24. La fatidica domanda

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Per quanto a fondo ci pensasse, Louis non riusciva a crederci

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Per quanto a fondo ci pensasse, Louis non riusciva a crederci.

"Cioè, fammi capire bene", disse, osservando la scena davanti a sé con una smorfia disgustata, "quando hai un giorno libero tu lo sfrutti così?"

Harry storse il collo per guardarlo meglio, sdraiato sulla panca e intento a fare una nuova serie di addominali. La maglietta bianca che indossava aderiva al petto, già umida di sudore, e i pantaloncini da basket gli arrivavano a mezza coscia, mostrando quanto tesi fossero i suoi muscoli. Louis buttò giù un groppo di saliva che si rifiutò di chiamare acquolina.

"Perché no? L'attività fisica fa bene al corpo e alla mente."

Essendo un medico, Louis questo lo sapeva bene, forse meglio di moltissime altre persone, tuttavia lo sport era sempre stato un suo acerrimo nemico, escluso il calcio e l'occasionale partita di pallavolo. Chiudersi in una palestra a fare sessioni di pesi non faceva per lui.

Guardare Harry, d'altro canto, era piuttosto entusiasmante. Quando erano più giovani, tra esami e tirocinio non c'era tempo per allenarsi, quindi quello era un dettaglio da aggiungere alla nuova persona che gli stava di fronte. Curioso, Louis si rese conto che non avevano mai affrontato l'argomento cambiamento a fondo, e voleva sapere.

Si sedette al bordo opposto della panca, incrociando le gambe e posando i gomiti sulle ginocchia, in attesa che Harry finisse la serie da venti. Quando ebbe fatto, anche lui si tirò su, passandosi un asciugamano sulla fronte. Erano seduti uno di fronte all'altro, con pochi centimetri di distanza a dividerli.

La palestra era una delle tante a Londra, Louis non avrebbe saputo dire perché Harry avesse scelto proprio quella. Nel pomeriggio aveva ricevuto un messaggio criptico da Harry che lo invitava ad andare in quel posto per tenergli compagnia e fingere di fare qualcosa insieme, nel caso in cui ci fosse stato un obbiettivo fotografico nei dintorni, tutto lì.

Era testamento di quanto dipendente Louis fosse da quegli occhi verdi che avesse acconsentito senza fare ulteriori domande. O, come avrebbe detto Niall, ormai era un caso perso.

"Che c'è?" chiese Harry, facendo un mezzo sorriso. La fossetta comparve sulla sua guancia, traditrice, dandogli un'aria più innocente di quanto lui fosse in realtà.

Louis sollevò una spalla, appoggiando il mento sui pugni chiusi. "Secondo te cosa siamo? Amici?"

La domanda sembrò prenderlo in contropiede, perché alzò le sopracciglia, non perdendo la vena divertita nello sguardo. Ci pensò su un attimo, passandosi lentamente la lingua sul labbro. "Direi di sì."

"Eppure non so quasi più niente di te", continuò il neurochirurgo, scrutando in quegli occhi da cerbiatto per catalogare ogni espressione, "non mi sembra corretto, visto che nel tempo libero scopiamo."

"Come ho detto, l'attività fisica fa bene al corpo e alla mente."

Louis si trattenne dal tirare un pugno su quella faccia compiaciuta. Avrebbe voluto avere un asciugamano a portata di mano per lanciarglielo contro e cancellare i sorrisetti soddisfatti. Non avendolo, si limitò a fulminarlo con lo sguardo.

The Broken Hearts Club || [larry stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora