Capitolo 17

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                               17.

EMMA
Mi tengo stretta a lui, godendomi quel profumo che in questi giorni mi è mancato da morire. L’odore della sua pelle. Mi faccio inebriare e mi faccio cullare, godendomi questo attimo.
<<Non sai quanto speravo di vederti e di sentirti>>
mentre mi ritrovo a sorridere come una bambina. Dopo giorni, era una delle poche cose che mai potevo aspettarmi di fare, dico davvero. Non mi sarei neanche aspettata di ritrovarmi lui qui, dritto davanti a me, pronto a riportarmi anche se inconsciamente, il sorriso che mi mancava. Un sorriso che per quanto possa detestare ammettere, con lui non ho mai perso. (O quasi).
<<Sono qui ora.>>
Questo mi succede forse perché in tutti i miei anni di vita una figura maschile non l’ho mai avuta accanto. Non ho mai avuto modo di trovare in una persona la protezione, e la sicurezza che mi mancava, cosa che invece in Gabriel ho sentito dal primo momento. Donandomi addirittura l’accettazione che mi mancava. Quel qualcosa che però per un frangente di tempo mi ha tolto. E il sentimento. Quel sentimento che ora dentro di me sento crescere incontrollato. Lo è dal primo giorno e non riesco a sbarazzarmene, nonostante la paura fottuta di essere delusa. Di esserlo ancora.  Solo che con lui non ci riesco. Non riesco ad allontanarlo.
<<Se non fosse per il fatto che non riesco ad esserti indifferente, a quest’ora ti avrei via preso a calci.>>
<<Lo so e me li sarei meritati tutti.>>
<<Solo che non ci riesco perché le emozioni che mi scateni sono più forte di me e non ci riesco.>>
Come si può esserlo con qualcuno che ti attira in un modo così incredibile? È impossibile e sarei solo un ipocrita bugiarda se dovessi dire il contrario.
Quello che però a malincuore non posso fare, è costringerlo a rimanere. Se un giorno decidesse di volersene andare, io non posso impedirglielo. Potrà fare male e potrò soffrirci, ma non posso costringerlo a rimanere con me perché non sarebbe giusto. Non sarebbe giusto prendere una decisione che non mi appartiene e ancorarlo ad un posto in cui non vuole rimanere. Non posso farlo, neanche egoisticamente parlando, perché significherebbe perderlo in quello stesso momento.
Se vorrà esserci ci sarà, ma lo farà di sua spontanea volontà. Io non chiedo niente e mai lo farò, neanche se dentro dovessi spezzarmi e dovesse fare più male del solito.
Più di sperare silenziosamente che non accada mai, non posso fare, perché come normale che sia, non vorrei ritrovarmi a guardarlo mentre prende quella strada che lo porta lontano da me, perché mi ferirebbe ancora di più, ma chi sono io per potermi permettere di prendere decisioni altrui? Proprio nessuno.
Non lo farei a prescindere.
<<Cos’è questo muso lungo. Stavamo bene fino ad un attimo fa>> Gabriel sembra percepire qualcosa. I miei pensieri probabilmente.
<<È che ho paura che tu riesca a farmi sentire vulnerabile ancora di più, e che torni a farmi provare quello strazio nel petto che mi hai lasciato in queste settimane. Per me sarebbe troppo da digerire. Stavolta sarebbe peggio dell’abbandono di mio padre.>> Mentre parlo lo guardo con gli occhi lucidi, liberandomi di un peso che mi tengo attorcigliato al petto da tempo.
<<Lo so e non sai quanto mi dispiace Emma. Mi dispiace di essere scappato come un codardo e di averti fatto ricordare quel momento.>>
<<Lo so, per questo ti chiedo di entrare e di mettere a tacere i miei pensieri>> rispondo, tirandolo dentro in un modo impaziente e incrociandogli le braccia al collo il momento dopo aver chiuso la porta.
Ho bisogno di questo e  di molto altro. Voglio tutto quello che siamo in grado di darci, compreso quello stupido caos che sento ogni secondo dentro di me. Ed ho bisogno di quella sensazione di sconvolgimento che mi fa provare tutte le volte che mi è vicino. La voglio nonostante tutto.
<<Vieni con me.>>
Per assurdo alle mie richieste Gabriel fa come chiedo, seguendomi in camera mia e lasciandomi in mano le redini della situazione.
<<Entra, vieni>> lo invito, lasciandogli il tempo di metabolizzare la situazione.
<<Emma…>>
<<Ti prego, Gabriel, dimmi che non ci risiamo…>>
<<Non affrettiamo le cose. Non voglio la tentazione di fare quello che mi passa per la testa e vederti allontanare, perché stavolta farebbe ancora più male>> è sincero e lo so, però perché non prenderselo quel desiderio piuttosto che reprimerlo? Perché non posso avere il suo stesso istinto?
<<Non ti ho mai chiesto di farlo, anzi vorrei semplicemente che entrambi non finiamo per chiuderci a riccio. Viviamoci qualunque cosa avvenga. Qualunque. Perché io e te siamo grandi abbastanza per poterci prendere le responsabilità necessarie, non ti pare?>> lo guardo, facendogli capire che non lo sto dicendo tanto per dire.
<<Volevo esserne sicuro e che lo fossi anche tu, perché sappi che se dovessi avvicinarmi a te nel modo in cui vorrei e che voglio, poi non mi fermerei. Non stavolta>> dichiara, avvicinandosi ancora di più e tenendomi il mento in su con due dita.
<<Se la prima volta non mi avessi fermata mi sarei lasciata andare e lo avrei fatto senza rimorso alcuno, perché mi sentivo pronta a farlo quel passo, con te. Lo volevo e volevo non pormi limiti.>>
In quel momento penso che mi sarei presa qualsiasi cosa arrivasse, che fosse stato un bacio o qualcosa di più.
In quel momento avrei cavalcato l’onda senza alcun tipo di pensiero e ad essere sincera anche ora.
<<Voglio solo che tu sia sicura.>>
Annuisco senza timore. <<Lo sono più della prima volta. Quindi ti prego, se sei tornato per me, lascia che questo avvenga. Lascia che stavolta sia diverso, che tu sia come la prima volta che ci siamo conosciuti: senza timore, non chiedo altro.>>
<<E lo avrai.>>
<< Non voglio niente di meno della persona che ho conosciuto. Rivoglio indietro quel Gabriel provocatore, senza freni e inibizione. Voglio l’uomo sfrontato e maledettamente scorretto. Colui che per tutto il tempo non ha fatto altro che attirare la mia attenzione, avvicinandomi>> perché è questo che ha fatto un passo alla volta.
<<Sono ancora quella persona, ora ancora di più.>>
<< Quello che è cambiato però è che ora che siamo qui, vicini, ti voglio ancora di più e non posso aspettare.>>
<<Non aspetterai piccola perché ti sto per spogliare>> mi mordo il labbro inferiore per cercare di trattenere i miei istinti, lo faccio per non rovinare il momento.
<<Non sarò io a fermarti, Gabriel>> rispondo, lasciandogli intendere che il gioco è appena iniziato e che non finirà tanto presto. Con noi due credo che sia improbabile, lo è dal primo giorno che ci siamo conosciuti, dal nostro “giorno zero”, così mi piace chiamarlo il nostro inizio stravagante.
 Un inizio che però mi ha fatto perdere il sonno e mi ha fatto sperare in un cambiamento. Magari in un qualcosa di diverso che potesse coinvolgermi pienamente. Un qualcosa come questo. Di adatto a me. Questo volevo.
<<Ora non potrai più fermarmi perché sei mia. Mia soltanto, e te lo dimostrerò.>>
<<Sono pronta ad esserlo. Ad essere tua soltanto e lo voglio più di qualunque cosa>> perché è così da sempre e sono sicura che tutto quello che si è creato tra noi, questo NOI, può solo che evolversi e crescere perché so che  non potrei averlo con nessun altro.

Non eri nei miei pianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora