9.
EMMA
Il giorno seguente mi sveglio con un mal di testa atroce per via dell’alcool bevuto la sera prima e mi sta bene, perché sono stata io a non volermi fermare. Se non fosse stato per Gabriel che mi ha portata via, a quest’ora starei ancora peggio probabilmente e non mi sarei mossa dal letto per tutto il giorno. O meglio, lo avrei fatto se non avessi un appuntamento con Bel ed un lavoro che mi aspetta.
Guardo l’ora sul display del telefono, giusto per vedere che ora è e noto tutte le chiamate perse della mia migliore amica.
Merda, merda, merda…
La richiamo e mi risponde al primo squillo.
<<Alla buon’ora. Ti avrò chiamata come minimo cinquanta volte.>>
<<Lo so, lo so, scusami. Dammi trenta secondi e sono giù da te>> mormoro velocemente.
<<Non uno di più, ti avviso>> stacco la chiamata, vestendomi di fretta e furia, ed uscendo poco dopo di casa alla ben e meglio.
La raggiungo.
<<Me ne stavo per andare>> dice, mettendo a moto la macchina.
<<Lo so, ma stamattina ho fatto fatica a svegliarmi. Con tutto l’alcool che ho bevuto è già tanto se sono riuscita ad alzarmi dal letto.>>
<<Sei drastica come al solito>> risponde.
<<No, davvero. Ieri sera non ero molto in me e se non fosse stato per Gabriel che mi ha accompagnata a casa…>>
<<Non dirmi che voi due…>>
Gli occhi di Bel si accendono.
<<Non è successo nulla di che, non farti strane idee>> la blocco subito.
<<No, ma almeno ci hai passato la serata, ed è già qualcosa.>>
<<Sarà anche come dici tu, ma non voglio pensarci ora, perché ho la testa che scoppia.>>
<<Con tutto l’alcool che hai ancora in circolo ci credo, ma con del buon cibo starai di sicuro meglio>> mormora, portandomi sicuramente allo stesso locale di ieri.
<<Lo spero>> sbuffo, massaggiandomi le tempie.
<<Tra poco starai meglio, fidati di me>> mi rassicura, anche se non so quanto possa essere vero. Con lei c’è sempre da aspettarsi qualcosa e me lo dimostra poco dopo, all’arrivo.
<<Dai vieni>> mi dice, facendomi alzare dal sedile dell’auto e portandomi con sé all’interno dello stesso posto in cui siamo state ieri: il Blue Sky.
Entrando noto lo stesso marasma di persone che c’era anche ieri. Forse anche di più, ma fatto sta che è sempre strapieno.
<<Buongiorno ragazze, dovete ordinare?>>
Quel ragazzo dai meravigliosi occhi blu e quel sorriso luminoso, tornano ancora una volta da noi.
<<In verità, sì>> rispondo, ricambiando il suo sorriso.
<<Accomodatevi intanto. Io ci metto un attimo a raggiungervi al tavolo con il vassoio.>>
Annuisco come per dire, “tranquillo”.
Con questo ragazzo mi sento come in pace. Sarà che oggigiorno non esistono più persone con questo sorriso genuino.
<<Carino il ragazzo.>>
Isabella si accorge di lui solo adesso. Mi chiedo dove abbia la testa in questi giorni.
<<Bel, è lo stesso ragazzo che ieri ti ha parlato e che tu hai praticamente snobbato>> le ricordo mentre prendiamo posto.
<<Boh, sarà>> risponde ancora incredula.
A volte ha la testa per aria, ma vabbè, tralasciamo.
<<Chi guarderei meglio è proprio la persona dietro di te e che si sta avvicinando.>>
Non ho capito. Chi?
La guardo accigliata.
<<Ben rivista, Emma.>>
Ok, sì, questa voce l’ho già sentita.
Sposto lo sguardo sulla persona che si è rivolta a me ed è…Gabriel.
È lui che tronca la conversione tra me e Bel.
<<Mi stalkeri per caso? Ultimamente ti trovo ovunque vada>> lo guardo, ed improvvisamente mi torna in mente l’incontro di ieri sera e la bella serata che in fin dei conti ho passato in sua compagnia. <<Ormai sei diventato la mia ombra.>>
Gabriel sorride. <<Sei tu che sei venuta nel mio locale>> risponde, guardandomi con quello strano luccichio negli occhi. Lo stesso che vedo ogni qualvolta incrocia i miei, catturandoli.
Quello stramaledetto color cioccolato è la mia dipendenza visto che ormai li cerco ovunque.
<<Non lo sapevo>> lo guardo imbarazzata.
<<Non è successo niente, figurati, anzi è una buona scusa per vederti più spesso>> aumenta la mia dose di rossore giornaliero.
<<G-grazie per l’ospitalità.>>
<<A voi. Avete deciso cosa prendere?>> domanda.
<<Sì. Due caffè e due cornetti al cioccolato>> risponde prontamente Isabella al posto mio.
Per un attimo mi sono persa, ma non lei visto che riesce sempre a mantenere una compostezza e una freddezza che io avanti a lui non riesco ad avere.
<<Cinque minuti al massimo e torno>> dice, dandomi giusto il tempo per ricompormi. Anche perché il fatto che sia lui il padrone di tutto questo, mi ha un po’ destabilizzata.
Credevo che fosse un noiosissimo uomo in giacca e cravatta, figlio di papà, e invece mi sbagliavo. Tanto che ora ai miei occhi risulta ancora più eccitante di prima.
<<Come uomo non è neanche grigio. Non come ti aspettavi tu, anzi, ora che lo sai ti intriga ancora di più>> Bel mi guarda di sottecchi. <<Lo capisco da come lo guardi.>>
<<Lo so e non posso farci niente. Quello che so, non è altro che riesce a mandarmi in palla il cervello con poco>> rispondo.
<<Lo vedo>> risponde sorridendo. <<Pendi dalle sue labbra tutte le volte che le apre.>>
<<Lo ammetto, ma non è una buona scusa per buttarmi in qualcosa di più grande di me, da un momento all’altro, perché potrei farmi male.>>
<<Lo capisco, Em, ma non puoi neanche ostinarti a credere che tutto quello che ti dice il cervello sia sempre giusto, perché sai meglio di me che non ha sempre ragione. Chi non sbaglia mai è l’istinto, ma tu non lo segui.>>
Lo so ma se lo avessi fatto tutte le volte, dove sarei finita ora?
<<È meglio così, credimi>> rispondo per esperienza.
<<No, se poi finisci a chiuderti a riccio. Ti conosco fin troppo bene.>>
Lo so anch’io di essere strana, ma che ci posso fare?
<<Non sono la persona più semplice da capire e lo so, però non c’è solo questo da vedere. Di mezzo c’è anche la paura di rimanere delusa di nuovo.>>
Ce l’ho anche ora con Gabriel.
<<E allora?>> mi dice. <<Chi ti dice che non puoi fare un passo avanti e vedere se ne vale la pena.>>
<<Lo so ma non ci riesco con lui. Lo vedo troppo diverso. Un uomo fatto e vissuto, maturo rispetto alla mia età e, non posso farmi troppe illusioni. Non sarebbe giusto.>>
È così, che mi piaccia o meno.
<<Te l’ho detto anche la prima volta, tesoro. Non devi crearti situazioni affrettate o avere pensieri troppo vaghi. Non lo fa neanche lui che è più grande di te>> mi rassicura.
<<Lo capisco, ma…>> cerco di fermarla, ma non c’è modo di non farle finire il discorso, perciò tanto vale sentire ogni sua parola, che faccia bene o male.
<<Ti disturba che un uomo come Gabriel stia cercando attenzione da parte tua?>> mi chiede.
<<No, lo sai che non è così>> rispondo.
<<E allora apriti e goditi il momento. Anche perché quando lo ritrovi un uomo che si inginocchierebbe per te e per un tuo sì. Dagli modo di conoscerti ancora di più.>>
Davvero crede ancora in queste cose?
<<Parlarci ieri, ed essere qui è già stato un passo, non ti pare?>> le dico sghignazzando.
<<Emma, sono seria. Per una volta che lo sono dammi ascolto>> sorride.
Ah, beh!
<<Da quando gli hai messo gli occhi addosso hai una carica che non ti avevo mai visto. Quel visetto sexy è un bene per te, credimi.>>
Okay, adesso sì che inizio a perdere il filo del discorso. Soprattutto perché per una volta le sento dire parole sensate e inizio ad avere i pensieri annebbiati.
<<Capirai, vedrai.>>
Si zittisce prima che Gabriel torna con il vassoio.
<<Scusate per l’attesa prolungata, ma ho una dipendente incompetente>> dice.
<<Non c’è problema>> rispondo con finta tranquillità.
Tutte le volte che mi è vicino, il mio corpo perde il controllo. Succede nonostante lo conosco da quanto? Un giorno?
<<Il problema sta nell’incompetenza, cosa che non apprezzo. Motivo per cui la colazione oggi voglio offrirvela. Non accetto un no come risposta.>>
Annuisco, anche se davvero, non c’è nessun problema nell’aspettare un paio di minuti in più.
Poi se ne va, portando con sé il vassoio vuoto.
<<Tesoro, se te lo fai scappare sei proprio scema.>>
Bene, mi mancava anche questo complimento.
Di sicuro se fosse stata lei la donna presa d’occhio da Gabriel, non ci avrebbe pensato due volte a cadere ai suoi piedi. Lo farebbe anche adesso, se solo le desse corda.
<<Farei qualunque cosa mi chiedesse, te lo giuro.>>
Alzo gli occhi al cielo solo per non parlare.
<<È troppo, in tutti i sensi.>>
<<Beh, sì, hai ragione, però vedi di frenare gli ormoni, siamo comunque in un bar>> le ricordo.
<<Chi se ne frega, qui dentro non sarò mica io l’unica a pensarlo>> risponde.
Mi porto il cornetto alle labbra per evitare di dire altre cose fuori posto, o meglio, non voglio darle la risposta che si aspetta. Se lo facessi non continuerei altro che il suo gioco e le darei altro spago. Uno bello lungo visto che continuerebbe a tirarlo e a prendersi il diritto di parlarne ancora a lungo. Rischiando così di mettermi ancora di più i pensieri in subbuglio.
<<Non puoi negare che sia così anche per te, ammettilo>> dice, finendo l’ultimo sorso di caffè.
<<Cosa>> rispondo.
<<Hai capito perfettamente cosa intendo. Tu più di tutti qua dentro. Anche perché è su di te che ha puntato gli occhi.>>
<<Bel, ti prego, non adesso>> non è il momento.
<<E quando allora? Quando imparerai a non far finta di niente e dare alle persone la possibilità di avvicinarsi a te? Concedi agli altri la possibilità di conoscerti.>>
Annuisco.
<<Davvero Emma, non sto scherzando>> poggia per un attimo la mano sulla mia, come per confortarmi.
<<Lo so Bel, tranquilla.>>
Tirando fuori questa conversazione sembra più tranquilla, addirittura più speranzosa.
<<Ora finiamo di mangiare che tra poco dobbiamo andare.>>
Non so che intenzioni abbia, ma va bene.
<<Vado a pagare e andiamo.>>
Prendo il portafoglio dalla borsa e raggiungo la cassa, dimenticandomi di proposito quello che Gabriel mi aveva chiesto di non fare. Bel se ne accorge ma non dice niente visto che sa che sarebbe come parlare con un muro.
<< Non mi devi niente Emma, te l’ho detto.>> Quegli occhi color cioccolato si scontrano di nuovo con i miei, facendomici perdere dentro come la prima volta.
<<Devo, Gabriel.>>
La lotta di sguardi è qualcosa che tra di noi non finirà mai mi sa.
Per un motivo o per un altro è così.
<<Con me è una guerra persa, ragazzina>> quel ghigno maledetto mi porta a spingermi in qualcosa che ancora non conosco, e che al tempo stesso non mi importa di conoscere, perché voglio vedere dove mi porta. Ma c’è anche da dire che per scoprirlo devo mettermi in gioco, e ciò sta a significare che per tutta la durata della partita, non lo tratterò con i guanti bianchi. Non lo farò solo perché è eccitante da morire.
No, e non funziona così.
<<Ma davvero?>> ricambio la risposta con la sua stessa sbruffonaggine.
<<Voglio che tu venga a cena con me domani, e stavolta senza incontri casuali.>>
Rimango di sasso, soprattutto perché non mi aspettavo una richiesta così da un momento all’altro e ora non so che rispondere.
<<Non mi aspettavo una richiesta così da parte tua. Non dopo ieri. Sono stata un disastro>> mormoro, arrossendo di colpo.
<<Non ci ho badato più di tanto. Quello che cerco è solo un tuo sì>> dice, facendomi mancare improvvisamente l’aria… <<Ti aspetto domani sera alle otto all’angolo di casa tua. Se vorrai, mi troverai lì.>>
Il bel provocatore se ne va, lasciandomi con una risposta in sospeso e un conto da pagare.
Sarà colpa di quel cavolo di sguardo ammaliatore. Tutte le volte che lo incrocio rimango a fissarlo come una cretina. Anzi, stavolta mi ha lasciata davanti alla cassa come una cretina.
<<Emma, ci vogliono altre tre ore prima di andare? Sei pronta?>> Bel si avvicina a me con uno sguardo che la dice lunga.
<<Stavate lì fermi da mezz’ora a spogliarvi con gli occhi. Non voglio immaginare cosa succederebbe restando da soli. Stareste già sco…>>
La zittisco con una mano davanti la bocca prima che sia troppo tardi.
<<Bel, tieni il becco chiuso, la clientela ha già visto uno spettacolo troppo lungo per i miei gusti.>>
Certe volte diventa troppo aperta, tanto da far diventare una convenzione privata, una gaffe.
<<D’accordo, d’accordo come non detto, sto zitta, a patto però che tu sputi il rospo. Quei sorrisetti e quelle occhiatine mi hanno incuriosita parecchio>> sorride provocante.
<<Va bene, ma te ne parlo in macchina>> rispondo, altrimenti credo che a girarsi nella nostra direzione non sarà solo la gente dentro il bar, ma direttamente tutto il quartiere.
Isabella sarebbe in grado di far girare chiunque con quelle reazioni esagerate che ha, e sono pronta a prevenirle. Soprattutto i danni che potrebbe garantire con quella lingua lunga che ha.
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Non eri nei miei piani
RomansaGabriel, è un imprenditore italo-spagnolo di quarantuno anni, molto noto per il suo cognome, ma ancor di più lo è diventato per il lavoro in proprio che svolge, nato nientemeno che dalle sue sole forze: il "Blue Sky". Luogo che tra l'altro ha tirato...