L'Erede

CHAPTER 17

"hide"

Le settimane passarono in fretta, iniziai ad abituarmi alla mia routine quotidiana, ogni giorno la stessa identica storia: allenamento, studio, dormire e poi iniziava nuovamente da capo. Con il passare del tempo il mio corpo aveva riacquistato muscolatura e soprattutto agilità, io e Jasmine avevamo instaurato un bel rapporto; avevo scoperto che era una ragazza molto dolce, vivace ma soprattutto fedele. Per la prima volta avevo una persona che potevo definire amica; non che non avessi amici, ma mi hanno sempre guardato con un'aria di pietà verso la mia situazione familiare. Volevo bene a Stephany, ma durante tutta la mia crescita ha sempre provato invidia nei miei confronti, non ne avevo mai capito il motivo, ma iniziò a gareggiare contro di me. Una gara silenziosa, solitaria, per raggiungermi o superarmi, non so bene in che cosa ma aveva preso il brutto vizio di giudicarmi. Ero sempre stata una ragazza molto schietta, onesta, non avevo problemi a controbattere soprattutto con gli uomini, Steph aveva sempre odiato il mio essere al centro dell'attenzione. Era ironico come io non la richiedessi, accadeva e basta, ho sempre avuto un bel caratterino, troppo espansiva per molte persone, ma ero sempre riuscita ad essere indifferente sotto i continui giudizi. Dicevano tutti la stessa cosa con parole diverse, con il tempo mi resi conto che si trattavano di individui insicuri che dovevano in qualche modo gettare la loro frustrazione sugli altri. Lo capii molto presto, ai 14 anni quando la mia cosiddetta migliore amica mi dette della troia per aver perso la verginità in un'età così precoce. Da lì fu tutto in salita, ero troppo estroversa, ero troppo espansiva, ero troppo provocante, ero troppo puttana. Era tutto un troppo; penso che mi resi conto che era inutile stare male per questi soggetti, quindi divenni indifferente alla maggior parte delle cose, il problema per le persone era il mio carattere, secondo loro attiravo troppo i ragazzi o meglio questo era il pensiero di Stephany. Ma da una parte le volevo bene, mi era comunque stata accanto per tutto quel tempo, ero grata per questo.

"Pronta per oggi?" una voce mi risvegliò dai miei pensieri; guardai verso l'alto trovando Mark coprirmi il sole con la sua faccia sorridente, ridacchiai alzandomi dal prato annuendo.

"Quanto mi farai il culo?" domandai guardandolo sorridere,

"bhe vedremo come te la cavi con i primi incantesimi." Rispose facendomi l'occhiolino.

"Non penso che sarà un problema per te, devi solo imparare a rilassare la mente. Si tratta di questo, riuscire a distaccarsi da ciò che hai intorno. Entrando in un limbo. Il tuo problema sarà controllarli non di certo crearli, quello è studio, completamente studio." Aggiunse alzando gli occhi verso il cielo limpido.

"Allora scricciolo, pronta a soffrire" sentenziò il moro alle mie spalle tirandomi una pacca sul sedere.

"Ehi, le mani!" esclamai fulminandolo,

"o lo vedo come sei arrabbiata, se ti desse fastidio mi avresti fermato. So che percepisci i movimenti cara" continuò scompigliandomi i capelli, oramai l'aveva presa come un'abitudine.

Cercai conforto in Mark, ma il biondo se la rideva spassionatamente, sbuffai preparandomi per la giornata.

"Bene due cose. Come ti ho detto in precedenza devi riuscire a controllarlo" iniziò il biondo, annuii con la testa.

"Vediamo come sei messa." Continuò facendo un cenno al moro; i due uomini iniziarono a camminare in cerchio con me al centro, Cole si fermò davanti alla mia figura mentre percepivo l'altro muoversi con passi sconnessi lungo il giardino.

"Si tratta di sconnettersi dal mondo, non ci vuole niente per dire due parole, basta imparare la frase da pronunciare. Noi demoni abbiamo un buon olfatto, e tutti i sensi alterati rispetto ad un comune umano, di conseguenza devi cercare di soffermarti su ogni senso." Ascoltavo il moro parlarmi, ero concentrata a fissarlo, sentivo il biondo ad una grande distanza, più di 200 metri dalle mie spalle, stava gesticolando con qualcosa.