11. Il lato oscuro della fama

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Nei giorni successivi, Harry ignorò Louis e Louis ignorò Harry

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Nei giorni successivi, Harry ignorò Louis e Louis ignorò Harry.

Quando si incontravano in un corridoio, o nella sala ristoro, o ancora nella porta girevole d'entrata, Harry guardava dritto davanti a sé e Louis gli girava intorno, fingendo di non vederlo.

Era chiaro che nessuno dei due volesse parlare dell'accaduto o confermare che fosse successo davvero: era stato un momento di debolezza dettato dalla frustrazione e dalla stanchezza, non significava niente, conveniva dimenticarlo prima di fargli raggiungere dimensioni spropositate.

Quel bacio non aveva cambiato nulla, era già stato lavato via dai gemiti di Paul e dalla sua pelle calda. Aveva ancora sul collo le macchie rosse, ormai sbiadite, che lo specializzando gli aveva lasciato come ricordo. Se Louis poteva stare con Isabella e baciare un altro, non capiva perché lui non avrebbe dovuto fare lo stesso.

Bonnie, invece, si stava riprendendo bene e quello, sebbene fosse un fatto positivo, era un problema. Il cellulare aveva fatto un metaforico buco nella tasca dei pantaloni di Harry, friggendo e diventando pesante dopo ogni chiamata anonima. Quelle infatti erano raddoppiate e non lo lasciavano più in pace, né di giorno né di notte.

Presto sarebbe tornato a New York e il mondo gli sarebbe caduto addosso. Le minacce diventavano sempre più reali, toccavano parti della sua carriera che aveva difeso e cullato con anni di impegno, non sapeva come uscirne, non sapeva cosa aveva fatto per meritarsi quelle cattiverie.

Aveva provato a chiamare il suo mentore e capo, il Dottor Hayes, ma non aveva trovato il coraggio di dirgli la verità, optando per una mezza bugia: sarebbe rimasto a Londra ancora un po', Bonnie aveva bisogno di lui.

"Mi manca il caffè."

Harry sussultò, tornando al presente e accorgendosi che i piedi l'avevano portato davanti a uno dei distributori automatici sparsi per l'ospedale, questo in particolare vicino al reparto di neurologia.

Niall Horan, il paziente epilettico di Louis, stava accanto a lui con gli occhi azzurri sfocati e persi nel vuoto. Il suo colorito era ancora più pallido del solito e aveva una mano appoggiata al muro per tenersi su. Era vestito con abiti normali ma molto comodi: una felpa, un paio di pantaloni della tuta, un paio di ciabatte da ospedale. Sembrava dimagrito ancora.

Harry gli fece un sorriso, prima di allungarsi a prendere l'espresso che la macchinetta aveva appena finito di preparare. "Comprensibile. Stai facendo una dieta specifica?"

"Chetogenica. Il Dottor Tomlinson dice che eliminare carboidrati e zuccheri aiuta a limitare le crisi. O almeno, così ho capito, usa un sacco di termini strani."

Harry rise, bevendo il caffè in un solo bollente sorso. Toglieva completamente lo zucchero dalle impostazioni, ma quegli aggeggi ne mettevano sempre un po' al fondo. Fece schioccare le labbra e buttò via il bicchiere vuoto. "Hai avuto una crisi da poco."

The Broken Hearts Club || [larry stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora