Capitolo 1

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Kate

Le luci di Starling erano fioche come ogni sera a quell'ora. Dicembre era passato da un pezzo, ma il clima freddo, i maglioni di lana e la cioccolata calda sarebbero terminati solo a metà marzo: mancavano ancora due mesi. Salutai qualcuno che stava chiudendo le botteghe: era un paese piccolo, ci conoscevamo quasi tutti, ma io preferivo non essere vista.

-Kate!- mi voltai di scatto e vidi Margaret dietro di me con una pesante sciarpa che cercava di venire nella mia direzione.

-Mag!- le andai incontro, nonostante la mia voglia di parlare fosse pari a 0.

-Ti ho chiamato ma non mi hai sentito-

-Scusami- mormorai.

-Ci vieni martedì all'evento in piazza?- scossi il capo.

-Ma Kate, ci vengono tutti!- feci spallucce.

-Vedrò di esserci allora-. Cercai di congedarla il più velocemente possibile, prima che il buio inondasse la città.

Percorsi la solita stradina diroccata dove non sorgevano più né botteghe né fattorie e aprii il grande portone massiccio in legno. L'aria odorava di chiuso e pioggia, forse era dovuto alla tempesta del giorno precedente. Guardai per bene il palco: era sempre lo stesso, neanche un granello di polvere cambiava da un giorno all'altro. Mi sedetti sul balconcino in alto, facendo attenzione a non cadere e guardai dall'alto il panorama. Era sempre stato il mio posto sicuro. Di solito fissavo le sedie rosse e ricordavo quando, con i miei genitori, guardavo i lunghi spettacoli ogni natale, poi scuotevo il capo perché il ricordo mi faceva troppo male. Dopo più di dieci anni ancora non avevo accettato il fatto che non facessero più parte della mia vita, e che il loro ricordo sarebbe rimasto tale per sempre. Ma almeno avevo mantenuto la promessa. Mia madre mi aveva sussurrato all'orecchio: "se sentirai la mia mancanza, vai al vecchio teatro e ricorda i nostri momenti assieme". Così, quando aveva chiuso gli occhi per sempre, lo avevo fatto. Asciugai una lacrima calda. Sentii il suono di un violino, a tratti stridulo. Quando mi accorsi che non era solo immaginazione aprii gli occhi e guardai giù. Delle ciocche quasi bionde si muovevano al ritmo di quel suono soave mentre le mani scorrevano veloci sull'archetto. Mi spostai velocemente facendo cadere una pila di oggetti alla mia destra. Merda. Il suono si fermò all'istante.

-Chi va là?- Ok, non dovevo fare la figura della fifona: affacciai piano la testa da dietro una vecchia radio.

-Scendi giù- coraggioso il tipo.

-Preferisco stare qui, grazie- mormorai.

-Tranquilla, non sono un killer seriale-

-E chi mi da la certezza? Potresti uccidermi con quel coso!- Cavolo! Mi avrebbe preso per una pazza.

-Oh, con questo faccio altre cose-

-Non potresti suonare qui, lo sai?- chiesi tenendomi alla giusta distanza.

-Perché? E' di tua proprietà?- scossi il capo.

-E allora posso fare ciò che voglio- fece spallucce. Ma che sfacciato! Mi guardò di lato e mi sentii mancare il respiro per un attimo.

-Bella tinta- rise.

-Non è una tinta, sono nata così- risposi.

-Con delle ciocche bianche?- annuii.

-Figo-

-Grazie- feci un finto sorriso.

-Non era un complimento regina delle nevi-

-Regina delle nevi?- annuì. Guardai il suo profilo: sul naso sorgeva una piccola gobbetta e la mandibola era ben marcata. Odiavo ammetterlo ma mi incuteva timore.

-Non mi hai neanche detto il tuo nome- continuò.

-Kate- sussurrai e lui allungò una mano.

-Darren- feci fatica a porgli la mia ma infine mi arresi prima che lui si avvicinasse a me con un gesto repentino.

-Ci vediamo, Kate- deglutii.

-Non credo proprio-

-Mi dispiace per te- mi fece l'occhiolino e uscì dal portone. Chi aveva permesso a un tipo così di farmi incuriosire così tanto?

LE CORDE DEL MIO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora