34 - La gelosia di Mister X?

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Quella stessa sera mi scrisse ancora. Mi augurò solo la buonanotte, mesto. 

Fui io allora a non lasciarlo. 

Cosa fai? Chiesi. 

Sono di concerto jazz. 

Era diventato evasivo all'improvviso. Che fosse troppo impegnato? O che si fosse già stufato di me? Non ne avevo idea, sapevo solo che  non aveva voglia di scrivere, era evidente. 

Ascolta una canzone anche per me. Gli dissi.

Faccio solo qualche ripresa e poi vado via. Non è serata da musica, ma va bene così. Quindi era di cattivo umore. 

Come mai non è serata? Insistetti. 

Potrei dirti per colpa delle zanzare. 

Ma non sarebbe la verità. Scrissi. Io cosa me ne faccio di una pietosa bugia? La verità qual è? 

Il timore di essere di troppo e troppo invadente. 

Rimasi di stucco. Lì sì che avrei saltato dalla gioia. 

Per me? È per me? Digitai.

Certo. Confessò e io sparai i fuochi d'artificio. Il suo interesse, anche solo di sfuggita era prezioso.Certo fai una pressione una pressione incredibile, ma ti confesserò che adoro essere messa sotto pressione. Aggiunsi. 

Hai già chi lo fa.

La nebbia si diradò davanti ai miei occhi. Tutto fu chiaro. Interpretai il suo comportamento come gelosia e ne esultai. Gelosia uguale interesse, interesse uguale attrazione, attrazione uguale desiderio, desiderio uguale... La catena era lunghissima eppure io l'avevo già cavalcata tutta in un battito di ciglia. 

Tu non mi puoi vedere ma sto alzando gli occhi al cielo. Scrissi. Perché ti ho detto che ho un maestro tu hai pensato ad un marito o a un compagno. Ho anche un marito. Anche. Proseguii. Hai mai letto l'uomo che cammina di Bobin? Penso che se non fossi stata così femmina sarei stata monaca. Terminai.

L'uomo che cammina era una lettura che avrei consigliato a chiunque. Intenso, esaltante, visionario, una poesia da leggere e interiorizzare.


A queste mie affermazioni Mister X fece un cambiamento repentino, ancora una volta riprese vigore, slancio, vitalità.


Non so se sarei stato monaco. Sono nato dominante, al più sarei stato Papa. Affermò.


Sei nato amante, della vita, delle donne. Gli risposi.


È tenerti per i capelli. È stringerli adesso per farti dire non te ne andare. Lì ho lavati i capelli, sono ricci, un po' ribelli come me. Fammi assaporare il momento prima di dirti devo andare. Ascolta una canzone per me. Aggiunsi esaltata dal mio ritrovarlo.


Una canzone condivisa dall'anima richiede più dolore. Mi disse lui. Ti concedo tutto il dolore che vorrai infliggere per la mia canzone. Sospiro. Era facile il dolore a distanza. Immediato, eccitante. Sì perché nella mia testa dolore e piacere si mescolavano così intimamente da rendere impossibile scinderli. Mister X con la poesia che gli usciva dalle dita mi scrisse. Chiedo Almost Blue. Lo merita il tuo dolore. Tengo i tuoi capelli fino a domani mattina. Va a dormire, che resti bagnata tutta la notte.


Furono un dono meraviglioso quello scambio di battute, un regalo e una persecuzione. Le rilessi un'infinità di volte, tanto da poterle recitare a memoria. Il suo volermi, il suo temere di perdermi era tutto lì, in quelle poche frasi che non riuscivo a non accarezzare come un tesoro prezioso. Mi sentivo Gollum con il suo anello. Tessoro! Ero patetica? Sì.Ero folle? Anche. Eppure ero, come non riuscivo prima di quel momento, ero.

Parola di Mia CagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora