CHAPTER 29

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"HORIZON"

Mi affrettai ad entrare in auto, girai la chiave accendendo il motore. Si sentì un rumore sordo provenire dalla Jeep. Schiacciai sull'acceleratore, avviandomi velocemente verso l'uscita del bosco.

Il vento entrava dal finestrino leggermente aperto, spostandomi i capelli all'indietro. La brezza era leggera, fresca, mi batteva sul volto alleggerendo l'afosità dell'aria. Il piccolo drago era sul sedile accanto a me, seduto che osservava fuori dal finestrino; ogni tanto notavo che allungava il collo per sbirciare il paesaggio, e prendere un po' di aria fresca.

"Si sei un cane" dissi sorridendo mentre lo osservavo.

Guardai il paesaggio che cambiava man mano, diventando sempre più civilizzato. Sembrava di star guidando nel Nevada. Aumentai la marcia, alzando la polvere a causa della velocità elevata. Il deserto stava poco a poco svanendo; notai all'orizzonte un gruppo di grattacieli. Sbattei gli occhi più volte, per capire se fosse la realtà o solo un miraggio. L'aria si fece più densa, mi addentrai in un'autostrada. Rallentai, cercando di capire sé stessi seguendo la giusta direzione. Buttai un occhio sulla mappa, riscontrando che non mi stessi sbagliando. Avanzai per altri km, in un paesaggio anonimo.

Poi mi apparve davanti.

Enormi edifici si stagliavano di fronte a me, vergendo verso l'alto, non riuscivo a vederne la fine. La strada tagliava a metà la citta, oltrepassandola. Salii su una specie di via soprelevata.

Il rumore del treno mi risvegliò, guardai verso il basso, notando il fumo nero della locomotiva passarmi sotto.  Era una citta di palazzi, enormi edifici grigi. Era scura, fredda. Sembrava deserta. Nonostante questo, mi accodai dietro ad alcune auto che erano in fila. Le luci dei lampioni al bordo producevano un'aria soffusa, tenue. Sentii le voci delle persone che passeggiavano, alcune delle finestre delle case erano illuminate; potevi vedere le famiglie che si accomodavano a tavola. I neon delle insegne si presentavano come una lunga successione. Un altro fischio mi fece guardare verso il basso, notai una rete di binari che si intrecciavano tra loro. Era una metropoli, ma al tempo stesso sembrava vuota. Alzai il finestrino; un'auto si posizionò alla mia sinistra. Vi erano due uomini, vidi i loro occhi rossastri seguire il mio profilo, avevano uno sguardo languido, disgustoso. Entrambi stavano masticando una caramella, li guardai scocciata tornando a puntare gli occhi sulla strada. Sentii che uno di loro mi chiamò, ma prontamente ripartii seminandoli nel traffico.

Il cielo era grigio, piccole gocce di pioggia iniziarono a cadere battendo sul parabrezza. Mi affrettai ad arrivare alla mia meta, faceva strano. Era da ormai due mesi che non percorrevo delle zone abitate, sembrava di essere tornata dall'altra parte. Uscii dalla città, notando la netta differenza, i quartieri erano bui, le insegne andavano a scatti. Capii di trovarmi nella periferia, la zona era malfamata. Vi erano le persone ai lati delle strade raggruppate intorno a dei piccoli falò, mentre erano intenti a farsi di qualche droga. L'odore di marijuana penetrò nell'auto, nonostante fosse chiusa. Inspirai, buttando fuori l'aria.

"Dio da quanto tempo" sussurrai ad alta voce. Percorsi delle vie alberate, allontanandomi maggiormente sbucando in una zona industriale, i loghi delle grandi fabbriche ergevano sui capannoni grigi. Mi guardai intorno, notando che mi stessi avvicinando alla mia destinazione. Svoltai a sinistra ritrovandomi in una lunga via buia che era illuminata solo da una grande scritta colorata.

""

"Carino" dissi sotto voce parcheggiando l'auto.

"Ora capisco che intendeva Frederick. Penso che il nostro uomo sia un alcolizzato" continuai guardando il draghetto, egli sbatte gli occhi.

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