21- Crescere

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C'è ancora così tanto da scrivere, così tanto da raccontare. A volte mi chiedo se sia giusto farlo, se ci sarà qualcuno che avrà la pazienza di arrivare fino in fondo, se ha un senso proseguire a raccontare. 

Perché  avevo scritto a Mister X della richiesta di mio marito? Perché volevo che lui mi immaginasse carponi per terra a bere da un piatto, perché volevo che lui mi desiderasse e per chiedergli la forza di non fuggire ancora.

In quel periodo portavo avanti le pubblicazioni della mia storia su wattpad. Scrissi, pubblicai e in quel capitolo misi tutta la mia brama per il Padrone.

Mio marito mi aveva accompagnata nella mia avventura su questo social dall'inizio. Leggeva, votava, commentava, mi lodava quando facevo bene e mi stimolava quando non sapevo come  la storia dovesse proseguire. Non ricordo di preciso il suo commento a quel capitolo, non è possibile neanche andare a ricercarlo perché quel profilo è stato giudicato sconcio ed è stato censurato. Era sconcio, sì perché pochi sono in grado di capire la differenza che c'è tra eros e pornografia. Ma questa è un'altra storia. 

Da quel commento capii solo che mio marito sapeva a chi era rivolto.

Pensai che al suo posto io sarei stata folle di gelosia e lo era, lui lo era. Era coinvolto da capo a piedi senza che potesse fare nulla per fuggire da quella situazione nella stessa misura in cui lo ero io. Mister X? Con il senno di poi credo che anche il suo coinvolgimento fosse totale, sconvolgente e scelto solo in minima parte. Quando decidi di invischiarti della vita delle persone non può che essere così. 

Ognuno di noi si trovava ad un punto cruciale. È crescere mi scriveva Mister X, è guardare come sei. Le sue parole le leggevo, ma non le capivo. Oggi posso dire che era davvero una svolta.

 Avremmo potuto nasconderci tutti, fare finta che nulla fosse accaduto, abbandonare Mister X alla sua vita, ma "le persone capitano per caso nella nostra vita, ma non a caso", diceva Alda Merini. 

Mio marito si trovava con una moglie troia, che non accettava il suo esserlo e mi lasciava fare. Tutto vedeva, tutto sentiva, tutto capiva. Lasciava che io lo straziassi in silenzio. Più o meno in silenzio. Perché sul silenzio si potrebbero aprire delle voragini. Il silenzio non è solo non parlare. Lui non parlava, ma io il suo dolore lo percepivo come e più che se fosse stato il mio. 

Cosa fare allora? Sbagliare. Di nuovo. Confessare, o meglio confessare una pietosa bugia, purché accettabile e ripulirmi la coscienza.

Il valore degli sbagli. A tutti piace fare bene, essere nel giusto, essere vincenti. E quando sbagli? Quando cadi? Quando sei nella polvere e piangi, urli, ti dimeni? Nessuno mi aveva mai parlato del valore di quella sabbia che ti arriva alla gola e ti fa quasi soffocare. Quasi sì, perché in quei momenti cresci, impari, maturi. È in quei momenti che puoi guardare in faccia la vera te stessa. E sono preziosi quei momenti, più dell'oro, più dell'ambrosia, perché la verità di quello che sei non ha prezzo.

Ovviamente io questo a quel tempo non lo sapevo. Ero in crisi nera e cercavo una qualche forma di sollievo. Mi andava bene tutto, anche mentire a me stessa. Se avessi amato l'alcol o le droghe probabilmente ne sarei diventata dipendente. Sarebbe stata una scelta radicale, irrevocabile e manifesta ed io ero molto più subdola. Meglio una bella menzogna a me stessa. Io non me ne accorgevo, i miei uomini neanche ed eravamo tutti felici e contenti no?

Una sera, a letto, infida più di un serpente, abbracciai mio marito e gli dissi che continuavo a scrivere a Mister X. Lo so. Rispose lui.

Il fatto è che non posso lasciarlo essendo convinta di lasciare il mio uomo perfetto. Gli dissi.

Mister X ha letto quello che ho scritto e ha impersonato il mio protagonista di cui ho finito per innamorarmi. Ho bisogno di parlargli e di vedere quello che lui è veramente.

Sembra una barzelletta a scriverla ora. Io che ero cieca totale potevo mai vedere oltre il palmo del mio naso? Non sapevo neanche la differenza tra vedere e guardare, o meglio, ne conoscevo la teoria, ma la pratica mi era sconosciuta. Cosa volevo fare? La paracula direi.

Fai come ti senti, mi disse mio marito. Ed io feci quello che avevo già fatto, infangare Mister X, solo in modo più sottile. Mi misi in cattedra a spiegargli cosa fosse l'amore, chi fosse lui, cosa cercasse. Potevo essere più stupida di così, più ridicola?Qualsiasi altro uomo, sia che fosse nei panni del marito o dell'amante, non avrebbe avuto ogni ragione per mollarmi? Nessuno dei due lo fece. 

Non chiedetemene il motivo, non lo conosco.Nel mio egoismo ho calpestato, umiliato, deriso entrambi. 

Ecco adesso cado un po' nell'autocommiserazione. Ho imparato molto, molto ho ancora da imparare. In fondo se mi stavano così dietro entrambi era perché io ero davvero animata dal desiderio di imparare, crescere, guardare. Uno dei grandi miei problemi era la fretta, il volere tutto e subito. Schioccare le dita e ciak, tutto era fatto, detto, compreso. Non funzionava così. Non funziona così. La via è lunga, lenta. Si cresce poco alla volta, due passi avanti e uno indietro.

Parola di Mia CagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora