Capitolo 27

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"Non lo so Chri, davvero. Non ti ha spiegato nulla?" - Alex lo stava stringendo e gli stava passando una mano tra i ricci in segno di affetto.
"Non l'ho fatto parlare, mi è bastato sapere che avesse fatto lui la prima mossa..." - si giustificò Christian.
"Per il momento siediti qua sul letto che vado a prenderti una camomilla giù al bar, ti posso lasciare solo due minuti?" - Alex era estremamente apprensivo e dolce.
Il ballerino annuì leggermente con la testa.

Quando il cantante tornò con una tazza di camomilla fumante tra le mani, trovò l'amico nella stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato, con il viso stravolto dal pianto e le mani martoriate.
"Bevi questa e mettiti a letto, avverto che oggi pomeriggio non potrai andare in sala perché stai poco bene." - asserì con fare paterno Alex.

Christian obbedì silenziosamente e poco dopo, stremato dal pianto, si addormentò.

Non sapeva quante ore fossero passate, non aveva la certezza di essere in dormiveglia e nemmeno di star sognando, ma sentì un suono ovattato che sembrava la voce di Mattia.

"Appena si sveglia mi chiami? Vorrei solo spiegargli il motivo di ciò che ho fatto. Ti prego Ale." - aveva la voce rotta dal pianto e stava praticamente supplicando il cantante.

Christian aveva ancora gli occhi chiusi ma capì che i due erano sull'uscio della porta e stavano bisbigliando con il chiaro intento di non svegliarlo.

"Matti, sta troppo male adesso. Ho paura che qualsiasi cosa tu gli possa dire lo farebbe stare ancora peggio...lasciagli un po' di tempo per digerire questa brutta notizia."

"Non voglio perderlo per sempre Ale, non potrei mai perdonarmelo. Aiutami, ti prego."
La voce di Mattia tremava, ma per la prima volta Christian non provò tenerezza per lui. Era troppo ferito, troppo incazzato.

"Vai via per favore?" - chiese a quel punto Christian con un filo di voce.
Gli altri due si ridestarono subito, sorpresi che il ballerino si fosse svegliato e li avesse sentiti parlare.

A Mattia si riempirono gli occhi di lacrime e cominciò a tremargli il labbro inferiore, trattenne il pianto con tutte le forze che aveva in corpo, abbassò lo sguardo e andò veramente via.

Alex richiuse la porta e mestamente si avvicinò al ballerino che intanto si era messo a sedere appoggiando la schiena alla testiera del letto.

"Scusami, stavo già provando a mandarlo via, ma ha insistito molto affinché potesse parlarti per spiegarti la situazione."
"Alex, posso essere sincero?" - fece una breve pausa durante la quale il cantante gli fece cenno di sì con la testa, poi continuò - "...mi ha letteralmente spezzato il cuore, ho percepito così tanto dolore da scoprire parti del mio corpo che non pensavo esistessero e non pensavo potessero provarne...e invece fanno male da morire." - disse tutto con una voce calma, quasi spaventosa per quanto era carica di serietà e dolore.

"Vieni qua!" - gli disse Alex prima di cingerlo in un abbraccio paterno.

~

Per i due giorni seguenti Christian si comportò come un'automa, in qualsiasi circostanza. Era presente fisicamente ma non aveva nessuna espressione facciale, sembrava non fosse in grado di rispondere agli stimoli esterni. Continuava a fare lezione, perché era il suo dovere, ma con la testa stava da un'altra parte.

O forse da nessuna parte.

Era totalmente perso.

Aveva appena finito una lezione, tutti gli allievi erano già andati via ma lui era rimasto almeno cinque minuti seduto per terra, con le gambe incrociate e lo sguardo perso nel vuoto.

Ad un tratto si risvegliò da quello stato di trance in cui era caduto, raccolse il suo borsone, lo mise in spalla e si diresse verso l'uscita della sala. Fu proprio mentre stava oltrepassando l'uscio della porta con lo sguardo basso che si scontrò fortemente contro qualcuno.

Non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire chi fosse. Vide delle scarpette da latino ben lucidate sotto i suoi occhi, ma per essere sincero con se stesso ammise che avrebbe riconosciuto chi si trovava di fronte a lui anche ad occhi chiusi. Dall'odore o forse anche solo dalle vibrazioni che si creavano anarchicamente tra il suo corpo e quello di Mattia. C'era qualcosa di intangibile che si liberava nell'aria quando loro due erano vicini, accadeva sempre. Accadde pure il quel momento.

E quelle vibrazioni sembrarono amplificarsi estremamente quando la voce di Mattia ruppe quel silenzio durato un'eternità.

"Chri..." - disse flebilmente.

Christian non rispose, non alzò nemmeno lo sguardo...eppure non ebbe neanche la forza di allontanarsi da lui.

"So che non vuoi ascoltarmi, ti chiedo soltanto di guardarmi negli occhi e spero ti parlino loro per me. Solo questo." - chiese Mattia con un nodo in gola.

Il moro, quasi stregato dalle quelle parole e quella voce che era per lui come il canto di una sirena, alzò il capo e inchiodò gli occhi su quelli azzurri dell'altro.

Mattia si lasciò scappare un sospiro pesante, quasi come se ritrovarsi quegli occhi cerulei nei propri, dopo quei giorni di lontananza, gli avesse ridato l'ossigeno per respirare.

// chi non muore si rivede. Se riesco e vi va potrei pubblicare oggi stesso il prossimo capitolo per farmi perdonare.

Fratelli o poco più - ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora