Ecco, lo sto facendo di nuovo, come se niente mi fosse stato insegnato, come se niente avessi imparato: sto correndo, approssimando, perdendo pezzi importanti che non possono essere tralasciati.
Il vero problema è dare una sequenza temporale ai ricordi. Tutto si confonde, il prima, il dopo. Restano solo i pezzi di conversazioni che mi sono rimaste attaccate addosso.
Che Mister X mi avesse dato un altro nome ve l'ho già scritto. Mia, mi aveva ribattezzata, con semplicità è complicità. Mia, come segno non di possesso ma di appartenenza.
La conosci la differenza tra possesso e appartenenza? Mi chiedeva lui. Io cosa potevo mai saperne?
Sei Mia non perché ti posseggo, sei Mia di me. Sei parte di me.
Ecco questa era Mia: era follia, delirio, era fantasia. Mia era farfalla.
Ce le hai le farfalle nello stomaco vero?
Io avevo un intero sciame che mi svolazzava dentro non solo quando lui c'era, ce lo aveva anche nell'attesa che mi scrivesse, che mi dedicasse il suo tempo.
L'attesa del piacere è essa stessa piacere. Scriveva lui che del piacere ne aveva fatta una religione. Io non sapevo quasi niente di piacere, né del mio, né di quello degli atri. Perché sesso e piacere non sono sinonimi. A volte si trovano nella stessa persona, nella stessa stanza, nello stesso letto. A volte. Altre sono due sconosciuti che si voltano le spalle. Uniti diventano qualcosa di raro, prezioso, inestimabile. Insieme posso aprire le porte di Amore.
Scriveresti qualcosa per me? Gli avevo chiesto in uno di quei quattro giorni.
Certo. Rispose. Lo faccio subito.
Scrivi. Gli dissi. Lo intitolerai la Mia Cagna. Solo noi ne sapremo il vero significato.
Sei follia. Digitò.
Sì, lo ero.
Scrisse come solo lui sapeva fare ed io cercai il suo coinvolgimento in quelle parole, cercai la corrispondenza che non potevo desiderare e che, nonostante tutto, bramavo affinché vivesse. Cercai la follia e mi commossi per come sapeva farle bruciare le parole e per quanto lasciassero senza fiato. Non mentiva quando scriveva. Io cercai l'ardore che sentivo bruciarmi dentro e non lo trovai. Parlava di piacere, piacere di insegnarmi, piacere di correggermi, non di altro. Io volevo di più.
Riporto solo una frase di quello scritto e solo perché lui aveva inglobato le mie stesse parole:"Ricordi ? Mi hai insegnato e fatto capire di me stessa più tu in pochi giorni che altri uomini in una vita."
Era ancora un viscido nella mia testa a quel tempo, una persona che usava il suo talento per i propri scopi sessuali. Anche se lui mi aveva detto chiaro e tondo che del sesso non gli importava niente. Il sesso non sa di niente, aveva scritto. Non gli avevo creduto. La ragione questo mi diceva. L'anima invece suggeriva interrogativi, chiedeva... com'è possibile che una persona che parla così bene di sentimenti e passioni sia come tu lo pensi?
Era la poca stima che avevo di me stessa a farmelo deformare e il fatto di essere convinta di non poterlo avere l'amore di un uomo come lui.
Perché avrebbe dovuto interessarsi a me? Era troppo bello per essere vero. Che un uomo da poco mi stesse dietro lo accettavo. Uno come lui, un Padrone e Maestro non era possibile. Non sapevo quasi nulla di lui eppure percepivo il suo essere nella sua totalità come mai era accaduto.
Nonostante ciò lo lasciai. Non era possibile una scelta differente e lo sapevo che avrebbe fatto male, non pensavo che mi sarei sentita così vuota, così persa, così fragile.
Passai il giorno successivo a parlare con mio marito, a convincerlo di quanto fosse una banalità quello che era accaduto, quanta poca importanza avesse. Leggi le nostre conversazioni. Gli dissi. Non è necessario farlo. Rispose. Ed io mi impegnai a cercare di far finta di niente. Non ci riuscii. Non passarono neanche ventiquattro ore che aprii un nuovo profilo wattpad per scrivere di nuovo a Mister X.
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Parola di Mia Cagna
Short StoryVerità o menzogna? Storia vera o di fantasia? È davvero così importante? Forse l'unica cosa che conta è che viene dal cuore ed è diretta al cuore.