25 AppiBee - Filippo

559 46 5
                                    

«Lo sapevi». Lo guardo storto anche se non può vedermi perché ha la testa dento al frigo. 

«E a cosa serve averlo così grande?». Mi fa notare. 

Alzo gli occhi al cielo, vorrei fare una battuta volgare, ma so che si arrabbierebbe ancora di più per cui lascio perdere. «Mi piace avere l'acqua fredda». Alzo le spalle proprio mentre si gira. 

«Due ante Fil!». Indica dietro di lui il frigorifero ora chiuso. «E dentro c'è l'eco». 

«È inutile che te la prendi. Nemmeno tu sei uno chef stellato». Sottolineo l'ovvio. 

«Io tengo solo al sicuro le mie dita». 

È un attimo, ma la mia mente torna a poche ore fa, a quando quelle dita erano infilate nel mio corpo a darmi piacere. Sorrido senza rendermene conto e la presina nuova di zecca che mi arriva in faccia mi fa capire che sa perfettamente a cosa stavo pensando. 

«Sei sempre il solito». Mi apostrofa. 

Sorrido ancora di più e facendo quei due passi che ci dividono lo prendo per i fianchi e lo attiro a me. «Non è colpa mia se ho il ragazzo più sexy del mondo». Mormoro al suo orecchio prima di prendergli il lobo tra i denti e respirare sulla sua pelle ricettiva. «Ordino qualcosa». Gli dico tra un bacio e l'altro lungo il collo. 

«I ristoranti ti conoscono per nome ormai». Sbuffa, ma non si tira indietro. 

Strofino la mia erezione contro il suo corpo, facendo ingrossare anche il suo piacere con poche spinte. «È solo un modo per avere più tempo per noi». 

Assalto le sue labbra e quei baci a bocche aperte e lingue che si sfiorano mandano a puttane anche la sua voglia d'uscire per fare la spesa. «Sei un fottuto manipolatore». Mi dice, ma l'ansito di eccitazione che gli esce dalla gola tradisce le sue parole. 

Sa che basterebbe una parola, un solo cenno per bloccare il tutto, eppure sceglie di rimanere, sempre, nonostante le parole e le imprecazioni che mi lancia dietro. 

Sono passate solo due settimane da quando si è trasferito a casa mia e altre due da quando ho annunciato il trasloco a suo papà. Un mese che ci vediamo ogni giorno e ogni volta che ne ho l'occasione ne approfitto per diventare suo. La cosa divertente è che Elia sembra avere sempre mille impegni, ma alla fine cede sempre, come se gli fosse impossibile resistermi. 

Credo che mi ricorderò per tutta la vita di quando, un pomeriggio finito le lezioni, sono corso a casa sua. Suo papà era fuori, sapevo aveva degli impegni che lo avrebbero fatto rincasare solo per l'ora di cena. Il mio ragazzo era al piano di sopra a suonare e, usando la chiave di casa che mi era stata data, lo avevo raggiunto. Sono rimasto a osservarlo pigiare quei tasti nota dopo nota, sapevo che aveva un esame, ma sapevo anche che la sua bravura non sarebbe stata lesa dalla mia spavalderia e per questo, senza pensarci troppo, lo avevo raggiunto da dietro. Le mani avevano iniziato ad accarezzargli le spalle tese per poi scendere lungo la schiena e i fianchi. Devo finire. Ha provato più volte a fermarmi, ma non ne volevo sapere. Lo volevo e niente avrebbe arrestato la mia voglia. Con le labbra posate sul suo orecchio avevo portato le mani una a stringergli un capezzolo e l'altra sul suo cazzo che, contro la sua stessa volontà, si era comunque indurito. Ansimando piano e muovendo la mano sopra la stoffa dei pantaloni alla fine lo avevo portato al limite. Si era alzato incazzato, sul viso uno sguardo duro e indecifrabile, mi ha spinto sul piano e poi mi ha puntato un dito addosso. Sei un bastardo rizza cazzi. Avrei voluto scoppiare a ridergli in faccia, ma la sua espressione era piena di un sentimento che solo alla fine ho capito fosse desiderio tenuto al guinzaglio. Mi ha girato, mi ha tirato giù i pantaloni e poi mi ha piegato a novanta facendomi suonare note stonate dove solitamente usciva solo perfezione. Ma io e lui eravamo proprio quello, un casino ben organizzato, ma pur sempre un casino. Non abbiamo fatto l'amore quella volta, anzi, era stata proprio una scopata epica, di quelle volgari e rapide. Una botta e via consumata in pochi minuti, ma che ci aveva lasciato con le gambe tremanti e il cuore più debole. Non c'era stato nulla di romantico eppure era come se ci fossimo amati fino all'osso. Io poi ero sceso a guardare la televisione e lui come se nulla fosse successo, era tornato a suonare, ancora meglio di prima. 

«Inginocchiati». Gli ordino. E il mugugno che esce dalla sua bocca mi fa fremere di piacere. 

Quando sento le sue mani infilarsi dentro ai pantaloni e dentro ai boxer, so di averla avuta vinta anche questa volta. E mentre tira giù i vestiti, si abbassa anche lui di fronte a me. 

Nemmeno nei miei sogni ho mai immaginato qualcosa di simile con RuMa, figurarsi con Elia. Eppure lui che mi fa un pompino in questo momento, mentre sono appoggiato al bancone della cucina, è così erotico che è quasi impossibile da crederci. Venire in quel calore caldo è un piacere immensurabile e crollare di fronte a lui è d'obbligo. «Come fai a prosciugarmi così». Butto fuori tra respiri corti. 

«Fai subito qualcosa o ti uccido». Mi sento dire in risposta. 

Scuoto la testa. Se mi avessero detto che il ragazzo che conoscevo online era così volgare non ci avrei mai creduto, eppure mano a mano che i nostri giorni si mischiano assieme scopriamo sempre di più la nostra vera identità, scoprendo noi stessi, per la prima volta, quella parte che entrambi avevamo tenuta nascosta agli altri ragazzi. Siamo tanto premurosi l'uno con l'altro, gentili quando siamo fuori, ma altrettanto rozzi quando ci ritroviamo soli noi due. 

Prendo il suo cazzo in mano e prima di venire ucciso inizio a masturbarlo. Tiene gli occhi chiusi, l'intensità di questo momento fugace è palpabile e fin troppo intensa per una semplice sveltita, ma tutto di lui è sempre così vivo e ardente da rendere ogni attimo passato in sua compagnia speciale. Gli afferro la nuca  intrecciando le dita tra i suoi capelli dispettosi e non appena apre gli occhi affogo in lui. «Vieni per me». La mano che spinge con più forza, perfettamente a ritmo col suo desiderio. 

«Cazzo Fil». Geme sulle mie labbra. 

E in quell'esatto istante lo sento andare in pezzi facendo esplodere frammenti di sé tutto attorno a noi mentre l'orgasmo prende il sopravvento. Vedo solo lui, voglio solo lui e i suoi respiri irregolari sulla mia pelle ogni qual volta ne ho bisogno. 

Se potessi tornare indietro nel tempo non sprecherei più nessun giorno nel timore di rovinare tutto, ma urlerei al mondo intero che Elia è sempre stato il mio arrivo. Oltre a lui, nessuno. 

Lo prendo per le spalle e lo avvicino a me, la fronte appoggiata sul mio petto mentre cerca di darsi una calmata, la mia mano che gli accarezza la schiena. 

«Dobbiamo pensare alla cena». Gli ricordo, cercando di riportarlo al presente e a dove eravamo rimasti prima di tutto questo scambio di liquidi. 

«Sempre così romantico». 

Sorrido tra i suoi capelli spettinati. «Lo so che ti piace cadere ai miei piedi, ma ti preferisco quando lo fai da sveglio». 

Si tira indietro per poi guardarmi e farmi sentire ancora di più innamorato di lui. «Sei fortunato allora che non sia narcolettico». 

Scoppio a ridere nell'immaginarlo addormentarsi col mio cazzo in bocca. Adesso ho questa immagine davanti che non mi toglierò più dalla mente. «Ordina quello che vuoi». Gli dico per poi alzarmi. «Se fossi narcolettico però avremmo meno tempo per litigare». Lo prendo in giro. 

«Ti conviene levarti dalle palle prima che decida di tornarmene a casa». Ribatte, il sorriso che però illumina il suo viso facendo risaltare quelle due perle calde che riescono a sciogliere ogni parte di me. 

«Se mi amerai per sempre così, avremo un lungo futuro davanti a noi». 

Si avvicina e mi circonda il collo con le braccia. «Sapevo già d'amarti, ma cazzo, il quanto è inquantificabile». 

Lo stringo a me appoggiando la fronte alla sua. «Per sempre. Solo noi Elia». 

«Solo noi Fil». Mi posa un bacio leggero sulle labbra. «Fino alla fine». 


ONLIFEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora