20.
GABRIEL
Mi sono liberato il prima possibile solo per lei, lasciando mio padre e la madre di Emma a discutere, in fin dei conti sono loro le parti principali degli affari. Mio padre l’ha voluta come assistente, tanto che lei lo aiuta per i conti a cui lui stesso non riesce a stare dietro, e io ricontrollo tutto più sul dettaglio, ma lo faccio solo in parte secondaria e mi va bene così, anche perché io ho già i miei affari da portare avanti e il più importante in questo momento è affondare nell’unica persona che davvero riesce a farmi stare bene. Emma.
Quando stiamo insieme è tutto come dovrebbe essere, cambiandomi il mondo. Ci riesce con poco, anche a rendermi dipendente da lei e da tutto ciò che è. Ho bisogno della sua aria, del suo tempo. Ho bisogno di sapere che c’è. Ho bisogno di vivere attraverso i suoi occhi.
<<Possiamo andare se vuoi>> neanche mi ero accorto che fosse salita in auto per quanto ero assorbito dai miei pensieri.
<<Non ti avevo sentita arrivare, perdonami>> le dico.
<<Me ne sono accorta>> mi guarda un po’ preoccupata. Tanto da vedere quel sorriso che le contornava le labbra, spegnersi totalmente. <<È successo qualcosa? Sii sincero>> domanda in seguito.
<<No, nulla di grave, ti stavo semplicemente pensando, tutto qui>> la rassicuro, anche se non mi crede fino in fondo.
<<Gabriel, davvero, se non è un buon momento possiamo rimandare a un’altra volta.>>
Le poggio una mano sulla gamba per rassicurarla. <<Ti aspetto da tutta la sera e non c’è niente che mi faccia cambiare idea. Ci dobbiamo una notte, ricordi?>> sorrido, cercando di tranquillizzarla.
Annuisce. <<Voglio solo che vada tutto bene>> stavolta ricambia la stretta.
<<Sarà così, con me lo è sempre>> le schiocco l’occhiolino.
<<Ci crederò quando lo vedrò, signor Enrique. Da lei voglio dimostrazioni certe>> ammicco a tutto tranne che alla tranquillità della serata.
<<A cosa si riferisce esattamente, signorina?>> rimango al gioco. <<Perché da quello che sto intuendo lei non si riferisce al nostro tempo insieme, ma a ben altro. Sbaglio?>>
Lei fa spallucce. <<Se vuole davvero saperlo, allora credo che debba portarmi a casa sua il prima possibile, non pensa? Potrà avere una risposta solo così>> mi provoca in un modo che ad essere sincero, mi fa impazzire. Con quel suo fare tendenzialmente impacciato all’apparenza, tanto quanto basta da farmi eccitare e volerla ancora di più.
<<Stasera se continuiamo così mi farai perdere il controllo prima del tempo, lo sai questo? Ancor prima di arrivare a casa. Vuoi questo?>> mormoro.
<<Vorrei ma sarebbe troppo facile>> sorride.
<<Mi fai impazzire ogni cazzo di volta>> dico e so che lo capisce dal modo che ho di stringere il volante.
<<Hai lo stesso effetto su di me. Ho voglia di te da quando ti ho visto stasera, e non posso farci niente.>>
Merda! E io che pensavo mi avrebbe reso le cose facili. Nulla di più falso.
<<Un paio di minuti e sarai accontentata. Ti regalerò una notte che non dimenticherai facilmente. Avrai tutto me stesso, te lo giuro.>>
<<Provare per credere, signore>> sorride, non placando di mezza misura il desiderio che provo in questo momento per lei. Un desiderio che va di pari passo con la voglia di prenderla proprio qui e ora.
<<Emma, giuro che…>> mi concentro sulla strada per non pensare al fatto che sto per impazzire.
<<Ecco, ci siamo>> la sento mormorare.
<<Per fortuna>> perché ho superato tutti i limiti possibili ed immaginabili solo per essere con lei. <<Vieni ti faccio strada>> uscendo dalla macchina tutto arriva in un attimo.
<<Mi ricordo, più o meno.>>
Raggiungiamo la porta e in pochi attimi siamo già senza fiato.
<<Ti ho aspettata per tutta la sera, ti ho pensata>> riesco a parlarle solo ad un passo dalle labbra, ad ogni tregua. Tra un bacio famelico ed un altro. <<Ma ora, ora che sei qui, non posso fare altro che volerti. Mi sono trattenuto fin troppo con te>> continuo, scendendo alla base del collo.
<<Non devi. Non trattenerti>> sbiascica leggermente, spingendomi ancora.
<<Non lo farò, credimi>> ora che siamo solo io e lei, non ho intenzione di fermarmi e non riesco a fare finta che non voglia averla. Dopo che l’ho desiderata e voluta per tutto questo tempo sarebbe un controsenso. <<Ora alza le braccia>> devo toglierle qualunque cosa indossi perché ho bisogno di sentire la sua pelle.
<<Anche tu, Gabriel>> mi guarda convinta. <<Spogliati.>>
<<Avrai tutto quello che vuoi, te lo giuro. <<Qualunque cosa, per te non ho limiti.>> Non li ho da abbastanza tempo oramai.
<<Spogliami.>> Stanotte avrà tutto me stesso senza riserva, l’ho giurato. <<Fallo senza pensarci, ti prego, Gabriel, non resisto più.>>
<<Neanch’io, tesoro>>, tanto da non avere più la forza di aspettare.
<<Lasciami fare questo almeno>> mormora, sbottonandomi i jeans e abbassandoli insieme ai boxer.
<<Aggrappati a me, piccola>> la prendo per il sedere e la tiro su di me.
<<Gabriel…>> entro in lei senza troppa fatica.
<<Sei già completamente fradicia>> noto. <<Già pronta per me>> le faccio notare.
<<Muoviti, ti prego>> comanda, facendomi sentire come una bomba in procinto di esplodere.
<<Dio piccola, sei dannatamente perfetta. Per le mie mani sei arte e per il mio corpo sei cura. Sei perfetta per me, cazzo>> mormoro nel momento in cui mi perdo in lei e in quello che provo in questo momento.
Chiudo gli occhi per non perdermi niente, neanche il piacere che la sua voce e la sua presenza rilasciano.
<<Va più veloce>> la sento ansimare, sento il suo spasmo arrivare.
<<Cristo, amore mio, ci siamo>> mormoro, per poi lasciarci completamente andare. <<Sei la mia fottuta droga, la mia estasi. Sei…>>
<<La mia parte importante>> continua lei, facendomi perdere la testa e il cuore nello stesso momento.
<<Ti amo, Emma>> dal primo istante che l’ho vista probabilmente.
<<Ti amo anch’io. Lo sto capendo sempre di più ogni giorno che passa.>>
<<Ti amo.>>
STAI LEGGENDO
Non eri nei miei piani
RomanceGabriel, è un imprenditore italo-spagnolo di quarantuno anni, molto noto per il suo cognome, ma ancor di più lo è diventato per il lavoro in proprio che svolge, nato nientemeno che dalle sue sole forze: il "Blue Sky". Luogo che tra l'altro ha tirato...