CAPITOLO 10

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È difficile capire e accettare la morte a diciassette anni.
Difficile comprendere le cose che non conosciamo.

Il tempo passa, e tu ti aspetti che continui a farlo. Sempre.
Fino a quando non succede l'impensabile.

Ho sempre immaginato di invecchiare, di avere i capelli bianchi, le rughe.
Forse per via della mia famiglia.
Progettavo di costruire un futuro con l'amore della mia vita.
Lo volevo così tanto da far male.

Negli ultimi giorni ho avuto tanto tempo per pensare. Alla vita.
Forse mi sono anche costretta a farlo.
In verità, ci ho pensato soprattutto di notte. Come accade alla maggior parte di noi.

Immagino che siate tutti insieme adesso, o che questa lettera passi di mano in mano.
E se la state leggendo... sapete perché.

Will.
Spero tu stia bene. Immagino che vi siate stabiliti ad Hawkins.
Spero di sì, anche se so quanto Joyce soffra per la perdita di Hopper restando lì.
Rimarrai sempre il mio preferito tra gli amici di mio fratello:
il bambino che ascoltava i Clash di nascosto,
quello che preferiva il salato al dolce a colazione.
Rimani sempre te stesso, ovunque tu sia.

Jonathan.
Non sai quanto mi dispiaccia per tutto ciò che eravamo... e che avremmo potuto essere.
Io ci sarò sempre per te, ovunque andrai, con chiunque tu sia.
Sii clemente con Joyce e Will.
E soprattutto con Nancy. Tienila stretta.

Undici.
Incontrarti ha salvato la vita a tanti.
E forse un po' di più a tutti noi.
Sono così grata di averti conosciuta,
di averti vista crescere — anche se per poco tempo.
Cresci, vivi, ama. Sbaglia.
Ma fallo sempre seguendo la tua testa.
Non lasciare mai che qualcuno decida per te.

Mike.
Ama come solo tu sai fare.
Abbattili, quei muri. Vivi fino in fondo.
Spero che tu, Will, Undici e Jonathan siate al sicuro ora,
che non abbiate vissuto l'inferno che c'era ad Hawkins.
O almeno, che sia stato meno tragico.

Lucas. Erica.
Divertitevi. Amate.
Erica, Dustin mi ha parlato di quanto sei brava a D&D. Continua così, piccola.
E Lucas... prenditi cura di lei.
E prenditi cura di Max.

Max.
Spero che Vecna ti abbia reso le cose meno difficili di quanto le abbia rese a me.
Spero che tu stia bene.
Supera le paure, i sensi di colpa.
Ricorda: non sei mai sola.
Nessuno, in questo gruppo, ti lascerà mai sola. Nemmeno io.

Nancy.
Devo ammetterlo: sono gelosa di te.
Credo di esserlo sempre stata.
Ma non gelosa al punto da odiarti.
Gelosa... al punto da ammirarti.
Anche i tuoi errori, ai miei occhi, erano perfetti.
Non so come né perché, ma è così.

Spero che tu stia leggendo da sola... altrimenti è un tantino imbarazzante.

Scusa.
Sono curiosa di sapere se con Jonathan sia tutto ok.
So che lo ami. Ma so anche che il tuo cuore ha appartenuto a qualcun altro.
E sì, forse prima mi avrebbe dato fastidio.
Ma non potevo permettermelo,
e ho imparato ad accettarlo in fretta.
Forse... l'ho sempre accettato.

E sai una cosa?
Non importa se tornerai da lui.
Non importa perché so, egoisticamente,
che il suo cuore è appartenuto a me, sulla Terra.
E il mio a lui, ovunque.

Quindi sì, Nancy Wheeler. Hai la mia benedizione.
(Ovviamente scherzo. Non so se si capisce da una lettera, ma... in ogni caso.)

Robin.
Mia cara, sbadata, meravigliosa Robin.
Sei stata fondamentale per me, lo sai?
Nell'ultimo anno...
È già la seconda volta che il destino ci divide.

Non essere spaventata, né triste,
per il fatto che forse non sarò più io con te a dividere quella sigaretta dietro scuola,
o ad accompagnarti a lavoro dopo una serata al cinema.

Vorrei sapere quale film vedresti dopo una lettera così.
Probabilmente nessuno.
O qualcosa di comico, per sdrammatizzare.

Non voglio che siate tristi.
Robin, sii te stessa.
Essere te è magnifico.
Sei così unica che non potrebbero nemmeno ricrearti in laboratorio.
Ama. Ama senza paura.
E tieni d'occhio i marmocchi... e Steve.

Eddie.
Com'è andata la tua prima volta nel Sottosopra?
Scusa se non ti ho detto niente prima,
ma capisci quanto sia assurdo da raccontare?

Spero tu ti sia preso cura di Dustin,
e che tu abbia suonato il concerto più metal di sempre.
I pipistrelli ne saranno usciti storditi.
Avrei voluto sentirti suonare per me.
Anche se con me usavi solo quella acustica noiosa.

Spero che tutto questo inferno non ti abbia lasciato traumi,
e che tu sia a casa, a giocare a D&D,
con tua madre che ti cucina ogni cosa.

Dustin.
Come sta la mamma?
Spero stia bene. E spero che anche tu lo sia.

Dustin, voglio vederti felice.
Non voglio che tu versi una sola lacrima per me.
Io non ti abbandonerò mai, lo sai?

La vita è dura.
Non coccola nessuno.
E ogni volta che ti colpisce, ti assesta dieci colpi.
Abituatici. Ma non lasciarti sconfiggere.
Combatti.
Abbi coraggio.
Fissa obiettivi chiari.
E vincerai.

Non so come ringraziarti.
Non ho mezzi per restituirti tutto quello che hai fatto per me.
Sei stato il mio angelo custode,
la mia coscienza,
il mio rifugio,
il mio sorriso nei giorni grigi.

Hai riempito i vuoti della mia solitudine,
senza chiedere nulla.
Grazie a tua madre per averti creato.

Stalle vicino.
Divertiti con lei.
Divertiti con i tuoi amici.

E, soprattutto... vivi.

Steve...
Il suono del campanello distrasse Charlotte.
Ripiegò quei fogli con delicatezza, poi li ripose nel cassetto della scrivania.
Indossò le scarpe e scese le scale di casa, con calma.

Steve era lì, davanti alla porta d'ingresso degli Henderson, ad aspettarla.
Lei lo raggiunse poco dopo. "ciao piccola peste"
Si salutarono con un bacio veloce sulle labbra, appena un tocco, sfiorato, sotto lo sguardo sfuggente di Dustin, intento a prepararsi qualcosa da mangiare.

Steve lo salutò scompigliandogli i capelli, mentre Dustin lo scacciò via ridendo.
Quando furono entrambi pronti, uscirono di casa.
La signora Henderson li salutò dalla soglia, raccomandandosi di fare attenzione e di tornare presto.

Take My Breath Away risuonava dalle casse della BMW di Steve.
L'aria fresca delle prime ore della sera entrava dai finestrini abbassati, scompigliando i capelli di Charlotte, concentrata a osservare il paesaggio post-apocalittico della loro cittadina.

Nonostante le ferite profonde e le partenze di tanti, nessuno del gruppo aveva avuto il coraggio di lasciare Hawkins.
Era casa.
Lo sarebbe stata sempre, nel bene e nel male.

Charlotte strinse la mano di Steve, poggiata sulla sua coscia, mentre sfrecciavano verso casa Byers-Hopper.
Tutto il gruppo li aspettava, impaziente.

Charlotte si scusò ridendo — un suono che non usciva da lei da secoli —
e diede la colpa del ritardo a suo fratello.

Risero tutti.
Sembravano a loro agio.
Si divertivano, sapendo di non poterselo permettere per sempre.
Sapendo che la guardia non andava mai abbassata.

Eppure, in quel momento...
erano lì. Insieme.

A godersi una pausa.
A ricordare chi non c'era più.
A vivere anche per loro.

died in your arms // Steve harrington Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora