13. tenebre oscure, balli in blu e sguardi d'avorio

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Nova avanzava nell'oscurità da lei stessa creata.

Era il vuoto, il buio, l'oscuro, le tenebre più profonde eppure ancora più buie.
I suoni giungevano ovattati, nulla era visibile, tutti i sensi sedati dalla voragine che si stava creando nella materia.

E lei non riusciva a fermarle.

Continuavano a fuoriuscire dalle sue mani, a scivolarle come lacrime dagli occhi, ad avvolgerla e cullarla come una temibile coperta.

Piangeva, non ce la faceva a smettere, non ce la poteva fare.

Non ricordava nemmeno più perchè avesse cominciato, non ne conosceva la ragione e più si interrogava più le risposte le sfuggivano.

La verità, quella che aveva sempre temuto più di ogni altra cosa, era che lei era cattiva.

Le piaceva lasciar fluire il suo potere, la rasserenava, poneva fine alla sofferenza che da sempre provava, quella del doversi sempre trattenere, finchè il suo autocontrollo non fosse stato più sufficiente e le tenebre si fossero riversate fuori, come un'onda di morte.

Ecco cos'era successo, ora ricordava.

All'improvviso, sentì qualcosa, qualcuno.

Raphael.

La chiamava a gran voce, provava a raggiungerla.

Lei gridò, ma era già troppo tardi.
Le tenebre stavano già risucchiando la sua forza vitale, lo stavano uccidendo.

Vide la vita abbandonare il suo corpo, lasciarlo come un guscio vuoto, un tempo così pieno d'energia, ora freddo come le sere del nord.

Lei la sentiva, la forza vitale di Raphael, che fluiva via fino agli ultimi sgoccioli e passava da lui a lei, fortificandola, facendola sentire più forte, più potente, indistruttibile.

Pianse, urlò, implorò aiuto, ma nessuno venne a salvarla da sé stessa, a salvare Raphael da lei.

Le lacrime nere inzupparono le vesti del corpo di suo marito, altre tenebre si riversarono fuori da lei, finchè non venne inghiottita dalla sua stessa oscurità.

******
Nova si svegliò turbata, il viso rigato di lacrime, il presentimento che qualcosa stava per accadere.

Si alzò, rabbrivididendo al contatto col pavimento freddo dei suoi piedi nudi, poi spalancò le porte della cabina armadio, ma invece di cercare un abito andò direttamente al fondo di questa, dove aveva fatto posizionare una macchina da cucire.
Era molto più bella di quella che possedeva fino a poche settimane prima e aveva anche molte più stoffe da lavorare, oltre che la certezza di poter indossare abiti colorati e di non poter essere arrestata per ciò che stava facendo.

Cucire la rilassava, la aiutava in momenti come quelli, quando percepiva l'oscurità premere ai margini del suo campo visivo per venire a galla.

Raccolse il vestito di velluto blu che stava creando interamente con le proprie mani e si apprestò a riprendere il lavoro, tuttavia notò una piccola busta sulla scrivania.

Sapeva bene di cosa si trattasse prima ancora di aprirla, le era capitato più volte nelle ultime settimane di ritrovarsi inviti a balli e banchetti direttamente in camera, dove Raphael sapeva li avrebbe notati.

Di Gabriel, però, non c'era mai traccia.

Ormai Nova aveva superato il momento di crisi, ma la ferita pulsava ancora e pensarlo le fece affiorare qualche lacrima.

Posò l'invito al ballo di quella sera, sgranocchiando un po' dei cornetti ancora caldi che le domestiche le avevano lasciato in camera mentre ancora dormiva, conscia del fatto che se si fosse sbrigata avrebbe potuto indossare il vestito che lei stessa stava creando, ormai praticamente completato, già quella stessa sera.
Quando in tardo pomeriggio uscì dalla sua camera, il vestito appena terminato già indossato, cercò Raphael in giro per casa.

Controllò nel suo studio, poi in biblioteca e infine nel soggiorno e nella sala da pranzo, dove incontrò una delle domestiche, quella che sin dal suo primo giorno lì aveva trovato familiare.

<<Sa dov'è Raphael?>> chiese e la ragazza sussultò.

<< Il Signor Kroon è uscito stamattina, signora>>

<<Ha idea di quando tornerà?>> domandò sentendosi in colpa per non essersi accorta della sua assenza.

<<No, signora>>

Sconfortata, Nova osservò la domestica a disagio, cercando di ricordare dove l'avesse potuta vedere.
La risposta arrivò rapida e confusa, come un fulmine che squarcia un cielo sereno.

una bambina che piangeva, anni prima, quando anche lei era troppo giovane per comprendere appieno gli orrori di quella società, un giocattolo rotto e uno stomaco che brontolava...

<<Io...crede che potremmo già esserci conosciute, magari in tenera età?>> indagò prudente tuttavia, proprio mentre terminava la frase, si udì la porta d'ingresso cigolare e subito dopo Raphael apparì nella stanza, salutandola.

Nova lo accolse con un sorriso caloroso, poi si girò di nuovo verso la domestica, ma questa era sparita esattamente come al loro presunto primo incontro, ormai quasi un mese prima.

Come volava il tempo.

Piena di interrogativi, Nova si accomodò sul sedile posteriore di una delle loro macchine, mentre Raphael, col suo splendido completo blu scuro indossato appena prima di uscire, si sedeva accanto a lei chiedendo all'autista di partire, diretti al ballo.

*******

Dal giorno delle nozze Nova aveva partecipato a un'infinità di eventi, balli e banchetti diversi, così, se un tempo si sentiva a disagio ritrovandosi fra tutta quella ricca gente, ora invece si muoveva facilmente all'interno delle sale addobbate a festa, sgusciando fra un discorso e l'altro con estrema semplicità.

Il merito andava in parte a Raphael, che l'aveva iniziata a quel complesso mondo dove tutto aveva un particolare significato, ma in parte anche a lei, che si era adattata magnificamente.

Le prime volte era stato tutto molto complicato, nessuno si degnava di parlarle e talvolta ci stava anche male, quindi si era dovuta infiltrare lentamente, tessendo discorsi e conversazioni con tutti e con nessuno; andava molto fiera del suo lavoro.

Quella sera il ballo celebrava la repressione dei ribelli di qualche giorno prima.

Nova era disgustata da tutti i presenti, per lo più funzionari e soldati di alto rango del Regime, così le affacciarono alla mente tutti i dubbi su Rapahel che continuava a sopprimere.

La testa le diceva di non fidarsi di lui, di smetterla di considerarlo un amico, che era una persona orribile, però il cuore le suggeriva di stargli accanto, c'era qualcosa che glielo faceva apprezzare tanto, forse il tono gentile con cui si rivolgeva alla servitù o quello con cui inpartiva ordini ai soldati più giovani.

Il salone era addobbato con milioni di fiocchi di neve di tessuto bianco e cristalli e lei, nel suo regale blu, si ambientava bene fra le tovaglie candide e i riflessi del cristallo.

Raphael stava parlando con un tale Colonello Robins e lei aveva preferito tenersi in disparte, osservando gli altri invitati.

Le dame spettegolavano in un angolo, mentre gli uomini intrattenevano conversazioni dei più disparati argomenti e i pochi bambini chiaccheravano in modo innaturalmente tranquillo per la loro età, seduti sui morbidi divanetti a bordo sala.

L'unica nota stonata in quel quadretto candido era un ragazzo forse poco più grande di lei, con un completo avorio e un bastone da passeggio in tinta.

Senza nemmeno capire come Nova si ritrovò ad osservarlo, studiando i suoi movimenti, finchè questo non si girò nella sua direzione.

Un paio di occhi felini incrociò il suo sguardo di nuvole grigie, prossime alla tempesta.

La Dama di fumo e spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora