Atene
"Come sta Mosca?" Chiedo mangiandomi le unghie nervosamente, "stabile" risponde piatto Berlino, "si rimetterà vero?" Sussurro, "non sono Dio Atene, ma lo speriamo tutti" mi mette le mani sulle spalle, "sta tranquilla" abbasso lo sguardo, "ci proverò" mi sforzo di sorridergli, "adesso devo andare" annuisco, "a dopo" mi siedo sul divanetto, "potrei avere questo rimpianto per tutta la vita, se muoio" rifletto, mi mordo il labbro, "perché non ci ho pensato prima?" Mi butto a peso morto e abbraccio il cuscino, soffocando un urlo,"che stupida" la mia voce è ovattata, "ma che stai facendo?" Parli del diavolo..."Tokyo, che sorpresa, stavo facendo un breve pisolino" mento, "e allora perché hai il mascara sbavato e gli occhi rossi?" Sto in silenzio, "Senti..." Lei mi guarda curiosa, "cosa?" Strizzo gli occhi, "no nulla" mi fissa confusa, "sicura?" Annuisco con un finto sorriso sulle labbra, "vado a darmi una sistemata" mi alzo.
Martedì, 22:15
3 ore dalla sparatoria
"Hey Denver" entro nel tunnel, "basta Denver, sei esausto" lo volto lentamente verso di me e prendo il piccone che ha in mano, poggiandolo a terra.
"Che sta succedendo?" Chiedo preoccupata, "ci ho litigato" "con chi?" "Mosca, mio padre" c'è una pausa, "posso chiederti il motivo?" Azzardo, "non è un segreto, quindi va bene" annuisco, "per fartela breve, per tutta la vita ho sempre pensato che mia madre ci avesse abbandonati, e poi oggi vengo a sapere che era una bugia" lo guardo comprensiva, "so come ti senti" "già..." "Un bugia..." Sussurro a me stessa, "una bugia" ripeto, lui mi guarda accigliato, "tutto ok?" Chiede preoccupato, "c'è una cosa importante che devo dire ad una persona ma non ho il coraggio" "beh, glielo dirai quando usciremo" "non occorrerebbe, è qui dentro" ammetto, "ah" "chi sarebbe?" Sospiro, "lascia perdere" "eh no, tu mi dici una cosa del genere e pretendi che non ti faccia domande?" Sorrido sommessamente, "mi fai morire" gli dò una spallata amichevole, "non avere paura, se devi dirlo dillo, la vita è breve" mi fa l'occhiolino, "adesso mi rimetto al lavoro, ci siamo quasi" "certo, a dopo" "a dopo"."Come sta?" Chiedo a Tokyo che stringe la mano di Mosca, "stabile per ora" la sua espressione è triste, "sta dormendo" gli accarezzo dolcemente il braccio, "resisti" gli sussurro, "perché sei qui?" Alzo le spalle, "volevo solo sapere come stava" sta in silenzio, continuando a guardare il viso di Mosca, "sembra così sereno.." soffio guardandolo, "giá" "chissà cosa prova...fa tanto il duro ma alla fine so che soffre da morire" ammetto, "lo credo anche io..." "È strano non trovi?" Lei alza lo sguardo e lo posa su di me, "cosa?" "All'inizio di tutto questo, avevamo 3 regole, niente nomi, e guarda tu Berlino e Rio, niente domande personali, e alla fine ti ho raccontato la mia vita, e... niente relazioni personali, guarda tu e Rio, e...io e Berlino, credo" lei mi sorride, "alla fine sapevamo tutti che le avremo infrante alla fine" annuisco, "abbiamo passato 5 mesi in quel casale, e il Professore pensava che non avremo legato, che non avremo fatto... amicizia, che non ci saremo innamorati" la guardo un secondo, "aveva immaginato una rapina senza affetti, aveva promesso niente sangue, Oslo è morto, Mosca è appeso ad un filo, guardaci...abbiamo fatto l'opposto di quello che aveva detto il Professore, Lui aveva progettato tutto, nei minimi dettagli, ma quella era solo la teoria, la realtà è che non avrebbe mai potuto gestire le nostre emozioni, così ha messo quegli inutili paletti, sperando che non li avremo mai attraversati" lei mi guarda un momento, "cazzo da ladra a filosofa" ridacchio, "buona idea, allentiamo la tensione" ridiamo per un po', "e ora, rischiamo le nostre vite in questa trappola per topi, non sapendo cosa succederà, alla fine, non c'è mai stata nessuna certezza, eravamo semplicemente dei criminali disperati che avevano visto una scintilla nel buio, non c'è mai stato nessun piano, alla fine, nessuno di noi ha mai avuto veramente il controllo, neanche il Professore" "Con questo?" Mi incalza, "è difficile perdonarti dopo che mi hai consegnata alla polizia, capisci?" Annuisco, "ho bisogno che tu lo faccia però" "perché?" Sospiro, "perché c'è un cosa che devi sapere".
"Ti ho mentito..." Sussurro, "su cosa?" "Non è vero che mia madre è morta di cancro, e non è vero che mio fratello è veramente mio fratello" lei sgrana gli occhi, "perché? Qual'è la verità?" "È... difficile" sospiro, "la verità è che, sono stata... adottata" lei mi guarda come a dire continua "un uomo è apparso sulla soglia dell'orfanotrofio, ero così felice..." Sorrido malinconica, "poi scoprii che non sarei mai stata felice, quando mio padre mi tirò il primo schiaffo, ero così ingenua, a 6 anni avevo già capito come stavano le cose" "a sedici anni, ero determinata a sapere le mie origini, chi erano i miei genitori, da dove venivo" "ed è qui che viene la parte difficile" "cioè?" Chiudo gli occhi, "vedi, ho cercato tanto la verità, e un giorno bussai alla porta di...tua madre, le dissi chi ero, lei dissi la verità, che mi aveva abbandonata in quel posto, ricordo che si mise a piangere, mi disse che non era pronta a crescere un figlio, poi, lei mi disse che aveva già un'altra figlia, pensai 'perchè lei si è io no'? Ricordo che uscii sbattendo forte la porta, ero arrabbiata, e quando alzai lo sguardo, vidi una camera, le luci erano spente, ipotizzai fosse la tua, continuai a cercare, e quando facesti quella rapina, ti riconobbi, e tutti i pezzi andarono al loro posto, poi ti vidi a Toledo, ti odiavo sai? Perché pensavo che tu fossi vissuta felice, con una madre e un padre amorevoli, e che invece a me era toccato vivere con un alcolista e un ragazzino che mi faceva da padre, non voglio pretendere nulla da te, ma non volevo rischiare di portarmi questo segreto nella tomba" c'è un lungo silenzio, "perché non melo hai detto?" Sentenzia alla fine, "non lo so..." Sussurro, "perché dovrei crederti?" Il suo tono si fa freddo, "in effetti, non hai nessun motivo di credermi, avevo bisogno di dirtelo Silene" mi guarda, "e tu? Tu come ti chiami?" "Non credo sia più necessario mentire, Clare, mi chiamo Clare" lei abbassa lo sguardo, "devo andare" mi accascio sul divanetto.
"Sei qui, ti ho cercata ovunque" "Berlino, non è il momento" "che succede?" "Tu cosa provi per me?" Si blocca, "ho come l'impressione di dover dire tutto a tutti, ho già fatto una confessione, adesso voglio farne un'altra, io ti amo Berlino, non mi importa se ricambi, ma non voglio avere rimpianti, non voglio più sopprimere le mie emozioni, questa rapina mi sta cambiando, nel bene e nel male, non ho la più pallida idea di cosa farò quando uscirò di qui" "io si" alzo un sopracciglio, "quando usciremo di qui andremo in un'isola esotica, solo io e te" sbarro gli occhi, "parli seriamente?" Annuisce, "io parlo sempre seriamente, ricordi la malattia?" Gli dò una spinta, "stupido".
Nessuno ha mai avuto il controllo, hanno scoperto il Professore, dobbiamo uscire al più presto, o saremo tutti morti.
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ATENE ~the new member~
FanficLa famosa banda del Professore è quasi completa. Quasi. Il nono elemento, la persona che gli manca per mettere in pratica il suo geniale piano è una ragazza. Ma non una semplice ragazza, perché lei non è affatto semplice. Lei è furba, bella, scaltra...