Capitolo 23

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Erano arrivati in Accademia da un bel pezzo, si erano già lavati ed erano pronti per uscire.
Non potevano fare molto tardi perché il giorno dopo sarebbero cominciate ufficialmente le loro prove per il primo spettacolo aperto al pubblico. Fino a quel momento avevano solamente tenuto le lezioni per i ragazzi, ma era arrivato il momento anche per loro di mettersi a provare le esibizioni che avrebbero presentato allo spettacolo.

E il direttore dell'Accademia era stato chiaro: non sarebbero state ammesse sbavature da parte loro.

Nessuno avrebbe riposto fiducia in professionisti ed insegnanti che non erano letteralmente perfetti.
D'altra parte, quella si proponeva di essere l'Accademia migliore della Sicilia ed anche forse dell'Italia, le rette erano pesanti ed i genitori dei ragazzi si aspettavano, giustamente, che ai loro figli venisse data la migliore preparazione possibile.

Quella cosa caricava di ansia ed aspettative tutti i ragazzi, che si erano già confrontati sul fatto che da quel momento in poi, fino alla sera dello spettacolo, avrebbero dovuto ridurre drasticamente le uscite serali e soprattutto era categoricamente vietato fare le ore piccole.

Mentre varcavano la soglia d'uscita dell'Accademia Christian tenne aperta la porta per fare passare Mattia, come un perfetto gentiluomo.

"A cosa devo tutto questo servilismo ultimamente?" - chiese il biondo.
"Sono sempre stato un gentiluomo Mattia, mi dispiace che tu te ne stia accorgendo solo ora." - rispose con tono fintamente offeso.

Mattia si avvicinò al suo orecchio e in un sussurro lo provocò.

"Io ho l'impressione che quella scopata ti abbia dato alla testa, fai tanto il forte dicendo che non è di certo stata una delle migliori, ma la realtà è che da quel momento mi veneri...e come darti torto." - il tono di Mattia era così insolente che Christian voleva punirlo.

"Abbassa le ali fratè." - lo rimproverò.

Fratè.

Era da un po' che nessuno dei due usava quella parola. E Christian lo stava facendo con un preciso intento: punire Mattia.

Il biondo rimase interdetto e lo guardò interrogativo, Christian notò con soddisfazione che il suo sguardo si fosse rabbuiato nonostante Mattia stesse cercando di nasconderlo.
Non era contento di vederlo triste, sia chiaro...ma sapeva fosse ciò che meritava per la sua insolenza, si sarebbe fatto perdonare dopo.

"Vaffanculo, Christian." - si lamentò il più piccolo a bassa voce mentre andava avanti a passo spedito, lasciando il moro dietro.

Nessuno dei due si rivolse la parola per ore intere ma, mentre si tenevano impegnati parlando con gli altri ragazzi, ad entrambi capitava di cercare lo sguardo dell'altro.
E quando casualmente i loro sguardi si incrociavano, Mattia era sempre il primo a distoglierlo stizzito.

"Fra mi passi i tovaglioli?" - azzardò Christian rivolgendosi al biondo, usando sempre quella parola con disinvoltura.
"Christian, hai anche tu le mani, allungati e prenditeli da solo." - sputò fuori velenoso, prima di alzarsi, facendo un gran rumore con la sedia, e dirigersi sbuffando verso il bagno.

A quel punto calò il silenzio al tavolo, tutti si voltarono a guardare Christian.

"State tranquilli, è tutto okay." - li rassicurò, mentre si dirigeva goffamente verso i bagni del locale, dando addirittura per sbaglio una spallata ad una ragazza che passava da lì.

"Scusa cavolo, scusa, non ti avevo proprio vista." - disse con gentilezza e premura, ma senza neanche guardarla veramente in viso.
"Uh, tranquillo, non è nulla. Che strano incontrarti così per caso Christian!"
"Ehm, ci conosciamo?" - chiese confuso.
"Sono Rebecca, ci siamo visti in questo stesso locale qualche settimana fa, eri con il tuo amico biondo..." - fece una lunga pausa. "...e mi hai anche piantata in asso per lui in realtà." - concluse un po' imbarazzata.

Fratelli o poco più - ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora