CHAPTER 1

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"Qualcosa è fuori posto"

Stesso suono che si sussegue nello spazio come un eco, un eco infinito, quasi martellante che mi penetra nella testa facendomi piegare su me stessa dal dolore alle orecchie. Un rumore metallico, catene forse? Qualcosa di simile all'acciaio sta stridendo lungo il pavimento creando un rumore fastidioso, il quale aumenta sempre di più, come se stesse cercando qualcosa o qualcuno da afferrare, stritolare come un serpente affamato. Era la terza volta che mi accadeva in così poco tempo.

Mi alzai a fatica dal freddo e polveroso pavimento del bagno, cercai di aggrapparmi alla maniglia provando a fare leva alzando il mio corpo, che mi pareva più pesante del solito; riuscii ad addrizzarmi appoggiando la schiena al muro ormai ricoperto di frasi sdolcinate e commenti poco carini.

5 minuti

Un tempo decisamente migliore al quarto d'ora della sera precedente, oramai era un'abitudine, come prendere il caffè la mattina a differenza che questo era molto più doloroso e inquietante. Aprii gli occhi lentamente mettendo a fuoco lo spazio ristretto intorno a me, lentamente feci scattare la serratura aprendo la porta del bagno per andare a rinfrescarmi con dell'acqua, sperando che essa mi placasse il continuo mal di testa che non accennava a smettere. Per mia sfortuna neanche quest'ultima allievò il dolore, ma decisi comunque di rientrare in classe giusto per rassicurare la professoressa che non fossi morta risucchiata nel bagno. Percorsi il corridoio vuoto, entrando nell'aula silenziosamente, notando il disinteresse della donna alla cattedra per la mia prolungata assenza dalla sua lezione; sprofondai nella sedia molto elegantemente, per poi accorgermi di due occhi puntati sulla mia figura.

"Stavi fumando e non mi hai invitato? O forse eri impegnata con qualche bel fanciullo?" ammiccò Stephany, cercando di capire dal mio sguardo stanco, sospirai rassegnata.

"non stavo facendo nulla di tutto ciò, sai non sono Clarissa, e comunque stavo poco bene tutto qui" accennai con uno ghigno di dolore.

"In quest'ultima settimana stai spesso male, hai chiamato il dottore per l'emicrania?" chiese preoccupata,

"sì, e non ha risolto nulla, dato che ha affermato che sono sanissima. Comincio a pensare che abbia trovato la laurea di dottorato nelle patatine" risposi frustata dalla situazione, una risata trattenuta uscì dalla bocca della mia compagna di banco.

"Dovresti iniziare seriamente a scopare di più, sei troppo stressata" concluse con un sorrisetto. La fulminai con lo sguardo, per poi concentrarmi ai pochi minuti rimasti della lezione.

Mi diressi a passo spedito verso l'uscita della scuola, con l'intenzione di arrivare a casa il prima possibile, ma venni afferrata da un braccio conosciuto, mi voltai seccata.

"Ehi signorina, cosa è, ora non si aspetta più? Vedi di fare meno l'asociale, devi rilassarti, detto questo oggi usciamo" sentenziò impettita. La guardai cercando di ammazzarla mentalmente, rendendomi conto della mia prematura sconfitta alzai gli occhi al cielo per confermare il suo ordine.

"Ti odio!" bofonchiai tra me e me.

"No invece mi ami eccome, avanti Chris devi rilassarti, stai veramente diventando acida e perennemente ciclata, e poi dovresti ringraziarmi c'è anche Colin" disse eccitata, compresi le sue parole solo dopo pochi minuti, per poi bloccarmi in mezzo al cortile e cercare di non strozzarla in mezzo alla folla di studenti sudati, che cercavano di uscire il più in fretta possibile dall'orrendo edificio.

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