15 @AppiBee - Filippo

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Lo voglio, troppo. E la verità è che non riesco più a trattenermi per quanto io continui a ripetermi che così non va bene e sapere che lui è quell'unica persona che mi è sempre stata accanto in questi ultimi anni e che ora, per uno strano caso, è in carne e ossa davanti a me, dovrebbe mettere un freno a tutto questo mio gioco anziché continuare a farmi tacere la vera natura che ci lega, ma anche se so che è sbagliato, allo stesso tempo non ho il coraggio di mettere sul tavolo le nostre vere identità. 

Nel corso del tempo in cui ci siamo scritti, per quanto una parte dentro di me ci sperasse, ho sempre creduto che nella realtà avremmo avuto molte incomprensioni, che non ci saremmo mai trovati in sintonia, mai avevo seriamente pensato che la sua vicinanza potesse essere uno schiaffo in pieno viso, una botta di vita e una tortura costante. Vederlo e non poterlo toccare è diventato ormai impossibile e so che dovrei dirgli la verità, dirgli chi sono, chi siamo, ma non ce la faccio perché ho paura. Paura di perdere Elia e paura di perdere RuMa. 

«Hai una coperta?». Mi chiede. 

Quando sono arrivate le pizze ho fatto di tutto per lasciargli il tempo e il modo di farsi l'iniezione,  abbiamo cenato parlando del più e del meno come se ne fossimo abituati, ma sopratutto ho lasciato parlare lui perché avevo paura di tradirmi incasinando ulteriormente tutto quanto. L'ho lasciato scegliere cosa vedere e dopo tante indecisioni ha puntato su una commedia in cui abbiamo riso assieme. Abbiamo discusso anche durante il film come immaginavo sarebbe stato. Perché io e lui alla fine abbiamo sempre avuto da ridire su tutto fin dal primo giorno ed è questo che mi piace anche della nostra amicizia. Il poter parlare senza venire per forza giudicato. Io dico la mia e lui la sua, stop. 

«Quella del letto non ti basta?». Lo guardo inclinando la testa. Col cazzo che lo farò dormire in divano. 

«Hai solo quella?». Si avvicina. 

«Mi sono trasferito da poco, è già tanto se ho quella!». 

Ora è lui a guardarmi mentre assottiglia lo sguardo. «Da quanto?». 

«Ha importanza?». Perché ho dovuto dirlo? 

Alza le spalle per fortuna. «Quindi come facciamo?». 

«Dormi con me». Ovvio. 

Apre la bocca per dire qualcosa, ma alla fine sta in silenzio e si passa la lingua all'interno della guancia, come a voler smorzare i suoi pensieri. «Nudi?». Provoca. 

Maledetto. «Se vuoi, ma dovrei avere una maglietta da darti». 

Mi sorpassa e fila dritto in bagno. «Uso il tuo spazzolino». 

E questa volta non è una domanda, è solo un dato di fatto. Lo sta usando, punto. Che mi vada bene o no. Solo che se fosse per me potrebbe usare qualsiasi cosa mi appartiene. 

Respiro e poi vado in camera. Respiro ancora e metto un freno a tutto quel trambusto che risuona nella mia mente, senza riuscirci ovviamente. 

«Carino l'appartamento comunque». La sua voce mi sorprende alle spalle facendomi sussultare. 

«Vuoto». Gli rispondo guardandomi attorno. 

«Mettiamo un piano?». Mi prende in giro, ma cazzo, se servisse a farlo restare qui in pianta stabile lo farei subito. 

Prendo una maglia dall'armadio e gliela lancio prima di andare in bagno per lasciargli lo spazio che gli serve per cambiarsi senza i miei occhi puntati addosso. Quando ritorno lo trovo già steso sotto le coperte, la luce principale spenta per lasciare solo un punto luce sopra la testata del letto. Mi fermo a guardarlo e un sentimento sconosciuto si fa largo nel mio cuore lasciandomi senza fiato. Ed è tutto così surreale che mi chiedo se io non stia solo proiettando una mia fantasia nascosta nel fondo del mio subconscio. Ingoio tutte le emozioni che spintonano per uscire e poi, per non sembrare più idiota di quello che posso apparire in questo momento, mi stendo accanto a lui e ringrazio quella volta che ho scelto un letto matrimoniale al posto di una semplice piazza e mezza. 

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