23 - Crisi

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Che mio marito non era il principe azzurro lo avevo capito già dall'inizio del nostro matrimonio e inconsciamente lo avevo già incolpato di questo. 

Che fosse l'altra metà di me stessa, nel senso romantico del termine, lo desideravo così tanto da rendere impossibile accettare un'opzione diversa. Sognavo la perfezione e la perfezione doveva essere. Una macchia, nel mio sogno era impossibile e quindi non esisteva. Bastava negare che esistesse. Lui doveva essere perfetto, senza incertezze, senza inciampi. 

Non so se avete mai visto i bambini di qualche anno che si nascondono dietro una tenda e non vedendo credono di non essere visti. Io facevo lo stesso. Forse, se avessi desiderato che mio marito diventasse l'uomo perfetto con sufficiente intensità, forse si sarebbe trasformato nell'uomo che desideravo. Lui doveva essere la mia metà, lui e nessun altro. Capire che l'uomo dei sogni non esisteva ed era impossibile che esistesse mi portò ad uno stato di confusione totale. Ammisi per la prima volta di non aver capito niente.

Cosa era l'amore? Amavo davvero mio marito? Perché non riuscivo a fare a meno di Mister X? Era solo attrazione fisica quella che provavo nei suoi confronti? 

Domande, tante, tutte differenti e nessuna risposta.

Ero una confusione vivente. A quel tempo non lo sapevo, ma il vuoto che si era creato era l'inizio, il primo passo del cambiamento. Sapevo di non sapere, avevo fatto a pezzi le mie certezze finte e creato lo spazio per qualcosa di diverso che doveva avere una sola caratteristica: essere verità. Per il resto non avendo alcun punto di riferimento ondeggiavo a destra e a manca.

Da un lato fingevo ancora di essere la donna di prima, dall'altro le mie chat con Mister X continuavano, continuavano, continuavano. Di dargli il mio numero di cellulare non mi ero sentita pronta, lui mi chiese di aprire un profilo Facebook. Obbedii. Mi risultava quasi impossibile non accondiscendere ai suoi desideri.

I desideri sono più degli ordini. Mi aveva scritto una volta.

Messanger era più rapido, più immediato, più efficiente nell'inviare i messaggi. E aveva altre funzionalità. Un giorno Mister X mi disse: ti piacerebbe sentirmi al telefono?

Mi si rimescolò il sangue nelle vene. 

Sì, ammisi. Ma non sono brava a parlare al telefono, non riuscirei a dirti niente. 

Parlerò io mi scrisse. 

Neanche finii di inviare il messaggio che mi arrivò non una telefonata vocale, ma una videochiamata. 

Io videochiamate non ne avevo mai fatte, rimasi per qualche secondo a guardare lo schermo del cellulare a bocca aperta. Una video? Mi avrebbe vista com'ero? Non avevo neanche il tempo di darmi una pettinata. Trucco niente. Non che avessi molta scelta. Ci volevo parlare sì o no? Si, urlò la mia testa, per cui strisciai il dito sul verde e risposi.

Bella la mia troia. Fu la prima cosa che disse ed io credetti a lui come non avevo mai fatto. Per la prima volta nella mia vita mi vidi non riflessa in uno specchio, ma riflessa nei suoi occhi e mi vidi bellissima.

Vuoi godere vero?  Chiese.

Confesso di sentire l'eccitazione che scorre nelle vene, sulla pelle e sotto la pelle, fino al centro del mio essere anche ora, solo nel riportare alla mente quei momenti. Allora fu un delirio. Ero nelle sue mani, avrebbe potuto fare di me quello che desiderava. Ero indifesa in sua presenza, nuda, come diceva lui, non nel corpo, nuda nello spirito. Gli avevo concesso su di me un potere mai dato a nessuno. Per mia fortuna lui questo potere non lo utilizzava per i suoi interessi, voleva solo mettermi di fronte alla parte di me che negavo.

Qui potremmo aprire capitoli di intenso erotismo. Ma questa storia non è quella storia e  la scure della censura è sempre affilata con le mie storie nonostante un tempo ci fossero centinaia di migliaia di letture, di followers, di likes. 

Per necessità e per pudore, tralasciamo quello che chiese Mister X e quello che feci per arrivare al nocciolo della questione: nella mia testa avevo mille e una fantasie, ma da un punto di vista fisico, raramente raggiungevo l'orgasmo.

Ecco. Dì la verità. Quante volte riesci a venire?

Poche. Confessai.

Sai poco della passione, petite.

Era vero. Sapevo molto poco. La sentivo bruciare sotto pelle, se allungavo le dita potevo quasi avere la sensazione di toccarla e invece mi sfuggiva. Cosa fosse la femminilità, la mia in particolare, era materia oscura.

Una osservazione su quello che stava accadendo a questo punto è doverosa:l' eccezionalità della situazione era creata dal desiderio di ogni persona coinvolta di non avere rapporti superficiali. 

Un'altra donna al mio posto non avrebbe proferito parola con il marito, sarebbe andata da Mister X, se lo sarebbe scopato e ben presto anche quella sarebbe diventata quella normalità che tutto appiattisce, che tutto annoia, tutto ingrigisce. Il Master per quanto bravo, se non trova corrispondenza non può essere da solo.

Io volevo la profondità nei rapporti, che non sapessi come raggiungerla era un'altra questione, ma quella bramavo. Questo aveva attratto Mister X, questo mio marito aveva sempre saputo di me, questo voleva per se stesso. 


Parola di Mia CagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora