Cɑpitσlσ 16

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                             16.

GABRIEL
Suono…nel peggiore dei casi mi ritroverò sbattuto fuori da casa sua a calci in culo. Non che abbia tutti i torti se dovesse farlo, però…spero che non succeda e mi lasci spiegare.
Suono ancora, non importa quanto tempo debba aspettare.
<<Arrivo!>>
Finalmente!
In poche falcate me la ritrovo dritta davanti agli occhi.
Dio quanto mi è mancato vederla.
<<Ga-Gabriel!>> mormora ad occhi sbarrati ed ha ragione. Non si aspettava di trovarmi qui dopo tutto il tempo che è passato. E neanch’io ad essere sincero. Ma è stato fatto tutto per impulso.
<<Ciao>> riesco a dire a malapena.
<<C-ciao a te>> risponde, guardandomi ancora spaesata. <<Che ci fai qui?>> domanda che ho omesso di fare a me stesso prima di questo momento, perché non so cosa rispondere. Per poterlo fare dovrei essere prima sincero con me stesso e non so se questo possa essere il momento giusto per esserlo.
<<Dovevo vederti. Ho lasciato lo studio e sono corso da te. L’ho fatto nonostante mi sono imposto di non farlo per tre intere settimane. Mi sono imposto di evitare di sentire la tua mancanza, ma non ci sono riuscito perché l'ho sentita forte in ogni momento della mia cazzo di giornata. Io ho cercato di starti lontano. L’ho per il tuo bene, Emma. Perché volevo che ti schiarissi le idee e anch’io ne avevo bisogno, ma con risultati pessimi, perché ho fatto un casino.>>
<<Uno bello grande, sì>> risponde, travolgendomi di getto in quell’aria fredda che tra di noi non c’era mai stata fino ad ora.
<<Posso almeno entrare?>>
Ad essere sincero non dovrei nemmeno avere il diritto di chiederglielo visto il mio comportamento, ma non riesco a tenermi dentro il fatto che quello che desidero in questo momento è poter eliminare questa maledetta distanza e baciarla. Baciarla fino a farle dimenticare lo schifo passato durante queste settimane, perché è evidente che è stata male. Lo vedo dal suo viso e dagli occhi stanchi. Probabilmente non sarà neanche riuscita a chiudere occhio durante la notte. Come me del resto. Tutte le volte che provavo a farlo avevo il suo viso avanti a me, vivido e reale come ora.
<<Perché dovrei farlo? Perché dovrei fidarmi di te di nuovo, Gabriel? Dimmelo!>> mi urla addosso, facendomi sentire la merda peggiore di questo mondo. Forse anche più di quello che sono già.
<<Non lo so, Emma. Non lo so. Quello che volevo era vederti, e sì, dirti anche che sono uno stronzo con tremila paure, esattamente come te.>>
<<E allora perché non me lo hai
detto?>>
<<Perché avevo già fatto un casino quella sera e non volevo ferirti ancora di più.>>
<<Forse, ma non è quello ad avermi fatto male, ma il fatto che dopo quella sera sei sparito senza nessuna spiegazione. Avevi il numero e non ti sei degnato di farti sentire.>>
<<Lo so e mi dispiace tanto per questo, ma quando sono con te ho sempre paura di non essere abbastanza e ho paura perché sei diversa da tutto quello che ho avuto in passato.  Per questo quella sera non ho lasciato che succedesse qualcosa di irreparabile tra di noi. Volevo che non arrivassi a pentirti, o nel peggiore dei casi, ad allontanarti.>>
<<Quello che non dovevi fare era prendere decisioni al posto mio e… non dovevi scappare, cazzo.>>
<<Lo so e mi pento ancora adesso di averlo fatto. Se ci penso non sai quanto mi faccio schifo, ma…>>
<<Cosa? Non voglio che tu te ne esca con un’altra scusa. Se è questa che stai cercando di fare allora va bene così, e…>> Niente. Non le permetto di mandarmi via o di darle la possibilità di dire altro perché di parole me sono già stare dette tante, quindi la bacio. Dopo tre intere settimane mando al diavolo le conseguenze e tutto ciò che verrà dopo, perché in questo momento non me ne importa niente.
L’unica cosa che mi importa e che mi interessa in questo momento, non è altro che lei.
Le sue labbra.
La sua vicinanza.
<<Voglio prendermi il pacchetto completo con te, ragazzina. Voglio la tua età, la differenza che c’è tra noi. Tutto, perché voglio continuare a vederti. Voglio tutto di te, Emma, senza compromessi.>>
Si stacca da me per assimilare quello che le ho appena detto e mi guarda incredula. Come se le mie parole l’avessero stupita.
<<Gabriel, io…>>
<<Non ti lascerò finire la frase perché non voglio lasciarti andare, non stavolta, Emma. Non posso. È stato già fin troppo difficile starti lontano tre intere settimane, figuriamoci perderti definitivamente.>>
<< Non sarà facile, ne sei consapevole, vero?>>
<<Lo so, ma non vedo il problema.>> Non c’è perché non me lo creo più.
<<Io e lei siamo liberi di sceglierci, piccola. Di ciò che può pensare la gente di noi non mi interessa, anzi, me ne sbatto altamente. Ho un’età e un cervello funzionante, perciò non c’è altro da aggiungere. Voglio che tu sia mia. Sei disposta a darmi una possibilità?>>
<<Posso e voglio dartela, però andrai con i miei tempi, Gabriel. Non voglio infilarmi in qualcosa di più grande di me e poi uscirne distrutta ancora. Ci sono già passata con l’abbandono di mio padre anni fa  e non vorrei subirne un altro e perdere anche te, perché non sarei pronta a superarlo>> mormora, spiegandomi a suo modo il comportamento di quella sera. Si è sentita non voluta per la seconda volta, chiudendosi in sé stessa ancora una volta e mi dispiace.
<<Mi dispiace per la cazzata che ho fatto, non ho scusanti. Se avessi saputo di tuo padre non mi sarei mai comportato in questo modo. Sono stato sconsiderato. Però ti prometto che non succederà ancora.>>
<<D’accordo. E sei disposto ad accettare la mia condizione?>>
<<Non mi imporrò in nessun modo. Quello che voglio non è altro che avere un’ultima possibilità con te, se tu me lo permetti. Un’ultima, che ti faccia capire che non vado da nessuna parte. Non stavolta.>>
Il sorriso che cercavo lo ritrovo in questo stesso momento.
<<Me lo devi>> mormora, allargando le labbra ancora di più e vederla sorridere in un modo diverso dal solito.
<<Tutto quello che vuoi, per te lo farò>> rispondo con serietà perché è ciò che ho intenzione di fare da questo momento in poi. <<Qualunque cosa>> perché glielo devo. Gli devo il fatto di avermi cambiato la vita dal primo momento che l'ho vista, facendomi sentire vivo e bene con me stesso.  Non so come, ma lei è stata la prima ad esserci riuscita.
<<Mi dispiace solo che ci hai messo così tanto. Aspettavo queste parole da un po’ e ora che le sento…>>
<<È lo stesso per me>> le bacio la fronte e la stringo a me. <<Mi sei mancata da morire.>>
<<Mi sei mancato anche tu, non immagini quanto.>>

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Spazio autrice:
Ecco per voi un'altro capitolo. Spero che vi piaccia.
💋💋💋

A presto!

Non eri nei miei pianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora