12 @LeeRaMa - Elia

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Continuo a mangiare indifferente, come se quello che ho appena fatto fosse sul serio una cosa da me mentre in verità il mio cervello continua a ripetere sei pazzo, in una litania inarrestabile quasi, fondendo quei pochi neuroni che mi sono rimasti. Dove diavolo ho trovato il coraggio di rispondergli? Mastico cercando di mascherare tutto il mio imbarazzo, celandomi dietro a una falsa facciata di sfacciataggine. «Comunque mio papà non c'è». Gli faccio sapere poi, dato che lui ancora non ha accennato per quale motivo è venuto oggi. 

«Devo leggere tra le righe?». Mi domanda e lo immagino seduto sul suo trono ad aspettare solo la mia disfatta. 

Alzo lo sguardo su di lui che ha preso posto di fronte a me. «Che righe?». Perché la verità è che io sono un completo idiota quando si parla di relazioni e flirtaggio. 

«È un modo educato per dirmi che abbiamo casa libera e che vuoi consumare prima del matrimonio?». 

Tossisco, facendo volare sul tavolo tra di noi alcune briciole di pane per rendere il tutto più sexy. «Non hai ancora il culo freddo che già cerchi qualcuno che te lo scaldi?».

E quando lo sento scoppiare a ridere fragorosamente con la bocca aperta e le mani sulla pancia, sorrido di rimando, soprattutto perché mi rendo conto di quello che ho appena detto a voce alta. 

«Non ho ben capito se sia un offesa o un complemento, ma detto da te che mi hai chiesto di sposarti appena conosciuti voglio interpretarlo più come un invito». 

Mi riempio la bocca di yogurt e faccio il possibile per ignorarlo anche se il tutto mi riesce piuttosto difficile visto quanto è bello con i capelli pettinati all'indietro che gli mettono in risalto gli occhi, fasciato da una camicia nera che gli tira leggermente sul petto e in quei jeans che ho notato gli scendono lungo i fianchi. «Hai una sfilata dopo?».

Alza e abbassa le sopracciglia. «No, ma posso farla per te». Poi alza la tazza e beve del latte freddo che ha trovato in frigorifero come se mi avesse appena detto che fuori c'è il sole. 

Vorrei poter scrivere a Bee, chiedergli come dovrei comportarmi con questo ragazzo che mi sta facendo girare la testa, ma sopratutto per domandargli se sia tutto okay con questo mio folle delirio proprio quando lui si è lasciato con Riccardo. Perché so che non c'è niente di peggio nel doversi farsi vedere felici quando dentro si soffre. E per l'ennesima volta mi ritrovo spaesato nel constatare come nello stesso momento ci siano entrambi questi due ragazzi nei miei pensieri. «Cosa ci fai qui?». Cambio discorso, ripartendo dalla prima domanda ancora una volta. 

«Se ti dico che avevo voglia di vederti?». 

Lo fisso in quegli occhi grigi che a seconda dell'inclinazione risultano più chiari o più scuri e che sono capaci di inghiottirti nel loro mare per poi darti in pasto ai pesci peggiori, quelli in grado di spezzarti anche tutta le ossa. Perché è così che mi sento ora, a pezzi per una sola domanda. 

«Ti mancava la mia musica?». Chiedo cauto, non volendo buttarmi nel vuoto questa volta senza un cazzo di paracadute che mi pari il culo. Quante volte ho creduto alle parole dei ragazzi con cui sono uscito? Quante volte ho sperato potessero capire e comprendere i miei bisogni per poi vedermi togliere ogni possibilità di un futuro assieme quando si rendevano conto che il mio tempo era quello che era? 

«Qualcosa del genere». Inclina la testa e mi sorride dolcemente. «Ho letto degli studi di neuro imaging sull'amore che suggeriscono come ben dodici aree cerebrali vengano coinvolte quando si guarda o si pensa alla persona amata. Queste aree rilasciano un cocktail di neurotrasmettitori nel cervello, inclusi ossitocina, dopamina, vasopressina e adrenalina. Ed è come se il cervello avesse assunto una piccola dose di cocaina». 

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