CAPITOLO 18

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Kate
Era la prima volta che mi innamoravo. O meglio, che mi innamoravo così tanto. Ci avevo messo un po' per accettarlo, ma poi avevo fissato il soffitto come facevo sempre quando ero indecisa e mi ero rassegnata. Non mi ero innamorata dei suoi occhi, o del tatuaggio indefinito sul braccio o del sorriso. Mi ero innamorata del suo tocco sulla mia pelle, della sua essenza, della sua musica, delle sue parole. Avrei fatto una lista infinita. Spesso ci innamoriamo soltanto dell'idea che quella persona suscita nella nostra mente. Idealizziamo quel "noi" come se fosse tutto ciò che conta, perché fin da piccoli siamo sempre stati abituati a vedere l'altra metà come qualcosa che manca. Ma se non ci riusciamo a sentire completi senza quel qualcuno significa che non siamo pronti per esserlo in due. L'amore è forse la cosa più bella di questo mondo, ma non è essenziale come si crede. Ma se è amore vero ci si può perdere, allontanare, insultarsi, per poi guardare quella persona sempre con gli stessi occhi. Non mi sentivo pronta a tutto questo: a quello scombussolamento che avrebbe cambiato tutti i miei piani. Ma a volte bisogna lasciarsi andare, buttarsi anche se sotto non c'è un trampolino di lancio. La vita è così preziosa, eppure la sprechiamo così tanto. Se solo avessi saputo, avrei abbracciato i miei genitori quella volta in più, fatto quella cosa che è diventata ormai un rimorso. Buttarsi non significa disperazione, significa essere consapevoli di se stessi, e fin quando non lo saremo, non avremo capacità di amare.

LE CORDE DEL MIO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora