33. Tormento

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la mente.
Un spazio così piccolo, ma al tempo stesso così grande e caotico.
Un continuo turbinio di emozioni e di illusioni.

JAXON'S POV

Cazzo, quanto vorrei stendermi e spegnere il cervello.
Stasera ci sarà una gara a cui non posso assolutamente mancare.
Se vinco questa, mi daranno finalmente il bottino che mi spetta, così aiuterò Jason con l'estinzione del debito.
Sono passato circa un'ora fa dopo le lezioni in ospedale, ma purtroppo non ci sono stati segni di evidenti miglioramenti.

Senza farmi troppi scrupoli, decido di chiamare Eleonor per scaricare tutta la tensione accumulata in questi giorni.
"Ehi grande uomo, che ti serve?" risponde dall'altro capo del telefono con voce stridula.
"Scopare." sputo diretto.
"Cinque minuti e sono da te." continuo e attacco la chiamata.

Due minuti dopo sono in sella alla mia bambolina e sfreccio per le strade, toccando i 150km/h.
Arrivo in un baleno a casa di Eleonor e scendendo dalla moto, busso alla porta violentemente.

"Non avevi detto cinque minuti?" sorride mentre mi fa entrare.
"Sta' zitta e abbassa quelle mutandine." ringhio.

La prendo dai fianchi, ma mi rendo subito conto che non sono gli stessi fianchi definiti e morbidi della piccola rompicoglioni.
La faccio voltare con la schiena contro il mio petto e non è come la schiena vellutata e fine della rompicoglioni.
La sto per prendere da dietro, ma il volto della piccola farfallina mi si palesa davanti.
Cosa cazzo mi prende. Stupida mente del cazzo.

"Mi sono rotto il cazzo." dico rimettendomi la giacca velocemente.
"Dove vai?" mi richiama Eleonor alzandosi fugacemente la gonna.

"Non sono cazzi tuoi." sputo acido, mentre esco dal porticato.
"Sei solo uno stronzo!" urla arrabbiata.
"Avanti El, avrai sicuramente altri cento ragazzi che aspettano solo la tua fichetta attorno al loro cazzo, perciò levati dalle palle." dico salendo in moto.
"Stronzo, me la pagherai!" si imbroncia.

Tocco i 200km/h. Percorro velocemente la strada e so perfettamente dove mi sto dirigendo.

KRYSTEL'S POV

Vetri. Urla. Vetri.
"Perché? Perché? Perché?" urla a ripetizione Rachel.
Corro subito da lei e la abbraccio più forte che posso.
"Va tutto bene Rach." le dico carezzandole la schiena e i capelli soffici.

"No, Krys, non va per nulla bene e non fa bene." scuote la testa mentre singhiozza rumorosamente.
In questi ultimi giorni ci siamo parlate più spesso e abbiamo avuto l'occasione di chiarire.
"Cosa è successo?" chiedo asciugandole le lacrime.

"Sono andata in ospedale oggi e-" prende un sospiro, "-credevo che si fosse mosso di nuovo, ma puntualmente i dottori dicono che non è così, che è dipeso da degli spasmi involontari." ricomincia a singhiozzare.

"Rach, magari i dottori si stanno sbagliando e Jason sta cercando davvero di svegliarsi. Magari hai ragione tu, cosa ne puoi sapere?" la conforto.
"È impossibile, avanti. Non sono un medico." scuote la testa.
Faccio spallucce e le prendo le mani.

"Che ne dici di guarire questi brutti tagli alle mani?" dico sorridendole.
Annuisce e in silenzio vado a prendere il kit di primo soccorso dal bagno.
Mi piego sulle ginocchia e inizio a tamponare i taglietti, imbevendo il cotone nel disinfettante.

"Ehi Krys." Rachel mi blocca.
"Si? Ti sto facendo male?" chiedo preoccupata.
"Grazie. Sei tutto ciò che ho." dice sorridendomi.
Ricambio e continuo a occuparmi delle sue esili e bellissime mani.
Dopo vari minuti sospiro un 'finito' e ripongo il kit nel bagno.

AS LONG AS ARE YOU THEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora