CAPITOLO 5

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Kate
Mi scostai piano le coperte di dosso e mi affacciai alla finestra della mia camera. Neanche gli alberi in lontananza si distinguevano a causa della pioggia fitta che sembrava cadere giù dalle nuvole come macigni. Ingoiai il groppo che mi si era formato in gola e, come ogni anno in quel giorno, mi distesi sul letto a fissare il soffitto. 24 gennaio. 24 G-E-N-N-A-I-O. Può una data ferire così tanto? Può un giorno suscitare ricordi meravigliosi che portano in un loop infinito di malinconia e rancore?
Sentivo l'animo rotto. In mille pezzi. Cocci di un vaso caduto a terra. Frammenti di vetro. Polvere che vola nel vento. Ero trasportata da un vortice di paura, di intorpedimento delle gambe, da un mal di testa atroce che poi tornava sempre lì, sulla pancia, come un peso che non se ne vuole andare. Erano passati ormai 11 anni. E il loro ricordo pesava più del mio dolore. Con il tempo avevo dimenticato pian piano tutti i bei momenti. Erano diventati sbiaditi come un vecchio disegno colorato e messo ad asciugare all'aria. Avevo sempre cercato di trovare la soluzione. Ma soluzione alla morte non esiste. Il dolore non si può curare con antidolorifici. Il mio dolore lo sentivo stringermi le ossa e scombussolarmi gli organi. E avrei dovuto sopportarlo, sperando che prima o poi fosse dimenticato dalla mia mente come tutto il resto.
Scesi a passo fitto al piano terra e vidi mia nonna guardare fuori dalla finestra.
-Kate- sussurrò. La voce tradiva le lacrime che si stava asciugando con il dorso della mano.
-Sono passati 11 anni- mormorai accarezzandole la spalla.
-Tua madre ti amava tanto- annuii piano. Il cielo aveva deciso di unire le nostre lacrime alle sue.
-E io amavo lei-
-Come si fa a guarire dal dolore, nonna?- aggiunsi poco dopo.
-Piccolina mia, dal dolore non si può guarire- scossi il capo e la guardai in quegli occhi azzurri che riflettevano i lampi del cielo.
-Devo farmene una ragione-
-Non intendevo questo, Kate- mi appoggiò una mano sulla gamba e io cercai di sciogliere il nodo che mi si era creato tra la trachea e i polmoni.
-E allora cosa?-
-Vedi, spesso noi ci abituiamo così tanto a stare nel dolore che abbiamo paura di uscirne-
-Ma il dolore fa male- sussurrai nascondendo le lacrime.
-Ma ci fa credere di essere giustificati a tutte le intemperie della vita. Non fidarti mai, o ti ucciderai con la lama della tua stessa spada-

LE CORDE DEL MIO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora