5. I colori di una nuova vita

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Dall'armadio di un nobile si possono capire tante cose: il suo grado sociale, le sue possibilità economiche, gli ambienti che frequenta.

In quello di una persona normale, come Nova, si potevano trovare al massimo sei o sette completi grigi da alternare durante la settimana.

In piedi davanti allo specchio dell'enorme stanza in cui si era svegliata, Nova osservava il vestito viola di chiffon che aveva recuperato dalla grande cabina armadio della camera.

Ricordò quando, da bambina, era solita sognare di passeggiare per le strade della città con un vestito molto simile a quello, fatto coi tessuti pregiati che la sua famiglia tesseva per i nobili.
Per lei, invece, c'erano sempre stati anonimi vestiti grigi dai tessuti ruvidi approvati dal governo.

Erano i sogni di una bambina, una trasmutazione semplificata dell'oppressiva società che già all'epoca le vietava di vivere come voleva, anche su una cosa sciocca come i vestiti.

All'inizio, molti anni prima, l'idea di vestirsi tutti nello stesso modo era stata accolta con piacere dalla popolazione; sembrava l'inizio di una nuova società in cui tutti erano uguali, diversa dalla precedente.
Poi, però, tutti coloro che erano abbastanza vicini al dittatore da non scatenarne l'ira, e anche lui stesso, avevano cominciato ad indossare sempre più colori, per poi giungere ad una loro classificazione precisa per grado.

Nessuno aveva avuto il coraggio di denunciare l'ingiustizia, era ormai chiaro che non si era più in democrazia.

Il vestito le scivolò addosso facilmente, il tessuto era morbido al tocco e fresco sulla pelle. Tolse l'abito bianco che ancora indossava e lo appese in un angolo della rifornitissima ed enorme cabina armadio.

La sera prima si era sdraiata vestita com'era, sfinita dal peso fisiologico ed emotivo della giornata, dopo essere stata condotta nella sua stanza da Raphael.

Ora le appariva tutto diverso.
Senza il velo di lacrime che le appannava gli occhi, la camera le sembrava molto più bella, grande e luminosa.
Tutto denunciava ricchezza: il letto morbidissimo, a baldacchino e rifatto con lenzuola di seta, i mobili di legno massiccio intagliati e perfino le tende intrecciate.
Il pavimento era rivestito da tappeti persiani, così si ritrovò a vagare per la stanza a piedi nudi.

Scoprì un'altra porticina e la varcò senza pensarci. Era il bagno più bello che avesse mai visto, interamente fatto di marmo e con una doccia gigante.

Presa da un desiderio irrefrenabile si spogliò e lasciò che l'acqua le scorresse addosso, lavando via tutta l'ansia di quei giorni. Da anni non faceva una doccia calda e ben presto si perse nei suoi pensieri sotto il getto bollente, districando i capelli e lavandosi coi bagnoschiuma profumati.

Quando uscì si sentiva rigenerata, così scelse un abito molto semplice, rosso, e asciugò i capelli. L'occhio le cadde nello specchio, dove rimase stupefatta davanti all'immagine che le si presentava.

L'abito le metteva in risalto le guance arrossate e i lunghissimi capelli le ricadevano sulle spalle.
Sembrava un'altra persona.
Adesso aveva una nuova identità, un nuovo status. Nessuno avrebbe più potuto urlarle per una ciocca fuori posto o un'abito troppo elaborato. Si chiese se questo avrebbe influenzato il suo modo di essere, ma no, non è l'involucro ciò che determina il contenuto di qualcosa, ma l'anima di essa stessa.

Qualcuno bussò alla porta.

La Dama di fumo e spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora