Capitolo 3

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                                 3.

EMMA
<<Ti sei calmata un po’?>>Bel prova a dire qualcosa solo una volta uscite da quel nostra maledetto posto.
<<No, sono ancora frastornata>> Quella stupida voce mi risuona ancora nelle orecchie E quegli occhi cioccolato li vedo ancora puntati su di me, pronti a disarmarmi.
<<Non dare troppo peso a quello che ti dice la gente.>>
<<Non è questo, ormai le parole sanno come scivolarmi addosso>>
la guardo per farle capire che non è questo il problema.
<<E allora cosa?>>
<<Non è niente, tranquilla>> mento.
<<Lo sai che tanto lo scopro, quindi parla. Qualunque sia il problema.>>
E va bene, se non ho altra scelta…
<<E che stavo pensando all'uomo di poco fa, ecco tutto. Mi è entrato in testa senza che me ne accorgessi e non riesco a trovare il modo di farlo uscire da li.
Bel annuisce.
<<Ci credo>> sorride, Anche se evidentemente sta pensando che questa sia un'altra delle mie stupidaggini momentanee, ma non è così. Quel tipo Mi ha davvero scatenato qualcosa dentro che non mi so spiegare. Una cosa del genere non mi succedeva da tanto tempo.
<<Sono seria, Bel>> molto. Solo che ancora non ne è accorta. <<Dico davvero.>>
Ora mi guarda con attenzione.
<<Spiegati>> dice, come se fosse facile.
<<Non so come farti capire>> ed è la verità. Non so come spiegarle a parole cosa ho provato e cosa provo in questo momento.
<<Quindi?>>
<<Quindi non lo so, Bel, e non so come spiegartelo a parole.>>
<<Non avere filtri. Non con me.>>
<<Eh che mi ritrovo addosso un effetto che non provavo da tanto tempo.>>
<<Sarà stato il momento. Il fatto che voleva provocarti, vedrai che passerà.>>
Muovo la testa in segno di negazione.
<<Non è solo questo, Bel>> arrossisco.
<<Se non ti sblocchi io non so come aiutarti>> ed ha ragione.
<<È che per la prima volta ho provato quel tipo di sensazioni che forse  non  ho mai avuto in vita mia e non so se sia normale. Il fatto che io ne sia rimasta stregata non so se sia normale>> anche se prima che di lui, dei suoi occhi.
Bel rimane di sasso. Evidentemente non se lo aspettava, ma per fortuna si riprende.
<<Se dovesse essere come dici tu, questo senso di stranezza dovrebbe portarti da qualche parte. Devi solo aspettare e vedere dove.>>
<<Dove pensi che possa portarmi?>> rido. <<Ci hai visti?>> le dico. <<La differenza d'età si vede a chilometri di distanza.>>
<<E ti fai il problema? Tu? Davvero stai dicendo, Emma?>> mi guarda scettica. <<Non ti sei mai fatta scrupoli per niente e per nessuno e vuoi iniziare ora?>>
Lo so che ha ragione, però deve capire che stavolta la situazione è diversa.
<<Non voglio credere in niente che possa essere impossibile, Bel, capisci? E non posso farmi un film che non mi porta da nessuna parte.>>
Isabella alza gli occhi al cielo.
<<Non siamo più nel Medioevo Em, non so se te ne sei accorta.>>
<<Lo so questo.>>
<<Non lo so mica se lo hai davvero capito in verità. Anzi, mi sa proprio per niente.>>
Sbuffo.
<<E che dovrei fare secondo te?>>
<<Buttarti?>> mi risponde subito. <<Se pensi che possa essere una persona che può piacerti, allora fallo. Provarci anche per una minima possibilità si può.>>
Certo, ma non è tutto così semplice.
<<Se non fai niente per conoscerlo e sbavi soltanto, come pretendi che si accorga di te?>>
Il problema è proprio questo.
<<È qualcosa che non accadrà mai.>>
<<Non accadrà se tu non ci credi. E poi ricordati che qualcosa diventa importante solo se tu lo rendi tale.>>
<<Lo so, ma non lo faccio perché so di non avere possibilità.>>
<<Non ti credo ma d’accordo, fa come vuoi.>>
Annuisco.

 
Per tutto il giorno non ho più aperto il discorso, anche se non nego che il mio pensiero è sempre stato rivolto a lui e lo è tuttora, come una specie di chiodo fisso per la mia testa. Principalmente lo sono stati quegli occhi e quello sguardo che mi hanno incantata al primo colpo. Forse perché li ho trovati magnetici e più penetranti che mai, o semplicemente perché
sono i più belli che avessi mai potuto incontrare.
<<Terra chiama Emma, passo.>>
Blocco tutto per un attimo.
<<Non ho cambiato pianeta>> sghignazzo. Anche perché un uomo così neanche su Marte lo troverei.
<<Qui non eri, te lo garantisco. Sei rimasta fuori orbita per più di un quarto d'ora e io cretina che stavo qui a raccontarti.>>
<<Ma quando mai! Mi sono solo un attimo persa, tutto qui!>>
<<Ti sei persa tutto quello che ti ha detto>> sbuffa. <<Il tuo sguardo assente la dice lunga e anche i tuoi pensieri, non sono scema.>>
<<E a cosa pensavo, sentiamo?>>
<<L’intuito mi dice che stavi fantasticando su un certo Moro bello e sexy, non è così?>>
Mi mordo le labbra pur di non dargliela vinta.
<<Di sicuro è così, mi avresti detto di no altrimenti.>>
<<Lo so>> confermo.
<<Quello che non capisco e perché ti fai problemi che non dovresti farti amica mia, te lo dico sinceramente>> mi ripete. Principalmente per farmi reagire, ormai la conosco come le mie tasche.
<<Sono solo realista, Bel tutto qui>> rispondo. <<E pensandoci bene non potrebbe funzionare. Io e lui per l'età che abbiamo non ci compenseremmo mai l’un l’altra.>>
<<Tu sei suonata, tesoro.>>
<<Fidati che non è così. Vent’anni o quel che siano, non sono pochi.>>
<<No, ma non sarebbe neanche così assurdo>> non demorde.
<<Per te forse no, ma la gente come la prenderebbe? Come pensi che ci guarderebbe?>> le faccio notare.
<<Di ciò che pensa la gente non dovrebbe neanche minimamente importarti, Em. L’unico pensiero valido non è altro che il tuo e credo che tu debba imparare a pensare di più a te. Devi imparare a lasciarti andare e a vivere un po’ di più. Vivi e non tenerti sul pezzo come fai di solito, perché non serve a niente, te lo garantisco.>>
Ha ragione, non ho dubbi, ma per me non è facile.
<<Lo so, ma cosa pensi che io possa mai.>>
<<Quello che sto cercando di dirti da tutto il giorno è che se vuoi qualcosa devi imparare a lottare per ottenerlo. In questo caso vuoi capire cosa quell'uomo ti stia facendo, ma se stai con le mani in mano non lo saprai mai.>>
<<E la tua idea sarebbe?>> non ci giro intorno.
<<Quella di tornare al bar domani. Prendi la cosa come un modo per scioglierti un po'>> risponde in breve e guadagnandosi al tempo stesso Un’occhiataccia da parte mia.
<<Un’altra figuraccia delle mie non  la voglio fare, tanto più se non ne vale la pena.>>
Farei un viaggio a vuoto poi.
<<Se non vuoi, va bene, però se fossi in te proverei ad avvicinarmi. Tentare non nuoce, mai.>>
Rimango perplessa.
<<No, ma non è detto che sia un cliente abituale. Può essere anche qualcuno di passaggio, ci hai pensato?>>
Tutto può essere.
<<Se fosse così, pazienza>> dice.
<<Facciamo che ci penserò.>>
Forse.
<<D’accordo, ma se tu dovessi cambiare idea e la cosa dovesse funzionare, allora…dovrai farmi da autista per un mese, ci stai?>>
Scoppio a ridere.
<<Dai, ti chiamo stasera e vediamo di organizzarci per uscire, sempre se non torno troppo tardi. Ora vado a pranzo e poi scappo dalla signora Terlizzi che ha urgentemente bisogno di me>> o meglio, la peste di suo figlio Andrea e non lo dico tanto per dire. Con quel bambino c’è davvero da mettersi le mani nei capelli, ma è il mio lavoro e non posso fare altro per il momento, perciò mi accontento.
<<A dopo Bel>> mormoro, lasciandole libero il passaggio e raggiungendo poco dopo il condominio in cui abito, e mia madre, perché avrà sicuramente già preparato il pranzo.
Con lo stomaco pieno dovrei almeno riuscire a pensare lucidamente. Magari mi sarò già dimenticata di quel ben di dio di questa mattina. Anche se ad essere sincera, la vedo difficile, perché quell’uomo ha veramente un non so che di magnetico. Sarà il fascino dell'età avanzata o magari sarà solo il fatto che non ha la mia stessa età e allora la situazione mi intriga di più, non so. Quello che al momento do per certo, è che è qualcuno che al mio occhio cade e anche parecchio.
Sospiro. Lo faccio perché in un modo o in un altro continuo a pensarci.
“Respira” .
Porto la chiave nella toppo del portone e giro. Una volta entrata all’interno salgo i due piani a piedi dato che l’ascensore non c’è  e subito dopo apro con l’altra chiave la porta di casa.
<<Mamma, sono tornata!>> la avverto, ma non ottengo risposta.
<<Mamma!>>
Dal piccolo ingresso d’entrata dove lascio le chiavi, raggiungo la cucina, dove finalmente la vedo. Sta parlando con qualcuno.
Qualcuno di molto familiare.
<<Tesoro, lui è il signor Gabriel Enrique, il responsabile dell’azienda in cui lavoro, o meglio il figlio del mio datore>> mi spiega.
<<Piacere di conoscerla.>>
Riesco a formulare due parole per intero senza incespicare, anche nonostante il blocco di salivazione rimasto in gola.
<<Piacere mio…>>
<<Emma.>>
Quest’uomo mi mette in agitazione, facendomi venire i brividi lungo tutta la schiena.
Averlo qui, davanti a me, mi rende nervosa e accaldata. Distolgo lo sguardo proprio per non farglielo notare, riportandolo su mia madre.
<<Io andrei in camera mia, mamma. È stato un piacere conoscerla signor Enrique.>>
Esco dalla cucina prima che possa combinare un altro danno dei miei, e poi devo cercare di scacciare quel lungo e attento sguardo che quegli occhi cioccolato mi hanno lanciato e che sento ancora lungo la schiena. Devo farlo, perché sennò ne verrei trafitta ancora di più, e non voglio.
Non voglio essere tanta, men che meno di girarmi, perché se lo facessi, anche solo per un attimo, mi ritroverei a guardare i suoi occhi fissi su di me ancora una volta, e rivedrei quel mezzo sorrisetto che ho intravisto anche questa mattina.
So che è così.
Mi è bastato vedere il suo autocontrollo per capire che conosce l’effetto che ha su di me.
Lo sa, e lo percepisce, perché sa di essere dannatamente irresistibile, e poi, non ha trucchi. Mentre io invece sì, ed è quello di non  dargliela vinta, perché non voglio sembrare come tutte le altre donne che cadono ai suoi piedi semplicemente per il suo aspetto.
Io non sono così, e men che meno mi faccio piegare. Ne da lui e ne da qualche altro.

 
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••SPAZIO AUTRICE:
Questo capitolo non è uscito molto lungo, ma per il semplice fatto che è solo l'inizio di Gabriel.
Nei prossimi capitoli lo sentirete parlare molto di più.
Vi spiegherà molte cose interessanti.

Per il momento spero che il capitolo vi sia piaciuto ❤️

A presto 😘

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