CHAPTER 12

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"Con uno schiocco di dita"

Un dolore lancinante mi colpì il petto, il rumore delle catene non cessava, mi percosse le orecchie, arrivando direttamente ai timpani. Le gocce si erano trasformate in una tempesta incombente, incessante. Cadevano ogni secondo ad una velocità disumana, strinsi la mano al petto cercando di allievare il malessere, ma questo cresceva sempre di più.

L'oscurità era l'unica cosa che vedevo intorno a me, cercai di respirare ma fu del tutto inutile, era come se un macigno mi bloccasse il petto, arrancai cercando di far passare aria, ma era del tutto inutile, notai che la mia vista si stava annebbiando, cercai di rimanere sveglia ma il mio corpo stava divenendo troppo pesante per sorreggerlo.

Chiusi gli occhi.

"CHRIS! CHRIS CAZZO ALZATI!!"

Sentì qualcosa che mi urlava vicino all'orecchio, non capivo chi o cosa fosse, riaprii lentamente gli occhi trovandomi il moro che mi stava scuotendo dalle spalle.

"CHRIS DEVI ALZARTI DOBBIAMO ANDARE ADESSO!" continuò a gridare, non capivo perché fosse così agitato, stropicciai gli occhi cercando di mettere a fuoco le figure intorno a me. Qualcuno mi prese per il braccio trascinandomi nel corridoio, le gambe erano pesanti, facevo fatica a camminare.

"Cole le catene" sussurrai flebilmente richiamando la sua attenzione,

"Lo so piccola, ma non è il momento, devi cercare di resistere" esclamò.

Sbattei contro qualcosa urtando la spalla e parte del petto.

Rumore di una goccia

Riaprii gli occhi, e in quell'esatto momento i suoni tornarono normali, sentivo le urla delle persone correre da una parte all'altra, vi era solo caos. Alunni che correvano, altri che cadevano, altri che aiutavano le persone. Scossi la testa notando come l'altra persona a sorreggermi era Colin.

"Colin" dissi, vidi che mi guardò con sguardo impaurito, percepivo il terrore nei suoi occhi.

Fu in quel momento che ricordai.

Mi voltai velocemente verso la finestra vedendo quei grandi massi scendere verso il suolo. Mi fermai in mezzo al corridoio avvicinandomi al vetro. Osservai i corpi scendere piano, erano milioni, che viaggiano a velocità diverse. Feci un passo indietro.

Rumore di una goccia

"CHRIS CAZZO!" urlò il moro. Lo guardai capendo che cosa stesse accadendo, abbassai lo sguardo sull'amuleto, lo strinsi tra le mani come per proteggerlo, poi iniziai a correre verso l'uscita.

Sentivo la voce degli altri chiamarmi, non mi voltai, continuai a correre schivando gli alunni.

Spalancai la porta di servizio buttandomi nel campo da basket. Sentivo le mie gambe bruciare per lo sforzo, non mi fermai, percorsi la scuola uscendo nella strada dirigendomi verso la terrazza.

Il respiro si fece pesante, iniziai ad annaspare, tossii fortemente, gocce di sangue mi caddero dagli angoli della bocca.

"Cazzo" dissi a denti stretti. Rialzai lo sguardo notando che i macigni si stavano avvicinando, feci un passo riprendendo a correre. Non vedevo cosa avevo intorno, non sapevo cosa stessi facendo, sapevo che dovevo andare alla terrazza. Abbassai lo sguardo notando il piccolo drago correre a fianco a me, assunsi un'espressione perplessa, stava andando male.

Era colpa dell'amuleto, erano venuti a prendermi, il senso di colpa crebbe così rapidamente che non mi accorsi di accelerare il passo. Corsi per altri 500 m per poi sbucare nel luogo di mio interesse, mi fermai accasciandomi a terra buttando la testa indietro, mi guardai attorno trovando dozzine di pattuglie dell'esercito e delle forze dell'ordine. Cercai di alzarmi a stento pulendomi le ginocchia, le meteore si stavano avvicinando.

L'EredeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora