro. Sentiva che stava per crollare, lì, in quel preciso istante.

The Broken Hearts Club || [larry stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora