capitolo 9

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Atene

Domenica, 23:40

Il telefono del professore squilla, non fa in tempo ad alzare la cornetta che la voce squillante di Denver gli colpisce le orecchie.
"Perché cazzo non ci hai avvisato?! Dov'eri?" Urla al Professore, che è come in uno stato di trance.

62 ore di rapina

"Uomo ferito, uomo ferito" entra Helsinki con Oslo fra le braccia, ha una grave ferita alla testa, probabilmente morte celebrale, ma lui non riesce ad accettarlo.
Così, gli innientta delle medicine, gli diamo corda, non è il momento di peggiorare le cose.

Lo sguardo di Oslo non era mai stato vivace, ma ora era lo sguardo di tutti noi, triste, e assente.
La speranza è come le tessere del domino, quando ne cade una, cadono anche tutte le altre.
E gli ostaggi si resero conto che eravamo fottuti.

"Si sieda" ordina sempre più forte Rio, all'insegnante, "il suo alunno è fuggito con altri ostaggi, non dovete preoccuparvi per loro, stanno tutti bene" ma il suo tono non è più ingenuo e rassicurante, è duro e freddo.
All'improvviso, gli ostaggi si mettono in piedi, ed applaudono, Rio cerca di farli sedere, ma invano.

Ci pensa Tokyo, sparando in aria, cade un religioso silenzio.
"Sedetevi, tutti!" Urla, solo l'insegnante rimane in piedi, si avvicina minacciosa, "siediti, siediti, per favore" forse perché nota il suo sguardo triste, e i suoi occhi lucidi, obbedisce.

Flashback, Toledo

Siamo seduti al tavolo, all'aperto, chiacchieriamo del più e del meno, fino a quando, il Professore parla.
"Gli ostaggi" "con il passaggio delle ore gli ostaggi smetteremo di essere buoni, quando vedranno che nessuno verrà rilasciato, il loro istinto di sopravvivenza, li spingerà ad agire" Nairobi di mette a ridere, "e che cosa faranno? Quei rammolliti si trasformerranno in Hulc?" Ironizza, "più o meno".

"Cercheranno di scappare, o scapperanno" "nooo" cantileniamo io e Tokyo e Nairobi, "è possibile che vada così" "ma siamo armati!" "E a quel punto gli ostaggi smetteranno di avere paura, se dovesse succedere è importantissimo ristabilire il controllo, e in questo caso, lo faremo attraverso, l'empatia" "creando, un clima di fiducia più solido di quello che abbiamo instaurato fino a quel momento".
"però, la fiducia e gli M16 non vanno molto d'accordo no?" Rido, "e allora dovremo cercare qualcosa che ci avvicini agli ostaggi" "vediamo, cos'è che unisce le persone?" "Il pallone?" "Il sesso?" "Ma niente di tutto ciò è utile per il nostro piano" "cos'è che unisce noi?" "Il denaro".

"il denaro! Di altre cose no ma di denaro, ne avremo tanto, ho riflettuto molto su come fare diventare gli ostaggi, nostri alleati" " e sono arrivato ad una conclusione, denaro, o libertà".

Adesso.

Così facciamo, come ordinato dal Professore, Nairobi traccia una linea nell'atrio, Tokyo fa il suo discorso, e ogni ostaggio fa la sua scelta: soldi o libertà.
Quello che non sanno però, è che tutto questo è solo uno dei tanti trucchetti del Professore, per fare diventare gli ostaggi, nostri complici.

"E adesso?" "Adesso cosa Atene?" Mi incalza Berlino, "insomma, cosa facciamo con tutti quegli ostaggi chiusi la sotto?" Lui sospira, "staranno benone" ironizza, poggio la mano sulla guancia, ho un sonno incredibile, non dormo da tre giorni.

"Il pisolino di bellezza lo rimandiamo a più tardi che dici Atene?" Apro di nuovo gli occhi, "le regole del Professore erano anche di essere lucidi, quanto tempo è che non mangiate? Che non dormite? Dobbiamo essere lucidi, o va tutto a puttane!" Esclamo, "Atene, non sei l'unica ad essere stanca, ma si sopporta" sputa acido Rio, non lo riconosco più, mi mordo il labbro e sto in silenzio.

Berlino controlla le pupille di Oslo, scuote la testa, "non reagisce, non voglio fare l'uccello del malaugurio ma credo che il danno sia irreperibile" ci guardiamo mortificati, "e come lo sai?" Interviene Nairobi, "sei un neurochirurgo?!" Alza la voce, "non si può sapere! Lo bisogna portare in ospedale! Perché magari, si può ancora curare" "da qui non uscirà nessuno" risponde impassibile.

"chiaro? Con o senza buco in testa, sai che ha detto il Professore" lei rotea gli occhi, "il Professore, mene fotto del Professore, dov'era il Professore quando sono scappati 16 ostaggi?! Dove era quando hanno spaccato la testa a Oslo?, apriamo, chiamiamo la polizia, così lo portano in ospedale" sbotta lei, "che diavolo stai dicendo? Le regole erano chiare, nessuno esce da qui, le abbiamo accettate tutti, anche Oslo!" "Sono fuggiti 16 ostaggi, le regole sono cambiate" sibilo, "gli ostaggi non sanno che sta succedendo, Oslo si" "e allora? Eh? Non può nemmeno parlare, e anche se potesse non ci tradirebbe mai cazzo, mettiamola ai voti" interviene Rio, Berlino gli punta una pistola, "qui non siamo in democrazia!" C'è di nuovo uno scambio di pistole, "hai ragione, non lo siamo" sputa Nairobi, "apriamo il portone, e facciamo uscire Oslo" scandisce, "da qui non esce nessuno" ringhia lui, "Berlino, abbassala" sussurro, "Oslo non esce" la voce di Helsinki ci va voltare, ci abbassa le armi, "io parlato con Oslo prima di entrare, non importa ferita, meglio morte che carcere, tu capito?" Spiega a Nairobi "si" sussurra triste, " io occupo di Oslo" trattengo le lacrime guardando il corpo di Oslo immobile, con gli occhi aperti su quella sedia.

"Se succede a me, ammazatemi, sono sicura che Oslo ora soffre" il mio tono è impassibile, tutti si voltano verso di me, "ma che dici Atene?" Si fa avanti Tokyo, "quello che ho detto, se succede a me uccidetemi" esco dalla sala.

"Atene..." "Berlino che sorpresa" "non hai neanche più il tuo tono, che ti succede?" Si siede di fronte a me, "tutto e niente Berlino" sospiro guardandomi le mani, "Berlino, la mano, sta tremando" lui abbassa lo sguardo sul suo polso e tira fuori una fialetta di vetro da un astuccio, "se ti fa impressione il sangue non guardare" mi avverte, "ho visto di peggio.." mi scappa, si inietta il farmaco, "fa male?" Azzardo, "ho visto di peggio" roteo gli occhi divertita, avvicino piano la mia mano alla sua, "non sei solo" gli sorrido stringendogli la mano, sta in silenzio.

"capito?" Annuisce, "sai che non sono bravo in questo Atene" scosta bruscamente la mia mano, ci rimango un po' male, "si lo so..." Sussurro, "potresti... provarci?" Si volta a guardarmi, "vorresti dire di provarci per te?" Mi incalza, "cercavo di essere gentile Berlino! Io non mi fido facilmente delle persone! E sai perché? Perché ogni volta mi deludono, o peggio, muoiono! E questo ne è la prova, sai...sono davvero una povera ragazzina disubbidiente, avevi ragione tu" sbatto la porta con forza, mi metto la mano sulla bocca per soffocare i singhiozzi, faccio un respiro profondo e mi rimetto in sesto.
Fottiti.

ATENE ~the new member~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora