CHAPTER 14

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"imparando a camminare"

CHRIS'S POVE

Percepivo il ferro delle catene scorrermi lungo il corpo, come un serpente affamato in procinto di uccidere la propria preda. L'aria iniziò a scarseggiare, cercai di respirare ma era del tutto inutile, le gocce cadevano imperterrite lungo il suolo creando un rumore frastornante. L'acqua iniziò a salire sempre di più arrivandomi all'altezza del busto, cercai di svincolarmi muovendo le braccia, ma più provavo a scappare, più le catene stringevano il mio corpo. Il dolore si intensificò procurandomi lacerazioni sulla pelle. Faceva male. L'acqua salì ancora, era arrivata al mento, portai la testa all'indietro cercando di respirare ma non riuscivo a prendere aria. Ero nel vuoto, senza ossigeno. Gli occhi iniziarono ad appannarsi velocemente, il mio corpo si rilassò sotto lo stridio del ferro. Riuscivo a sentire qualcuno gridare il mio nome, era lontano, ovattato, come se non riuscisse a raggiungermi, guardai verso l'alto e fu lì che li vidi.

Due occhi azzurri ricolmi di lacrime.

"CHRISSS!"

Mi alzai di scatto annaspando in cerca d'aria, strinsi la mano al petto cercando di allievare il dolore lancinante. Iniziai a tossire compulsivamente senza smettere.

"Scricciolo, ALEX!" Esclamò il moro abbracciandomi da dietro massaggiandomi piano la schiena. Cercai di riprendere fiato, avevo gli occhi fissi sull'ultima immagine, iniziai a vedere strano.

Mi accorsi di star piangendo.

"Ehi, era solo un incubo, ehi guardami" mi sussurrò il ragazzo a fianco a me prendendomi il volto con le mani. Mi guardò preoccupato accarezzandomi gentilmente le guance.

"Guardami" ripete, alzai lo sguardo incontrando i suoi occhi scuri; mi incitò a respirare normalmente e così feci, con molta calma tornai ad una respirazione umana. Avevo gli occhi persi, una serie di brividi mi colpirono il corpo facendomi tremare,

"i suoi occhi" mi bloccai non riuscendo a continuare,

"lo so" rispose e lo ringraziai mentalmente per aver capito la sua situazione.

"Suo padre, suo padre ha tentato di uccidermi, ma io ricordo solo i suoi occhi spaventati, io, io non volevo fare male a nessuno" risposi singhiozzando piano appoggiando la testa sulla sua spalla.

"Lo so piccola, lo so"

"E sai anche che non è colpa tua, vero, ehi" disse alzandomi il mento con due dita, annuii piano, mi asciugò delicatamente le lacrime; posò un bacio sulla fronte. Chiusi gli occhi al suo tocco così innocuo, ma che mi fece rilassare. Mi prese tra le braccia facendomi sdraiare sul suo petto, iniziando ad accarezzarmi i capelli.

"Non pensare mai che sia colpa tua, non hai scelto la tua vita. Li hai salvati ricordatelo." Sussurrò continuando a darmi piccoli baci sulla testa. Annuii nuovamente rilassando i muscoli sotto il suo tocco, percepii gli occhi pesanti e in breve tempo mi ritrovai nuovamente addormentata.

Stropicciai le palpebre assonnata, sbadigliando e rigirandomi su me stessa in cerca di una posizione comoda. Ma quando mi voltai verso l'altro lato il mio braccio incontrò solo il materasso, mi alzai di scatto accorgendomi che il moro non fosse più nel mio letto, lo cercai nella stanza in penombra ma niente. Provai anche sotto il letto, ma niente nemmeno lì. Alzai le spalle decidendo di non farci troppo caso. Andai verso la grande finestra aprendo le tende, notando come la mia camera si affacciasse sul prato posteriore, o meglio enormi distese di campi infiniti. Il sole penetrò nella stanza illuminandola. Decisi di farmi una doccia, ne necessitavo assolutamente, aprii lentamente la porta bianca cercando la luce con la mano.

L'EredeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora